51. Imprevisto

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<Dobbiamo parlare> quelle parole echeggiano nella mia mente aumentando quel dolore fastidioso alla bocca dello stomaco.

Il suo sguardo è diventato più cupo e osserva con attenzione ogni mio movimento nervoso. Il labbro mi trema per l'agitazione, quelle parole da sempre sono il presagio di cattive notizie.

Mi tornano alla mente le parole di mio padre e quel dobbiamo parlare maledetto che mi paralizzò l'anima ed il corpo per giorni interi.

Un senso di nausea mi pizzica la gola ed è così secca che anche solo il deglutire mi da fastidio.
<Che hai fatto?> la mia voce esce flebile, come un sussurro.

Evan sgrana gli occhi e mi osserva perplesso. Si alza dal letto ed inevitabilmente i miei occhi si posano sul suo corpo completamente nudo. L'addome contratto, il petto scolpito e la mascella serrata per la rabbia.

<Hai grande fiducia di me> sbotta con il sarcasmo nella voce, per poi voltarsi di spalle regalandomi la visuale del suo sedere perfetto, prima di coprirsi con la vestaglia da camera.

<Mi fido di te> sussurro ancora stringendo le lenzuola morbide del letto tra le dita <e solo che...> sospiro prendendo quanto più fiato possibile <non promettono nulla di buono, quelle due parole> aggiungo alzando di poco lo sguardo nella sua direzione.

Lo vedo sospirare e poi ammorbidire il suo sguardo, si allaccia la cintura della vestaglia e si risiede sul letto, afferrando la mia piccola mano con la sua.
<Non farei niente che possa ferirti> afferma guardandomi dritto negli occhi con le sue pozze azzurre, che sembrano così sincere.

<Non voglio che ci siano segreti tra di noi, per questo...> le sue parole muoiono nell'aria interrotte dallo squillare quasi all'unisono dei nostri cellulari.
Ci guardiamo negli occhi confusi e prendiamo dal comodino ognuno il proprio cellulare.

È Camila, di solito il sabato dorme fino al pomeriggio, dev'essere successo qualcosa di grave.
Faccio cenno ad Evan con la testa e lui annuisce rispondendo al suo di cellulare.

<Cami tutto ok?> le chiedo ma la mia domanda è sostituita da una raffica di parole sconnesse e veloci. Riesco a captare il nome di Evan e uno stronza ripetuto qua e la.
<Camila, calma. Non ho capito nulla> le dico nell'esatto momento in cui lo sguardo atterrito di Evan si scontra con il mio.

<Sei con lo stronzo?> chiede Camila facendomi aggrottare le sopracciglia. Perchè mai si rivolge ad Evan in questo modo, centra con quello che lui ha da dirmi? E perchè lui sembra sul punto di strapparsi i capelli.

<Si, che succede?> chiedo con la voce che trema per la paura, mentre osservo la figura di Evan farsi sempre più vicina.
<Non hai visto le pagine di gossip?> mi chiede e uno spillo rovente sembra bruciarmi la pelle, premendo al centro dello stomaco.
<Sai che non guardo quella roba> rispondo continuando ad avere gli occhi incollati su di lui, che si morde un labbro palesemente a disagio.
<Te li invio su whatsapp e ti aspetto a casa> conlcude categorica staccandomi in faccia la chiamata.

<Angela> la voce di Evan, in questo momento appare così fastidiosa alle mie orecchie. Apro il messaggio di Camila ed il cuore mi salta in gola, mentre lo spillo rovente mi lacera l'intero stomaco.

Passo lo sguardo dal telefono all'uomo che ho difronte, più e più volte, incredula che sia lui l'uomo che abbraccia un'altra e che fa colazione con lei alla caffetteria all'angolo.

Poi la mia attenzione è attirata dal trafiletto in alto "Il multimiliardario Evan Sanders, dev'essersi giá stufato della bella biondina" e il mio cuore si sgretola in mille pezzi.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora