59. Chi parla?

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Se ne sta seduta su quel divano, avvolta in una coperta, ad osservare il vuoto. Se non fosse stata mia madre, avrei provato compassione per una persona ridotta in quello stato, sembra più morta che viva, con gli occhi spiritati e lo sguardo assente.

"Da quant'è che non mangi?" le chiedo guadagnandomi un'occhiataccia da parte di Evan che sta cercando invano di farle spiccicare parola, da quando il dottore è andato via dopo averla visitata.

"Non è ho idea" risponde in un flebile sussuro facendo infuriare Evan che in un gesto improvviso si avvicina a lei e la solleva per le spalle.

"Si può sapere dove cazzo hai nascosto tuo figlio?" le urla infaccia con rabbia e disprezzo. Il tono della sua voce è così brusco e furioso, che un pò mi spaventa. Non l'ho mai visto così fuori di testa, ma non mi lascio intimorire, mi avvicino a loro e appoggio entrambe le mani sulla sua schiena dura.

Sento i suoi muscolti contratti rilassarsi all'istante sotto le mie mani "perchè non vai a prepararle qualcosa da mangiare?" gli sussurro all'orecchio e il suono delle mie parole attirano la sua completa attenzione.

Mi rivolge uno sguardo incredulo mentre io gli rispondo con un sorriso rassicurante, accarezzandogli il viso "fidati di me" sussurro a qualche centimetro dal suo viso. Evan allenta la presa delle sue mani facendo ricadere Christine suo divano, come se fosse un oggetto di stoffa.

"Va bene" sospira baciandomi la fronte con dolcezza per poi allontanarsi dal salotto seguito da Greg.
Riporto il mio sguardo su mia madre che mi osserva impassibile "chissà forse a stomaco pieno ti ritornerà anche la voglia di parlare" le intimo seccata incrociando le braccia al petto.

"Io non so chi sia questo Aran" afferma in un flebile sussurro.
"Eppure hai una cicatrice bella grossa a ricordartelo" affermo dura. Il suono della sua voce scaccia via ogni tipo di ripensamento e di compassione, riportando alla mia mente quelle parole che mi hanno colpita come un pugno nello stomaco "maledico il giorno in cui sei nata".

"Non gli ho dato un nome, non ho avuto nemmeno il tempo di vedere come fosse, me l'hanno strappato via" sospira con la voce spezzata " una signora dai capelli grigi mi disse che senza di me sarebbe stato meglio, che nessun bambino si meritava di crescere con una madre tossica" aggiunse quelle parole con il dolore a macchiarle la voce.

"Non ho scelto io il suo nome, non l'ho allattato" aggiunge ancora facendomi accapponare la pelle per la rabbia.
"Abbiamo in comune più di quanto immaginassi io e mio fratello" affermo furente.
"C'è una piccola ma significativa differenza" afferma poi mutando completamente il tono della voce "lui è stato voluto, desiderato...tu no" aggiunge piegando gli occhi e il viso in un ghigno malefico così spaventoso che mi si blocca l'aria nei polmoni per un istante interminabile.

Il senso di nausea e disgusto che provo a condividere anche solo l'aria con questa persona, mi fa mancare la terra da sotto ai piedi.
"Perchè mi odi così tanto?" le chiedo impedendo alla mia voce di tremare, non merita le mie lacrime.

Lei mi osserva per poi alzarsi dal divano, si sfila via la coperta e si avvicina a me "sono ridotta in questo stato per colpa tua" aggiunge per poi spingermi con entrambe le mani "credi che me ne starò a guardare mentre tu fai la bella vita e io ho perso tutto a causa della tua stupida esistenza? Odio tuo padre con tutta me stessa, lui e i suoi genitori hanno voluto che io ti tenessi. Mi sarei dovuta sbarazzare di te, avrei dovuto farlo senza dire niente a nessuno" mi sputa in faccia quelle parole con tutta la rabbia che ha nel corpo tirandomi poi uno schiaffone.

"Che cazzo fai" urla Evan afferrandola per un braccio e nel tentativo di allontanarla da me la scaraventa per terra.
"Io non so dov'è quel bambino" risponde portandosi le mani sulla testa, come se avesse il timore che Evan possa colpirla da un momento all'altro "non mi interessa di lui, voglio solo tornare a casa mia" aggiunge ed Evan fa un cenno con la testa a Greg che annuendo si avvicina a Christine e dopo averla aiutata a rialzarsi la porta via con se.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora