25.Ragazzi color pomodoro

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Quando parliamo io e te
Sento il cuore che esplode
E quando sorridi così
Mi sembra quasi di volare.
Sto bene con te
Perchè cancello ogni male
Resta dove sei,
Ti prego non scappare.

Jimin era nervoso, quel mattino.
Ovviamente Taehyung sapeva della videochiamata, e non la smetteva di prenderlo un po' in giro per farlo diventare color pomodoro.
"Smettila, Tae!"
"E dai, non è ancora arrivato, prometto che quando Jungkook si palesa qui fingerò di ricevere una chiamata da Jinnie."
E così fu.
Rimase solo lui, assieme al più giovane.
"Buongiorno, K-Kookie."
Il castano salutò timidamente, a sua volta. "Hey, hyung. Come... come stai?"
Non era mai stato presente tanto imbarazzo tra i due, ma era capibile.
"Bene, grazie. E tu?" Jimin gli si avvicinò. "Mi sono spaventato quando ti sei sentito male, non avevo idea di come aiutarti."
Jungkook si scusò più volte, chiedendo al maggiore se potevano continuare il loro discorso privatamente sul tetto.
Jimin allora avvisò Taehyung e lo hyung Hoseok, in modo da poter essere solo con il castano.

Dopo le prime lezioni della giornata, si trovarono nel loro tetto v.i.p. assieme alle rispettive merende.
Tirava vento, ma non troppo da rendere impossibile stare seduti a prendere il poco sole di un ottobre ormai iniziato.
"Allora, uhm, Kookie." Jimin si morse il labbro inferiore, sospirando. "Volevo parlarti di quello che ci siamo detti in videochiamata."
Il castano lo osservava, curioso. Aspettava una sua risposta, in quanto era stato il maggiore a iniziare tutta la faccenda.
"Vedi, ho iniziato da tempo a vederti in maniera diversa da quella in cui si vede un amico. Tu... ti trovo interessante, sei carino." Divenne rosso, ne era consapevole visto che sentiva le guance andare in fiamme. "Cioè, anche molto di più che carino, è così imbarazzante."
Era ora di sotterrarsi per la vergogna!
"Hyung." La mano sicura di Jungkook strinse la sua, mentre lo costringeva ad alzare lo sguardo. "Anche io sento questo e soprattutto penso questo di te. In più, sei spesso nei miei pensieri." Il castano era arrossito a sua volta, ma cercava di farsi forza.
Jimin era consapevole che la cosa stesse degenerando in una situazione imbarazzante, così si avvicinò al più piccolo e lo abbracciò.
Jungkook si rilassò in quella stretta, non sembrava volerlo lasciare andare.
"Mi piaci, hyung."
"Anche tu, piccolo Kookie. Hey... hey, stai piangendo?"
"S-sono solo tanto felice."
Quel giorno, sul tetto, qualcosa era finalmente cambiato.
Gli ingranaggi del loro piccolo mondo avevano iniziato a girare dalla parte giusta, ed entrambi lo sapevano.
"Ora però sta tranquillo, è quasi finito l'intervallo e dobbiamo tornare in classe. Pronto?"
Jungkook gli prese la mano e si alzò. "Pronto."

"NON CI CREDO!" Namjoon era al settimo cielo.
"Te lo assicuro..."
"Credimi, lo avevamo capito tutti. Anche i muri, probabilmente." Il maggiore sembrava pronto a lanciare fuochi d'artificio.
Jimin portò a tavola il loro pranzo: nessuno dei due aveva voglia di cucinare, così avevano deciso di ordinare delle poke a domicilio e di mangiarle assieme a del thè alla pesca ed una bottiglia di birra.
Sì, un mix strano, ma a loro piaceva.
"Come ti vuoi vestire? Lo sai già?"
Domandò il maggiore, infilzando un pezzo di salmone.
"Onestamente? No, perchè so che qualunque cosa metterò mi farà sentire un cesso a pedali, hyung."
"Peccato che tu non lo sia, affatto. E bada bene che non lo sto dicendo perchè mi piaci o altro, ma è un dato oggettivo. Guarda tutte le persone che ti sbavano dietro, Jimin... come puoi dire di sentirti un cesso a pedali? Sei abituato a stare in costume e non ti vuoi vestire?"
Jimin scoppiò a ridere, e dall'espressione del musicista capì che l'intenzione era quella di rilassare la tensione.
Per la verità, non si era nemmeno reso conto della tensione nel suo corpo, ma Namjoon-hyung ci aveva fatto caso.
"Se hai finito, mettiamo via le confezioni e le bacchette, voglio aiutarti a scegliere un outfit carino."

Spiegò a Namjoon che aveva detto a Jungkook di vestirsi easy, ma il più grande gli aveva confidato che conoscendo il castano, era certo che si sarebbe messo qualcosa di un po' particolare.
"Mai che ascolti, eh?"
"Jungkook e ascoltare nella stessa frase non funzionano, fidati. Ora fammi vedere cosa sta in quell'armadio, ti renderò assolutamente bellissimo con l'approvazione di Yoongi-hyung e del mio fidatissimo Jackson."
Gli fece provare vari vestiti, mandando le foto ai due ragazzi prima nominati e facendogli fare delle passerelle in stile sfilata di moda.
Dovette ammetterlo: non se lo aspettava, ma Namjoon-hyung aveva gusto nel vestire più di quanto potesse immaginare.
"Questo!" Dissero, assieme, scoppiando a ridere per la sincronia, ed ottenendo l'approvazione degli altri due.

Outfit

Era felice, perchè si sentiva bene con sè stesso e con i suoi abiti

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Era felice, perchè si sentiva bene con sè stesso e con i suoi abiti.
"Perfetto, ora puoi cambiarti e tornare ai tuoi vestiti soliti. Mi raccomando, tieni questi pronti per sabato. Io ora vado in conservatorio, ci vediamo più tardi!"
Namjoon uscì dall'appartamento, lasciandolo solo.
Jimin ripose con cura tutto ciò che aveva provato nell'armadio, e andò a fare i compiti di matematica e di inglese che erano stati assegnati dagli insegnanti.
Giovedì, inoltre, avrebbe avuto l'interrogazione programmata di letteratura, e doveva ripassare i propri schemi.
In seguito agli episodi di attacchi di panico avuti precedentemente durante il suo percorso scolastico, i professori gli avevano consentito di programmare le proprie interrogazioni per poter stare più tranquillo, e sembrava funzionare bene. Il ragazzo sapeva sempre quando e come doveva essere sentito, evitando ulteriori ansie.

Quel giorno, finiti i compiti, avrebbe avuto una videochiamata con la psicologa: la donna offriva un servizio online da quando si era trasferita, ed era molto comodo e conveniente. Riusciva a sfogarsi comunque con lei, e non avrebbe cambiato psicologa nemmeno sotto tortura. Era stata la prima a credere alle sue parole quando aveva raccontato le aggressioni subite, e non avrebbe scordato la sua fiducia.
In quel momento, però, doveva affrontare quelle stupidissime equazioni di svariato grado e uscirne vivo.
Chi era quel pazzo che aveva inventato la matematica? Se proprio gli serviva un passatempo, poteva darsi alle carte, al collezionismo o al gioco d'azzardo.
Jimin non faceva schifo in quella materia anzi, gli usciva abbastanza bene, però sopportava mal volentieri l'enorme carico di compiti che veniva assegnato.
Si rassegnò, con un sospiro: la vita degli studenti faceva davvero pietà.

𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora