Alla fine, dopo un terribile viaggio in macchina con Jeab e Hans, una cena a base di silenzi inquisitori e il tentativo piuttosto patetico di sua sorella di sottolineare quanto fosse soddisfatta e positiva dopo la chiacchierata con P' Kim, a Lhong fu finalmente permesso rintanarsi nella sua stanza.
Il mal di testa era scoppiato e, nemmeno due analgesici presi come se fossero caramelle lo stavano aiutando su quel frangente.
Forse poteva osare con un terzo.
Meglio di no, gli bastava la follia, non voleva aggiungere anche la dipendenza alla lunga lista di attribuzioni che già possedeva.
Non aveva chiamato Kao, non era riuscito a farlo e, all'alba delle 21.30 non aveva trovato nemmeno la forza di rispondergli per declinare l'invito del giorno dopo.
Molto probabilmente, non vedendolo nemmeno a lezione, il giovane sarebbe arrivato da solo alla conclusione che quello stronzo di Lhong gli aveva dato buca così senza avvisare.
Tutto ciò che voleva fare in quel momento era dormire e non svegliarsi più. Ma, il pensiero della notte insonne che lo attendeva non faceva altro che accentuare il tic che sentiva nella testa.
Si buttò sul letto sfatto dalla mattina e, senza nemmeno spogliarsi, provò a chiudere gli occhi pregando Tar di dargli almeno il tempo di far cessare l'emicrania prima di riprendere a torturarlo e abusare di lui per tutta la notte.
Il sonno non tardò ad arrivare e con esso ovviamente l'incubo.
Angoscia, dolore, rabbia, frustrazione e odio erano racchiuse tutte dentro di lui e nel sogno terribile che stava vivendo. Mani che lo toccavano, lo stringevano, lo laceravano nel profondo.
Paura, grida, pianto e una risata, un sogghigno in sottofondo che rendevano il tutto ancora più terribile, ancora più reale.
Lhong spalancò gli occhi, madido di sudore con la testa pulsante e le mani chiuse a pugno. Il respiro accelerato sospeso fra sonno e veglia, non riusciva a muoversi, a parlare e respirare.
Era sveglio di questo era certo. Poteva vedere la sua stanza, le pareti azzurre, la scrivania e i libri appoggiativi sopra. Ma poteva vedere anche lui, quegli occhi rabbiosi pieni di rancore e dolore che lo osservavano piangendo.
Paralizzato immobile sul letto Lhong, impossibilitato a muovere anche solo un muscolo, sentì quel sussurro, quelle parole disperate che non voleva né udire né ricordare.
"Perché mi hai fatto questo?"
Il ragazzo credette di morire, con tutte le sue forze cercava disperatamente di cancellare dalla sua vista quel volto pieno di dolore.
Quel viso che mutava alternandosi fra il suo e quello di Tar.
Perché Tar gli aveva fatto tutto ciò?
Perché lui aveva fatto tutto ciò a Tar?
In quel momento voleva solo riuscire a muoversi per poter scappare da quella visione, da tutta quella sofferenza. Ma non poteva, non ci riusciva e più ci provava più il panico prendeva il sopravvento.
Questo era senza ombra di dubbio l'incubo peggiore che avesse mai vissuto fino a quel giorno.
Con lo sguardo vagante, l'unica parte di sé libera di muoversi, si concentrò su un qualsiasi punto della stanza in attesa che tutto terminasse.
Il pianoforte, il suo migliore amico, la sua anima. Posò lo sguardo su quello strumento che tanto amava e odiava allo stesso tempo. Si soffermò ad osservarlo intensamente, accarezzandolo con gli occhi e lasciandosi tranquillizzare dall'immagine dei tasti che, dentro la sua testa, prendevano vita e nei suoi timpani lo cullavano con una dolce melodia calma e pacata, che sovrastava le parole disperate di Tar.
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LHONG
Historia CortaFanfiction ispirata al personaggio di Lhong tratto dal lakorn Bl Thailandese TharnType The Series. Questo personaggio come Tharn/Type/Tar e Jeab non mi appartengono ma sono frutto della mente della scrittrice Thailandese Mame. Tutti gli altri protag...