22. Abbandono

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Mi sveglio nel cuore della notte, con l'ansia che mi corrode lo stomaco e mi stritola i muscoli.
Mi guardo intorno e non riconosco la mia stanza.
Niente mi appartiene in questo posto.
Mi metto a pancia in su stendendo le gambe e le braccia per cercare sollievo. Nonostante sia giugno inoltrato ho freddo, sto tremando.
Mi alzo controvoglia e cerco una coperta  tra le mie scatole.

Mi avvolgo dentro e il profumo prepotente di Evan mi avvolge, dandomi sollievo e tormento al tempo stesso.
Lacrime calde mi bagnano il viso, mi copro la bocca con la coperta per contenere i miei singhiozzi che non accennano a fermarsi.

Milioni di domande mi affollano la mente, una tra tutte, la più insistente, è se lui si sia accorto che sono andata via da casa sua.
Non ti ama Angela, mi ripete perfidamente la mia mente, ma non riesco a zittirla, non su Evan.

Lui è il centro dei miei pensieri.

Il ricordo di quello che eravamo è radicato nella mia mente e io non mi impegno nemmeno a mandarlo via.
Sono una masochista, una stupida sciocca a pensare che lui possa ricredersi e tornare da me.
Mi stendo sul letto e piango senza sosta immaginando le sue mani, quelle mani grandi che mi hanno accudita come nessuno aveva fatto mai in vita mia e che al tempo stesso mi hanno schiacciata, proprio come hanno fatto tutti, da sempre.

Credevo fosse diverso, invece lui è come tutti.
È come mia madre, che si è stufata di me ancor prima di conoscermi.
È come i miei nonni, che si sono lasciati andare senza combattere sapendo quanto io avessi bisogno di loro.
È come la vita, che mi ha portato via troppo presto una parte importante di me, mio padre.

Mi ha abbandonato proprio come tutti gli altri, come se non fossi nulla, come se non contassi nulla.
Nonostante tutto mi stringo ancora più forte in questa coperta che ha l'odore di Evan, immaginando di addormentarmi stretta tra le sue forti braccia.

Sono stupida, tremendamente stupida. Lo so.

"Buongiorno splendore" sussurra Camila al mio orecchio "ti ho comprato una colazione super buona" aggiunge stringendosi a me.
"Buongiorno" sospiro con la voce impastata per il sonno "non ho fame" borbotto stiracchiandomi.
"Ah si?" chiede lei " allora vorrà dire che li mangeró tutti io, quei buonissimi bagel dolci, con la panna e le fragole" aggiunge alzandosi dal letto.
Il mio stomaco digiuno da giorni, al suono di quelle dolci parole si risveglia.
"Aspetta, ci ho ripensato" ridacchio per poi alzarmi e seguirla in cucina.

"Che ti va di fare oggi?" chiede "Potremo andare in piscina" propone entusiasta.
"Preferisco starmene a letto tutto il giorno" sospiro ripensando ad Evan.
"Andiamo Angela, lo so che stai soffrendo" sospira e il ricordo di lei sofferente per il suo ex si fa spazio nella mia mente, se l'ha superata lei ci riusciró anch'io "ma non puoi rinunciare alla tua vita, hai studiato per mesi con il desiderio di goderti l'estate..E adesso ci godiamo l'estate" aggiunge alzando il tono di voce " e non è una richiesta, è un ordine" conclude alzandosi da tavola.
"Vai in camera e avvolgi il tuo meraviglioso culetto in un costume succinto" dice per poi scomparire nella sua stanza.
Sospiro e mi alzo dalla sedia.
Non mi resta che fare ció che mi chiede.

Qualche ora più tardi siamo al Fairmount Park, me ne sto stesa al sole sperando di rilassarmi, ma inevitabilmente i miei pensieri ritornano ad Evan e al nostro ultimo bagno in piscina.
Se avessi saputo che da li a poco tutto sarebbe sfumato via, come se fosse niente...ci avrei messo più impegno, avrei fatto tutto quello che era in mio potere per farlo innamorare di me.

"Angela" mi ammonisce Camila.
Sbuffo spazientita, ma infondo anche io facevo così con lei.
"Non sbuffare e andiamo a fare il bagno" aggiunge alzandosi e tirandomi su con lei.
Ci tuffiamo in acqua e iniziamo a schizzarci come due bambine "allora te ne starai nella zona bambini?" mi chiede divertita.
"No" le faccio la linguaccia e nuoto verso di lei, come mi ha insegnato Evan. Ma quando arrivo da Camila quel senso di sicurezza che avevo con lui, sembra essersi dissolto nel nulla, inizio ad agitarmi.

"Angi, sta calma e seguimi" dice prontamente Camila nuotando avanti a me, la seguo e appena arrivata al bordo mi aggrappo con tutte le forze,come se potessi affogare da un momento all'altro.
Il senso di vuoto che provo adesso è indescrivibile, se penso alla mia vita da qui in avanti mi viene l'ansia, non ho più certezze.

"Non ho nessuno" piagnucolo.
"Hai me, hai Greg, hai un contratto di stage con la Renton, hai i soldi della borsa di studio per condividere con me un fantastico appartamento e per proseguire i tuoi studi" dice guardandomi dritto in faccia "non hai l'amore che vorresti, ma d'amore non si muore e l'esempio lampante ce l'hai davanti ai tuoi occhi" aggiunge indicando se stessa "se vuoi sentirti dire la solita frase: che sei bella e il mondo è pieno di uomini, te la diró" ridacchia divertita.
"Nessuno sarà mai come Evan" sospiro affranta.
"Probabile che quel qualcuno sia un qualcosa di più, chi puó saperlo. O che Evan stronzo si accorga di amarti, non possiamo saperlo" dice alzando le spalle.
"Non lo perdonerei nel caso" ammetto e lei alza gli occhi al cielo.
"Si come no" dice uscendo dall'acqua.

Evan

"Complimenti Sanders" mi dice l'amministratore della PowerCompany, la società elettrica che ho appena acquisito "le sue idee e i suoi progetti saranno una ventata d'aria fresca per la nostra azienda" aggiunge stringendomi la mano.
Saluto tutti i presenti e corro a rintanarmi nel mio ufficio, mi allento la cravatta, quel nodo è stato come un cappio in gola per tutta la durata della riunione.

Non so nemmeno io chi mi ha aiutato ad esporre in maniera impeccabile tutti i progetti. Mi siedo sulla mia sedia e sbuffo, prendo il cellulare e lo sblocco osservando lo schermo, apro i messaggi e leggo di nuovo quella maledetta bozza.

Perchè sei andata via?

Lotto contro me stesso per evitare di inviarlo, spengo il telefono e lo chiudo in un cassetto, lo prenderó a fine giornata.

Accendo il computer e mi concentro sulla cosa per cui sono nato, la mia priorità nella vita, il mio lavoro.

Due settimane dopo

Sono in giro per negozi, devo trovare un abito bianco per l'evento di inizio estate della Sanders Enterprise, che si terrà il 15 luglio.
Sbuffo spazientito camminando per le strade di Downtown, sto per entrare nell'ennesimo negozio quando mi si ferma il respiro e il mio cuore inizia a battere all'impazzata, mi basta una folata di quel profumo, il suo profumo,per farmi voltare nella sua direzione.

Mi appoggio all'ingresso del negozio, lei è lì a pochi passi da me. È girata di spalle sta guardando una vetrina, è così bella anche vista da dietro, mi perdo ad ammirare le sue gambe scoperte e abbronzate, i suoi capelli biondi che il sole illumina rendendoli quasi dorati.
Vorrei andare da lei, stringerla tra le mie braccia e dirle che la mia vita non ha più un senso da quando se ne è andata, che la amo anch'io.
Vorrei prenderla di peso e portarla a casa e rinchiudermi dentro con lei per non lasciarla più andare via.

"Signor Sanders?" qualcuno mi richiama.
Mi volto ed è la commessa del negozio "Si sente bene?" mi chiede ed io annuisco senza proferire una parola.
Mi ricompogno ed entro in quel negozio, senza voltarmi più indietro.

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora