สี่สิบหก (S̄ī̀ s̄ib h̄k)

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Quando Lhong gli aveva chiesto di accompagnarlo in quel posto, James non aveva minimante idea di cosa fosse o peggio ancora di dove si trovasse. Controvoglia si era caricato in auto il più grande mettendosi al volante e, seguendo le sue indicazioni, era partito per una meta sconosciuta senza fare domande. 

Ora, che il ragazzo l'aveva fatto guidare per cinque chilometri oltre la periferia della città, non riusciva davvero a capacitarsi di dove lo stesse portando.

Possibile che Lhong stesse pensando a qualche ulteriore scherzo da giocargli?

James era attento, il navigatore indicava l'arrivo alla destinazione in meno di dieci minuti. Il Nong spostava lo sguardo dalla stradina deserta al giovane che, silenzioso e totalmente assente, gli stava seduto accanto con le braccia abbandonate lungo fianchi, il volto pallido e gli occhi chiusi.

Fra loro regnava il silenzio più assordante che entrambi avessero mai vissuto.

"Perché?" chiese James pacatamente cercando di mantenere la promessa fatta a Kanya, anche se la rabbia gli esplodeva in corpo provocandogli un tremore non indifferente nelle mani.

"Dimmi solo perché?" continuò in attesa di una risposta, di un suono, di una qualunque cosa potesse aiutarlo a capire.

"Perché sono una persona cattiva" sussurrò il più grande con un filo di voce.

James ascoltò quelle parole senza realmente concepirne il significato. A lui quelle scuse, il nascondersi dietro a quell'affermazione da parte del P' non poteva bastare.

"Pensi di cavartela con queste scemenze?" ringhiò a denti stretti stringendo di più le dita sul volante. "Io non sono Kanya, non mi bastano queste parole. Ho bisogno di capire perché?" continuò volgendo uno sguardo freddo al più grande.

Lhong rimase in silenzio, qualsiasi spiegazione il ragazzo si aspettasse da lui non sarebbe mai stata sufficiente inoltre, non era in grado di dare un senso alle sue azioni. Era così stanco. 

Tutto quello che desiderava era dormire il più a lungo possibile, senza ristoro e senza risveglio rinchiuso in un buco e lasciato li a marcire in balia dei suoi demoni pronti a divorarlo giorno dopo giorno per tutta la durata della sua miserabile vita.

Qualche istante dopo, il bip del navigatore mise fine a quella conversazione surreale.

James si guardò attorno.

Una grande struttura somigliante una villa europea di inizio secolo li accolse.

"Benvenuti a Salem" indicava una scritta nera dipinta da una mano tremante.

"Siamo arrivati" esclamò il ragazzo abbandonando il posto di guida e sbattendo la portiera con forza.
Lhong aprì gli occhi, conosceva quel posto o meglio ne aveva sentito parlare spesso.

Hans lo citava almeno una volta al giorno, mentre sua sorella invece si ostinava assiduamente a fingere che non esistesse.

Debole e silenzioso il giovane si addentrò nella struttura: alla fine aveva perso la su battaglia contro quel posto.

"Sawadee ka" li accolse con un saluto affabile un'arzilla signora sui cinquant'anni "Cosa possa fare per voi ragazzi?" chiese dolcemente passando lo sguardo dall'uno all'altro.
"Sawadee khrap" rispose il più grande con un filo di voce "Sono qui per richiedere un ricovero psichiatrico volontario."

James lo guardò stranito, non comprendendo le parole pronunciate dal ragazzo al suo fianco.

Che diavolo significava?

"Oh..." gli rispose con un sorriso comprensivo la donna " Va bene caro, non ti preoccupare. Noi siamo qui per aiutarti. Sai già come funziona? Devi essere maggiorenne altri..."

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