สาม (sarm)

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KANYA quel raggio di sole che vai sempre cercando anche durante le giornate più buie.

Kanya la sua unica amica.

Lei era apparsa nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, allegra, spensierata e terribilmente rispettosa. Da quando era iniziato il semestre, su di lui, l'outsider, il mostro, il diverso, di voci ne erano girate tante. Era l'unico studente della sua facoltà, anzi probabilmente di tutta l'università ad aver ottenuto dei permessi speciali. Infatti, due volte alla settimana, poteva tranquillamente saltare le lezione con presenza obbligatoria senza bisogno di fornire giustificazioni.

Con quel trattamento da priviligiato le dicerie sul suo conto non si erano certo limitate moltiplicandosi a dismisura.

C'era chi lo dava per spacciato e gli aveva affibbiato una malattia terminale e relative cure sperimentali, chi lo credeva testimone di un crimine sotto copertura e chi ancora un detenuto in libertà vigilata. Insomma chiunque in facoltà e fuori aveva una propria teoria fantasiosa o meno su quello strano studente ripetente del primo anno che, pallido e con le occhiaie fino ai piedi, si trascinava per i corridoi fra una classe e l'altra senza dare confidenza a nessuno.

Almeno questo per il primo tre mes di lezione, poi il fulmine Kanya aveva squarciato il suo cielo grigio regalandogli uno spiraglio di luce.

Tutto era iniziato una mattina come tante, Lhong se ne stava stancamente appollaiato sul banco in fondo all'aula nell'angolo più vicino alla porta. Fingeva di ascoltare musica, anche se in realtà dopo quanto accaduto, gli risultava troppo doloroso farlo. Eppure l'aveva sempre amata, anche prima di Tharn. Però dopo di lui era come se quell'amore si fosse del tutto esaurito.

Gli sembrava di essere come in quel film Inglese, dove c'era il protagonista malato profondo amante della Nona sinfonia di Beethoven e che si ritrovava a non sopportare più tale componimento in seguito ad una cura sperimentale, cura che lo aveva guarito ma che gli aveva tolto il piacere dell'ascolto di una tale sinfonia.

Questo era ora il suo rapporto con la musica, e nonostante si sforzasse senza sosta di riportarla nella propria vita ad oggi non era ancora riuscito a farci pace.

"Che ascolti di bello?" Una voce solare lo distolse dai suoi pensieri e da quelle cuffiette mute, che facevano da deterrente fra lui e il mondo circostante. L'auricolare destro gli era stato sottratto di colpo per raggiungere l'orecchio di una ragazza dai capelli lunghi e gli occhi neri.

Non era neanche riuscito a rispondere, tutto era successo così in fretta che, non potette far altro che restare in attesa delle domande che indubbiamente sarebbero arrivate in relazione al suo strano comportamento. Invece la ragazza non gli chiese nulla, semplicemente, dopo essersi accorta che dall'auricolare non proveniva nessun suono, glielo restituì e, con un sorriso a trentadue denti, chiese: "Il posto accanto al tuo è libero? Posso sedermi?".

Lhong si trovò del tutto impreparato ad una tale richiesta, e, inebetito farfugliò "Si! Si è libero". "Perfetto! Allora posso sedermi?" Il suo sorriso era così contagioso che il ragazzo acconsentì senza pensarci troppo.

Dopo circa un'ora a lezione conclusa una sfilza di studenti si accalcava in direzione delle quattro porte laterali. Solo due ragazzi se ne stavano tranquillamente seduti al loro posto. La ragazza fu la prima a rompere il silenzio.

"Kanya" apostrofò congiungendo le mani nel gesto del wai.
"Lhong" rispose sconcertato il ragazzo restituendo la cortesia.

"Molto piacere di conoscerti, in realtà non sono di questa facoltà, però mi interessava seguire questa lezione per un progetto al quale voglio partecipare". continuò lei. 

Lhong si sentiva sempre più sconcertato. Che cosa voleva quella ragazza da lui? Perché si dimostrava così cordiale nei suoi confronti? Doveva per forza esserci sotto qualcosa, perché mai qualcuno avrebbe dovuto dimostrarsi interessato a lui, gli bastava vedere gli sguardi sfuggenti e incriminanti che lo accompagnavano durante i suoi spostamenti all'interno dei vari edifici.

Una parte di lui desiderava scappare da tutto, il suo primo pensiero fu quello di liquidarla con una scusa veloce e andarsene via il più lontano possibile da quella situazione, ma la sua voce e il suo sorriso amichevole magicamente lo fecero tentennare per restare legato a quel momento. E se  invece le avesse concesso una possibilità? Forse lei era davvero cordiale con lui senza un secondo fine?

La giovane incurante di ciò continuò a parlare, Lhong si perse gran parte del discorso, troppo preso dai suoi pensieri. Ad un tratto Kanya alzandosi lo prese per un braccio come se fosse la cosa più naturale del mondo e gli chiese:

"Tu non hai fame?"

E fu in quel momento Lhong prese la miglior decisione della sua vita. Con un sorriso appena accennato fece segno di si con la testa e la seguì verso la mensa della scuola, convincendosi che forse non era sbagliato provare ad essere una persona normale e che se si fosse impegnato con tutte le sue forze nessuno si sarebbe fatto male.

Ecco com'era iniziata la loro amicizia. 


Kanya era così intenta a scorrere le informazioni sulla competizione artistica indetta dalla sua facoltà che non si accorse dell'arrivo di Lhong fin quando il ragazzo le si parò davanti oscurandole il sole. Con una prima occhiata percepì subito che l'amico non doveva aver passato una bella nottata. Pallido e con il volto scavato sembrava uscito da uno di quei film giapponesi sui fantasmi.

"Ehilà!" esclamò con entusiasmo, dopo poco quasi quattro mesi che lo conosceva aveva capito che con lui fare domande non serviva, difficilmente avrebbe risposto o dato spiegazioni. La loro amicizia funzionava così: lei aspettava pazientemente sulla soglia e lui, di tanto in tanto, le permette di affacciarsi al suo mondo in modo da potergli regalare qualche spiraglio di arcobaleno. Ma quello non era uno di quei momenti. Quella mattina il ragazzo era più taciturno e assente del solito.

"Che ne pensi?" Provò a catturare la sua attenzione mostrandogli la locandina che qualche minuto prima aveva catturato totalmente la sua attenzione. " Secondo te dovrei iscrivermi?" Continuò cercando di suscitare in lui un qualche reazione.

"Iscriverti a cosa?" Una voce alle loro spalle li costrinse a voltarsi.

"Mbhe! Che sono quelle facce da funerale? P' senza che ti offendi, ma sembri proprio uno zombie". 

A parlare era stato un occhialuto ragazzone con i capelli neri sparati in aria, una montatura alla detective Conan, ma soprattutto lo smalto nero alle dita e la lingua più tagliente che ci fosse in tutta l'università. 

"Eccolo... Ci mancavi solo tu" si lamentò la ragazze alzando gli occhi al cielo e, mentre il giovane si faceva senza troppi complimenti spazio sedendosi fra loro continuò " Ma non avevi un test importante oggi?" "Certo!" rispose incurante il ragazzo stiracchiandosi e tirando fuori dallo zaino un pacchetto di Lays "Ho già fatto! Lo sai che statistica non ha segreti per me." concluse infine addentando una patatina.
Il ragazzo che si stava strafogando incurante della strana energia che aleggiava nell'aria era James. 

A vederlo lo si poteva tranquillamente scambiare per il frontman di una rock band americana di fine anni ottanta, per l'esame si era mantenuto sobrio, ma solitamente assieme allo smalto amava indossare anche un filo di eyeliner sugli occhi e nelle occasioni più mondane non era raro vederlo sfoggiare del rossetto rigorosamente neri. Figlio di un'attricetta americana di poco successo e di un facoltoso uomo d'affari Thailandese, amava osare, provocare ma soprattutto apparire. essendo cresciuto per la maggior parte della sua infanzia in America, i suoi modi erano particolarmente eccentrici per le classiche usanze thailandesi, ma lui non se ne faceva problemi.  Senza conoscerlo lo si sarebbe tranquillamente collocato nella facoltà di musica, di teatro o di arti visive invece,  era uno fra gli studenti più brillanti e promettenti della facoltà di Economia che Bangkok, anzi tutta la Thailandia, potesse vantare. 

"A proposito" esclamò il ragazzo masticando rumorosamente in direzione di Lhong "Mi sa che qui qualcuno ha fatto colpo".

Quest'ultimo sentendosi preso in causa alzò lo sguardo perso nel vuoto e lo puntò interrogativo sul Nong. "Cosa? Cosa?" Kanya intervenne catturando l'attenzione di entrambi.

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