52. Sangue del mio sangue

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È come se in questo preciso istante, stessi guardando attraverso uno specchio, fatto di carne e di ossa, come sarà il mio corpo tra dieci anni.

Osservo i suoi occhi, così identici per forma e colore ai miei, ma così spenti, così freddi, senza un'anima.
Rabbrividisco quando la sua bocca inizia a muoversi e la sua voce, a me fin ora sconosciuta, risuona nell'aria fredda e gelida del mattino, riempiendola con il suo fiato caldo, che forma delle nubi di calore.

"Ecco la mia bambina" afferma con una punta di sarcasmo e di velato disprezzo "abbiamo tante cose di cui parlare" aggiunge rivolgendo il suo sguardo ad Evan, che ha la mascella così contratta che sembra sul punto di rompersi e disintegrarsi in mille pezzi.

"Christine" l'ammonisce brusco e lei ride divertita. La sua risata mi fa accapponare la pelle e ribollire il sangue nelle vene. Semmai avessi pensato di conoscere mia madre un giorno, non avrei mai immaginato che il nostro incontro sarebbe avvenuto in questo modo, così...squallido.

"Aspettami dentro, Angela" afferma rilassando il suo sguardo e rivolgendomi un sorriso rassicurante.
Lo osservo senza sapere cosa fare, i miei piedi sembrano incollati al pavimento, i muscoli delle mie gambe sono come macigni e il dolore al centro del petto mi impedisce di spiaccicare una sola parola.

"Non puoi darle ordini, solo perchè ti infili tra le sue mutande" ribatte torva quella che dovrebbe essere mia madre "sono sua madre, è suo dovere ascoltarmi" aggiunge socchiudendo gli occhi in due fessure, minacciando con lo sguardo Evan.

Una risata isterica pone fine al loro litigio silenzioso e non mi accorgo di essere io quella a star ridendo fino a che Evan non rivolge la sua attenzione a me.

Mi armo di tutto il coraggio che mi serve, non lo faccio per me, ma è per la memoria di mio padre che io devo farmi forza e affrontare questa strega.

"Mio dovere ascoltarti?" le chiedo cercando di controllare la mia voce, che trema per la rabbia e per l'agitazione.
"Finchè sarò in vita, mi assicurerò che tu non abbia un solo centesimo dell'eredità di mio padre" affermo furiosa stringendo i pugni così forte che sento le ughia premere contro la carne dei palmi delle mie mani.

Socchiudo gli occhi e cammino verso l'ingresso dell'azienda, passandole accanto e colpendola volontariamente con la mia spalla.
"Non finisce qui, che tu lo voglia o meno, sei e sarai sempre sangue del mio sangue" urla alle mie spalle e al suono di quelle parole le lacrime che ho tentato di reprimere fino ad ora, iniziano a bagnarmi il viso, pizzicandomi le guance e riempiendomi il palato del loro retrogusto salato.

Mi rifiugio nell'ascensore, senza preoccuparmi del fatto che Evan mi abbia seguita o meno, premo il pulsante e una volta arrivata al mio piano, mi assicuro che non ci sia nessuno prima di correre nel mio ufficio e chiudermi la porta alle spalle.

Mi lascio cadere sul divano in pelle senza nemmeno essermi tolta il cappotto, mentre le lacrime continuano a bagnarmi il viso.

Che razza di donna è mai quella? Mi ha messo al mondo, mi ha abbandonata senza esitazioni ed ora ritorna solo per mettere le mani sul mio patrimonio.
Non sa chi sono, non sa cosa mi è successo nel corso degli anni, non conosce il mio colore preferito, non sa cosa mi piace. Non sa niente di me, conosce solo il mio conto in banca.

Si può essere più meschine e vili di così?

Mi asciugo le lacrime con le dita, osservando i polpastrelli macchiati di nero. Dev'essersi sciolto il mascara, avrò un aspetto orribile.

Sto per alzarmi e andare in bagno a sistemarmi, quando la porta del mio ufficio si apre e Evan mi viene incontro inginocchiandosi ai miei piedi.

"Ragazzina" sussurra con la sua voce bassa e roca "non piangere" aggiunge appoggiando le mani sulle mie ginocchia. A quel contatto il mio corpo sembra risvegliarsi ed il mio istinto mi spinge a gettargli le braccia al collo e a reclamare le sue labbra, per mettere a tacere ogni mia sofferenza.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora