5. Min Yoongi fa lo psicologo: sono piccoli problemi di cuore?

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Era così difficile capirlo?
Capire il proprio cuore,
I propri sentimenti.
Ancora prima che nascessero.
Come un fiore che aspetta di sbocciare.

"Hyung, non so che fare!" Yoongi era nella sala di musica A13 del conservatorio, ascoltava i problemi del più piccolo.
"Quindi questo ragazzo soffre di problemi al cuore, giusto?" Domandò lo hyung dai capelli color menta.
"Sì, ha un pacemaker, ma è già la seconda volta che sta male in pochi giorni e ho paura... di affezionarmi a lui e poi vederlo beh, lo puoi immaginare."
"Jimin, le persone con il pacemaker non muoiono a cazzo, anzi! L'aspettativa di vita è decisamente buona." Lo rassicurò il maggiore. "In più è giovane, quindi sicuramente più in forze di una persona anziana. Ed è normale che dispositivi del genere abbiano effetti collaterali qualche volta, lo ha detto anche il medico a quanto mi hai riferito."
Mise gli spartiti bene in ordine, seguendo Jimin fuori dal conservatorio.
"Spiegami perchè mi affeziono sempre in così poco tempo alle persone, hyung."
"È nel tuo carattere, ChimChim."
Yoongi lo accompagnò a prendere un gelato nel negozio di fronte alla scuola, sedendosi con lui sulla panchina del parco vicino al conservatorio.
"Ma io non ho mai chiesto di affezionarmi..."
"Lo so. Nessuno sceglie il proprio carattere, Chim. Ma dimmi, me lo fai vedere questo ragazzo?"
Jimin annuì, cercando il suo profilo Instagram.

"Disegna davvero bene, mi chiedo se alcuni dei suoi follower lo seguano anche solo per i disegni stupendi che fa

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"Disegna davvero bene, mi chiedo se alcuni dei suoi follower lo seguano anche solo per i disegni stupendi che fa... e poi non mi sembra un brutto ragazzo, Jimin-ah, potresti provarci con lui!"
Il biondo arrossì. "Ma che stai dicendo, hyung..."
Il maggiore annuì. "Proprio quello che intendo. Ti fermi da me per merenda?"
Entrarono dunque nell'appartamento di Yoongi. Taehyung aka il suo coinquilino non era in casa, ma dopotutto Jimin sapeva che l'alieno frequentava dei corsi di arte pomeridiani.
"Mi ricordo la prima volta che ti ho conosciuto, quando Tae si è trasferito qui." Sorrise Jimin, sedendosi su uno degli sgabelli della cucina.
"Già, eravate al primo anno di scuola. Ci ho messo un po' ad andare d'accordo con lui, ma alla fine tra ragazzi di Daegu ci si intende."
Yoongi mise in tavola del pane, della confettura e del cioccolato, per poi iniziare a mangiare.
"Tu hai già trovato qualcuno con cui dividere l'appartamento nuovo, Jimin?"
Yoongi aveva ragione, aveva comprato un nuovo appartamento da quando era successa quella cosa l'anno prima, ma ancora non aveva trovato un coinquilino, era troppo grande per una persona sola il suo, e di più piccoli non ne aveva trovati abbastanza vicini alla scuola, aveva due stanze da letto ma della seconda non se ne faceva niente.
"Non ancora, perchè?"
"C'è un ragazzo che sta cercando un posto dove stare, è arrivato al conservatorio ieri. Si chiama Namjoon, al momento alloggia in un hotel. Non ti preoccupare, è un tipo intelligente e sveglio, non beve, non fuma cose strane e non si droga."
Jimin annuì. "Beh, dagli il mio numero allora, non sarà così brutto avere un po' di compagnia."

"Allora... Jimin, giusto? Perdonami se sono arrivato in ritardo a vedere l'appartamento, ma non ho sentito la sveglia!"
Il ragazzo sorrise. "Sì, esatto. Benvenuto, hyung. È un piacere conoscerti."
"Mi chiamo Kim Namjoon, studio musica al conservatorio... Min Yoongi-hyung mi ha dato il tuo numero."
Jimin gli mostrò l'appartamento, e la stanza che sarebbe stata appunto del ragazzo dai capelli neri. Aveva già preparato il letto con il materasso, e la stanza era arredata in modo semplice con un armadio, una scrivania e una sedia. Poi gli fece vedere la cucina, la sala ed il bagno, ovvero i locali comuni.
"È stupendo... ovviamente pagherò metà delle spese per tutto, come da accordo, è un problema se mi trasferisco oggi? L'hotel dove alloggio è terrificante."
Jimin ridacchiò. "Nessun problema. Ti aspetto allora."

Namjoon era arrivato con due valigie e la custodia dove teneva il suo strumento, ovvero la chitarra.
Jimin gli diede una mano a sistemare l'armadio, e Namjoon si diede da fare per personalizzare un po' la camera.
Dopo aver fatto shopping, appese alcuni poster alle pareti, mise colori e cancelleria nella zona della scrivania, un bel tappeto davanti al letto e le tende alle finestre.
"Ora mi ricorda casa."
"È molto molto bella. Cuciniamo qualcosa?"
Apprese presto che far fare a Namjoon cose delicate era rischioso, era un pericolo pubblico, così si limitò a fargli cuocere il riso mentre lui preparava la carne, sperando non facesse esplodere la casa.
"È pronto... credo sia un po' scotto, ma ho fatto del mio meglio."
Il biondo scosse la testa. "Non fa nulla, sarà comunque buono. Buon appetito, hyung."
"Altrettanto."
Mentre mangiavano, il moro gli raccontò che i suoi genitori inizialmente si erano opposti al suo sogno, ma che poi avevano accettato vista la sua insistenza, e grazie ad un concorso aveva vinto una borsa di studio per il conservatorio, avrebbe coperto tre anni di corso.
Seguiva lezioni di chitarra, pianoforte e solfeggio, anche se preferiva la prima delle tre. Gli avevano proposto anche canto corale, ma aveva rifiutato a causa dell'estrema passione che aveva per il rap.
Jimin invece gli raccontò della squadra di nuoto e dell'amore che provava per quello sport.
"Posso fare una domanda un po' personale?" Chiese Namjoon, mentre sistemava gli avanzi in frigo.
"Dimmi." Jimin lavò i piatti, aveva paura che il maggiore li rompesse.
"Come mai sei un anno indietro a scuola? Hai iniziato dopo? Sono solo curioso, non fraintendere le mie intenzioni."
Jimin annuì. "Non ne parlo molto con le persone, ma tu mi sembri qualcuno a cui dare fiducia, Yoongi-hyung ha detto che sei un sacco intelligente quindi non dirai nulla a nessuno."
Il maggiore scosse la testa imbarazzato. "Non sono così intelligente... però so mantenere i segreti."
"Ecco vedi, l'estate dopo il terzo anno, fuori da casa mi aspettavano dei miei ex compagni delle medie che frequentano una scuola diversa, mi portavano in una zona appartata della città e mi bullizzavano, mi picchiavano e insultavano, una volta mi hanno buttato nel cassonetto dell'immondizia per divertimento. E... anche se sono stati presi e denunciati, ho passato il quarto anno a soffrire di attacchi di panico molto pesanti anche solo stando accanto a qualcuno, non riuscivo a respirare e piangevo spesso, anche in classe. Mi hanno detto di saltare l'anno e di fare incontri regolari con una psicologa. L'unica persona che è sempre riuscita a calmarmi è stato Taehyung, il mio migliore amico. È stato lui ad accorgersi di come stavo e difendermi il giorno in cui poi sono stati denunciati."
Namjoon sembrava senza parole, così si alzò da tavola e chiese a Jimin se poteva abbracciarlo oppure se aveva ancora terrore, in quel caso poteva aspettare tutto il tempo del mondo.
Il biondino annuì titubante: aveva ancora molta paura del contatto fisico, ci riusciva con gli unici due amici che aveva, e basta, ma ci avrebbe provato.
Tremava mentre il maggiore lo abbracciava, ma Namjoon continuava a ripetergli che non gli avrebbe fatto nulla, anche se alla fine Jimin dovette staccarsi, scusandosi.
Stranamente, l'altro lo capì, facendogli comprendere che non lo avrebbe giudicato.
"Un giorno ci riuscirai, mi dispiace davvero Jimin, spero che il passato non ti influenzi troppo. So come ci si sente quando i ricordi fanno molto male." Disse solo, preparando la cioccolata calda per entrambi.
E sperava, davvero sperava, sarebbe successo prima o poi.

𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora