Epilogo

5.3K 195 62
                                    




All'ultimo anno di liceo, la consulente scolastica mi chiese come avrei immaginato la me del futuro. A diciassette anni la testa è piena di sogni ed il mio era quello di diventare la prima donna a capo di una grande azienda. La maggior parte delle mie coetanee aspirava a sfondare nel mondo della moda, a me invece piacevano le azioni, i numeri e i titoli. Ero cresciuta a pane e finanza, grazie a mio padre che ogni sabato mi portava con se alla borsa canadese prima di andare alle giostre.

Mi ripeteva sempre che avevo tutte le carte in regola per diventare chi volevo essere e che con lui al mio fianco tutto sarebbe stato più facile. Ma il destino, da beffardo quale è, non gli ha permesso di essere presente al giorno che aspettavamo con ansia: la mia laurea.

Un mese fa, mi sono laureata in economia con il massimo dei voti. Ho dedicato la tesi di laurea a mio padre e ho riempito la sua lapide di tutti i fiori che ho ricevuto in regalo dagli amici. Quel giorno il suo corpo non c'era, ma ho la certezza assoluta che la sua anima ed il suo spirito mi sono stati accanto per tutto il tempo.

Oggi, a venticinque anni, non sono diventata la donna che sognavo di essere, ma sono diventata una donna di cui certamente vado fiera. Nel corso degli ultimi anni, ho messo da parte i miei sogni e mi sono dedicata, anima e corpo, ai bisogni del mio fratellino.

Mi sto godendo la sua giovane età e sono stata presente, passo dopo passo, a tutte le sue prime esperienze di vita. Non mi sono mai imposta a lui nella veste di madre, ma come una sorella con il compito di improntarlo alla vita, che lui plasmerà a modo suo quando sarà più grande.

Ricordo con emozione il suo primo giorno all'asilo e i pianti che mi sono fatta una volta tornata a casa; il suo primo ginocchio sbucciato e le prime feste di compleanno a casa dei suoi nuovi amici. Quello che mi ha sorpreso più di tutti è stato vederlo interagire con gli altri in modo naturale. Ha abbandonato ogni tipo di paura ed è diventato un bambino brillante, generoso e un po' troppo viziato da Evan.

Mi avvicino allo specchio e osservo la mia figura riflessa nel vetro. Il vestito bianco fascia alla perfezione il mio corpo, evidenziando il piccolo rigonfiamento all'altezza del ventre. Lo accarezzo dolcemente con la mano su cui brilla l'anello di fidanzamento che a breve sarà accompagnato dalla fede nuziale. Qui dentro cresce e scalcia il frutto dell'amore che mi lega ad Evan , questa piccola creatura non è arrivata per caso, l'abbiamo desiderata e voluta fortemente.

Ricordo con gioia il giorno in cui abbiamo avuto la certezza, che si, ero incinta. Dopo un'infinità di test negativi e dopo averci provato giorno e notte, il che non mi è dispiaciuto, finalmente ce l'abbiamo fatta. Da cinque mesi porto dentro di me Karina, la nostra piccola, spero vivamente che prenda dal padre quegli occhi meravigliosi e il suo temperamento, che l'ha spinto a diventare l'uomo eccezionale che è oggi.

<Angela....sei un incanto> sospira Camila avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo. Ero così sovrappensiero che non l'ho sentita entrare.

<Mi sono ripromessa di non piangere...ma...> sospira tamponandosi le lacrime con i polpastrelli <ti voglio tanto bene> aggiunge stringendomi a se con forza.

<Cami...te ne voglio anch'io> sospiro liberandomi dalla sua stretta <sei la damigella più bella che esista...> sospiro ancora guardando con ammirazione il suo corpo perfetto avvolto in una nuvola di tulle azzurro.

<Ragazze santo cielo...è tardissimo!!> esclama Amelia entrando nella stanza, adibita a mio camerino personale, nel suo impeccabile tailleur nero.
< Sei pronta?> mi chiede puntando i suoi occhi lucidi nei miei.

Questa donna è stata per me la mamma che non ho mai avuto e la gioia che traspare dal suo sguardo mi fa tremare il cuore. Mai in vita mia mi sarei aspettata di ricevere sostegno e affetto da persone che non hanno un briciolo di parentela con me, avrebbero potuto fregarsene ed invece sono diventate la mia famiglia. Reprimo l'istinto di frignare come una bambina limitandomi ad annuire.

Usciamo dalla stanza tutte insieme e percorriamo il corridoio che porta alla rampa di scale che a breve percorreremo per uscire in giardino. Di comune accordo, io e il mio quasi sposo, abbiamo deciso di celebrare il matrimonio nella casa dei genitori di Evan.

Il cuore mi si blocca nel petto quando ad attendermi alla fine delle scale c'è il mio accompagnatore. Lo smoking gli sta d'incanto, sembra un vero ometto e sono sicura che quando crescerà farà tremare parecchi cuori.

Le lacrime, che ho trattenuto fin ad ora, si riversano copiose sul mio viso quando mi sorride e alza la sua manina in segno di saluto. Mi aggrappo al braccio di Camila con la poca forza che ho in corpo e scendo le scale imponendomi di non cadere.

<Angelina.... sei una vera principessa!!!> esclama stupito per poi porgermi la mano che io afferro senza pensarci due volte.
<Sei pronto piccolo?> domando tentando di tenere a bada i miei singhiozzi, mentre le lacrime continuano a bagnare il mio viso.
<Prontissimo> ridacchia felice iniziando a camminare saltellando.

Percorso il salotto, ci ritroviamo nell'immenso giardino addobbato a festa ed illuminato dal sole. Dei bellissimi fiori bianchi tracciano il percorso che conduce al piccolo altare, mentre un tappeto, anch'esso di colore bianco, separa il lato riservato ai parenti dello sposo da quello riservato ai parenti della sposa.

Mi volto verso Camila che mi guarda emozionata e con gli occhi arrossati dalle lacrime. Mi sistema il trucco colato con le sue dita e mi abbassa il velo sul viso senza emettere un solo fiato, in questo momento sono solo i nostri occhi a parlare per noi.

Mi sorride ancora per poi sorpassarmi e iniziare la sua camminata sul tappeto bianco al ritmo della marcia nuziale. Prendo un bel respiro e abbasso il mio sguardo in direzione del piccolo ometto, che non ha mai lasciato la mia mano.

<Andiamo?> domando più a me stessa che a lui. In tutta risposta inizia a camminare trascinandomi con se.

<Guarda c'è Evan!!!!> urla poi.

Il cuore mi si ferma nel petto nel momento in cui i miei occhi si posano sul meraviglioso uomo che mi aspetta, affiancato dai fratelli, accanto al celebrante. Il mio stomaco si stringe in una morsa dolorosa, ancora non mi capacito del fatto che lui abbia scelto me in questa vita.

Cammino lentamente con il cuore che pulsa nel petto ad una velocità sorprendente senza mai staccare gli occhi da lui. Lui che è la parte vivente del mio cuore, lui che si è intrufolato nella mia vita con una facilità disarmante, lui che mi ha resa la persona migliore del mondo, che mi ha amata e si è preso cura di me come mai nessuno ha fatto.

Più mi avvicino a lui e più cresce in me la consapevolezza che mio padre si è rivolto a lui perché sapeva che sarebbe stata la mia salvezza. E' come se lui percepisse, ancor prima di noi, l'affinità delle nostre anime.

Non smetterò mai di essere grata a mio padre, perché è solo grazie a lui che io oggi sto sposando la mia anima gemella.


SPAZIO AUTRICE:

Mi è sembrato giusto dare l'ultima parola alla protagonista di questa meravigliosa storia d'amore.

Non vi ringrazierò mai abbastanza <3

Vi ricordo che sto scrivendo una nuova storia che trovate disponibile sul mio profilo "AMORE VENDUTO" e vi invito a seguirmi su instagram per tutti gli aggiornamenti

_emmetrewattpad_ è il mio nome utente...

Prenditi cura di leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora