Si chiedeva il senso di vivere
Il senso di sorridere
Se quando si viene al mondo
Come prima cosa bisogna piangere.
Si chiedeva quanto era giusto
Negare il suo dolore
Perchè alla fine il problema
Stava tutto nel suo cuore.Quella sera, Jungkook non aveva molta fame.
Stava studiando, sperava di riuscire a saltare la cena, dopotutto la tristezza non aiutava certo ad aumentare l'appetito.
Il minore era concentrato sui compiti di matematica, i numeri che di solito gli venivano tanto facili sembravano saltellare sul letto per dargli fastidio, ma mettendoci più tempo avrebbe forse fatto in tempo a non mangiare con una buona scusa.
Peccato che tutte le sue intenzioni vennero distrutte quando Jaein lo chiamò a tavola, senza sentire ragione alcuna e dicendo al ragazzo che poteva benissimo studiare dopo, in più sapeva che i compiti di matematica erano per la settimana successiva (per sfortuna glielo aveva comunicato!) quindi non ebbe scampo se non dirigersi in cucina.
"Come mai non mangi? Non ti piace? Di solito il kimchi con riso lo mangi sempre..." suo padre sembrava dispiaciuto, erano a tavola da dieci minuti e aveva mangiato solamente una cucchiaiata di riso parecchio sforzato, perso nei suoi pensieri tristi.
"Io..." Jungkook abbassò gli occhi. "morirò."Il signor Jeon si alzò da tavola, avvicinandosi al figlio. "Che stai dicendo, tesoro?"
"Sì, morirò. E non darò alcun disturbo a nessuno, i miei amici vivranno felici e tu potrai tornare alla vita normale che avevi." Spiegò, dando voce finalmente al dolore che sentiva da tutto il giorno, si sentiva responsabile della vita che stava conducendo suo padre e del fatto che sua madre lo avesse lasciato anche per colpa dei suoi problemi al cuore.
La sua infermiera intervenne. "Jungkook, nessuno ha una vita esattamente normale. Tu però ora cerca di mangiare, i tuoi amici vorrebbero questo, e anche tuo padre lo desidera."
Il castano scosse la testa.
"Jungkook, mangia, non puoi stare senza un pasto o rischi di far del male al tuo corpo, penso tu questo riesca a capirlo." Lo ammonì suo padre
"Se mangio ora mi viene da vomitare cazzo, mi si è chiuso lo stomaco..." ed era vero, quel momento di dolore gli aveva fatto passare la fame, forse sarebbe riuscito a mangiare più tardi, ma non in quel momento, anche se adorava il cibo, ma il suo stomaco si era chiuso e non sembrava d'accordo.
"Provaci, almeno, solo un pochino." Lo invitò l'uomo, con tono calmo e dolce. Non era mai cattivo con lui, ma forse non aveva capito che quella non era un'esagerazione ma la pura verità.
Dopo aver messo in bocca pochissimo riso e ancor meno di kimchi, corse in bagno e rigettò tutto.
Jaein era accanto a lui, preoccupata. "Tesoro, va tutto bene... ora cerca di alzarti. Ci riesci a lavarti i denti? Ti tengo io su, Jungkook."
Arrivato sul letto, il giovane era scoppiato a piangere. "I-io non volevo t-tutto questo, io..."Suo padre li raggiunse. "È colpa mia, avrei dovuto accettare il tuo dolore, Jungkook e capirti. Da quando va avanti questa cosa? Con i problemi legati al cibo non si scherza piccolo."
Il castano scosse la testa. "Non è mai successo prima, appa, è che stasera seriamente mi si è chiuso lo stomaco. Mi sento così triste, è come se il mondo avesse perso i suoi colori."
Il signor Jeon si sedette accanto a lui, accarezzandogli delicatamente i capelli. "Piccolo mio, mi fa davvero male vederti così... se ne hai bisogno, posso sempre portarti da uno psicologo, magari ti farà stare meglio, non sono abbastanza bravo per farlo io, e sono sicuro possa aiutarti meglio di come fa il tuo papà." Propose, con un sorriso dolce ma triste.
Il castano non voleva, si sarebbe sentito davvero un idiota ad andarci.
"No... e poi sei un bravo papà, fai di tutto per me, non devi sottovalutarti."
"Vuoi dormire?"
Lui annuì, grato per quella proposta.
"Buonanotte, tesoro." Suo padre gli lasciò un bacio sulla fronte, uscendo dalla camera e lasciandolo solo con Jaein."Jaein, come fai a sopportarmi?" Domandò, mentre lei prendeva l'apparecchio per misurare la pressione.
"Non dire così Jungkook, mi fa piacere lavorare per te. Tuo padre è molto gentile, mi permette di vivere qui... e tu sei un ragazzo d'oro, non hai mai mollato nella tua battaglia tesoro, e non puoi lasciare andare i tuoi sforzi proprio ora."
"Sicura?" Domandò, incerto di quelle parole così gentili.
"Certo, mostriciattolo. Ora zitto, ti provo la pressione." Lo ammonì, ridacchiando.
Poco dopo, la donna registrò i valori sul suo quaderno, che teneva sempre nel primo cassetto del comodino accanto al letto di Jungkook.
"La minima è un po' bassa, ma di poco e non c'è da preoccuparsi." Lo avvisò.
Lasciò che andasse a mettere il pigiama e collegò l'apparecchio che monitorava i battiti cardiaci.
"Dormi bene Kookie, buonanotte."
Il castano la fermò. "Aspetta, ti prego."
La sua infermiera tornò immediatamente indietro. "Dimmi."
"Ti voglio bene, Jaein."
Lei sorrise dolcemente. "Anche io, tesoro."Il mattino dopo, stava meglio emotivamente e riuscì a fare colazione più o meno, con un paio di biscotti.
"Oggi è domenica, mostriciattolo, cosa vuoi fare?" Domandò la sua infermiera, chiamandolo con il soprannome a cui si era affezionato fin da piccolo. Suo padre era al lavoro per uno straordinario e lei aveva avuto la gentilezza di stare in casa con lui anzichè prendersi la domenica mattina libera come da contratto, aveva i suoi momenti di ferie come tutti, anche alcune mattine in cui il ragazzo non era in casa per via della scuola e non sentiva il bisogno o la voglia di studiare, a meno che il signor Jeon non le chiedesse una mano con qualche studio di carattere medico.
"N-non lo so... magari dipingo un po'."
"Ottima idea, allora nel frattempo studio per i miei esami all'università, se hai bisogno suona il campanello rosso accanto al letto, okay?"
"Va bene..."
Mentre intingeva il pennello nel colore, si chiese che colori avesse esattamente la sua vita.
Per colpa dei suoi problemi e della sua malattia si sentiva differente dal resto del mondo, si sentiva sbagliato e danneggiato, senza talento e con un futuro che non riusciva a vedere. L'unica, vivida immagine in quel momento era il suo cuore, che lentamente stava cadendo a pezzi come un puzzle che perde le tessere pian piano, fino a distruggersi e non avere più un senso definito, un po' come la sua vita. 《Si viene al mondo piangendo》 pensò. Perchè doveva soffrire anche nella vita di tutti i giorni?
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𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤
Fanfiction[Conclusa] 𝐉𝐢𝐦𝐢𝐧, 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐉𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤, 𝐢𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐢𝐧𝐚 𝐧𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐢 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐞...