23.Spaghetti di soia e un po' di vergogna

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Sarà sbagliato?
Sarà giusto?
Solo il cuore può dirlo
Arrivato a questo punto
Nel frattempo,
Prenditi cura di lui

Jimin era arrivato a casa di Jungkook, e dopo aver aperto il cancello con il telecomando che aveva il più piccolo, aveva parcheggiato e lo aveva portato in braccio fino alla porta.
"Jaein, sono Jimin."
Gli sembrò di tornare alla prima volta in cui lo aveva aiutato, quando Jungkook era collassato per strada a pochi passi da casa.
"Cosa è successo?" Chiese l'infermiera, ovviamente preoccupata. Più che un'infermiera, sembrava quasi una mamma per il castano.
"Non lo so... l'ho preso in braccio prima che svenisse, mi sembrava così pallido. Jaein, ho tanta paura." Confessò, mentre la donna portava il ragazzo sul letto.
"Il battito mi sembra a posto..."
"Ha la febbre sicuro, non interferirà con il pacemaker vero?!"
La donna lo tranquilizzò. "Jimin, una banale febbre può capitare a tutti. Non ti devi preoccupare, le difese immunitarie di Jungkook a volte si abbassano in maniera repentina ed è soggetto ad ammalarsi, ma starà bene. Gli farò fare delle analisi del sangue per tranquillità, il suo cuore è debole e non deve essere sottoposto ad agenti virali troppo pericolosi ed ha bisogno di globuli bianchi a sufficienza."
Il biondo prese la mano dell'amico. "Posso restare con lui fino a quando non si sveglia?"
Jaein annuì. "Prenditi cura di Jungkook. Jimin, tu per lui ormai sei un punto di riferimento, una persona molto importante, più di un semplice amico. Non farlo cadere a pezzi..."
Sul momento, non capì quelle parole, ma vedendo il viso addormentato e in pace con sè stesso del castano si ripromise di fargli solo del bene.
"Mi dispiace tanto, Kookie." Sussurrò, quando vennero lasciati soli. "Ti tratto sempre in maniera sbagliata, so che faccio errori ma ti giuro che cerco di fare del mio meglio."
Tenere la sua mano nelle sue lo fece sentire come una protezione per Jungkook, qualcuno che non avrebbe mai lasciato per non cadere nell'oblio.
Il suo amico era una persona apparentemente forte, ma conoscendolo aveva compreso le sue fragilità e le aveva prese con sè per renderle più resistenti e accoglierle.

Però...
Però era davvero bello.
Il suo corpo non aveva un difetto, nemmeno uno, la sua pelle era liscia come quella dei bambini. I grandi occhi da cerbiatto erano chiusi, contornati dal viso di un bambino cresciuto troppo in fretta per diventare un uomo prima del tempo a causa dei problemi.
"Jimin?" La voce dolce ma flebile del castano si fece sentire, mentre apriva gli occhi.
"Ciao, Kookie. Come ti senti?"
"Hyung, perdonami. Ti faccio preoccupare sempre, aish."
Il biondo ridacchiò. "Tranquillo, è okay. Penso di poter sostituire Jaein part-time, sai?"
"Lo credo bene... comunque mi sento solo debole, ho freddo. Potresti prendere un'altra coperta, per favore?"
Jimin capì che la temperatura stava salendo, così gli diede la medicina che Jaein aveva lasciato lì. Poi, lo coprì come richiesto con una bella coperta rosa pastello a stampa di coniglietti.
"Ecco qui, Jungkook. Credo che dovresti riposare ora."
"Grazie hyung... puoi darmi una mano?  Scusami se ti chiedo tante cose, ma vorrei bere, solo che mi sono seduto e ora gira tutto."
Jimin lo rassicurò. "Hey, sei malato ed è giusto che io mi occupi di te, chiedimi ciò che ti serve senza problemi. Ecco, bevi." Lo aiutò a bere un po' d'acqua e sdraiarsi nuovamente.
"Chiudi gli occhi, Kookie, ti prometto che il mondo smetterà di girare."
Jimin gli accarezzò la guancia, rendendosi conto che Jungkook era diventato rosso come un peperone.
"Ti vergogni di queste attenzioni, Kookie?"
Il castano annuì, nascondendosi sotto la coperta.
"Dai, Jungkookie, è normale. Se non stai bene, mi devo occupare di te. Ora su, cerca di dormire da bravo."
"Stai qui con me? Per favore, Jimin-hyung?"
"Certo."

Più passava del tempo in sua compagnia, più Jimin non riusciva a smettere di pensare che fosse un gran bel ragazzo. Aveva un buon carattere, un bel fisico, era gentile e sempre premuroso nonostante fosse lui quello bisognoso di più attenzioni.
È sbagliato, si ripeteva.
Ma allora perchè arrossiva per nulla? Per quale motivo quella volta si era eccitato pensandolo nudo?
Jungkook lo stava mandando fuori di testa, e a vederlo così piccolo su quel letto gli faceva quasi strano pensare che fosse lo stesso ragazzo dannatamente attraente in abiti da palestra.
Che fossero... sentimenti nei suoi confronti?
No no no, sto impazzendo, non è possibile.

Tornato a casa per ora di cena-alla fine aveva dimenticato di mangiare per star dietro al castano- si ritrovò a piangere sul divano. Era crollato, senza poterci fare nulla.
"Jimin." Namjoon, che era appena tornato da un'uscita con Jackson, gli si avvicinò. "Vuoi sfogarti?"
Il più piccolo cercò solo un abbraccio, che il ragazzo gli diede immediatamente, ora si fidava di lui e non gli causava più attacchi di panico. "Piangi il tempo che desideri, non vado da nessuna parte." Lo rassicurò.
Si sfogò con lui, scusandosi più volte per avergli bagnato la felpa con le sue lacrime.
"Sta tranquillo, Jimin-ah, dovevo comunque toglierla, non è un problema. Vuoi raccontarmi cosa è successo?"
Davanti ad un piatto di spaghetti di soia con uova e verdure, il minore raccontò dei suoi sentimenti nei confronti di Jungkook.
"Secondo me, dovreste parlarne. Non credo che a lui dispiacerebbe, ho visto come ti guarda. È cotto marcio, come puoi non vederlo?"
Jimin era sorpreso. "Davvero?"
"Quando siamo stati alla gara di nuoto, gli brillavano gli occhi quando ti guardava. Nonostante ci fossero anche i tuoi compagni e Tae, la sua fotocamera era quasi sempre puntata su di te, era la persona più felice del mondo e sembrava piacergli la figura di te quasi nudo. E poi, quando parla di te è così felice. In più mi hai detto che ti ha chiesto un bacio. Perchè non uscite e ne parlate?"
Jimin arrossì. "M-mi vergognerei, a domandarglielo. E poi, ora non sta bene, ha la febbre."
"Oh... non ne avevo idea, più tardi gli scriverò per chiedergli come sta. Però sai, conosco Jungkook da anni ed è un libro aperto alle volte, quindi appena starà meglio dovete uscire assolutamente!"
Jimin annuì, mettendo via i piatti e le stoviglie-far toccare le stoviglie a Namjoon era pericoloso, quindi si limitava a fargli portare via i tovaglioli sporchi o pulire la tovaglia-e pensando a quelle parole.
Se c'era una cosa che apprezzava molto del suo coinquilino era la saggezza, la maniera in cui misurava le parole per dire sempre ciò che era più giusto nel momento opportuno.
Ringraziò mentalmente Yoongi per aver consigliato a quel ragazzo di contattarlo per l'appartamento, e prese un respiro profondo: appena possibile, avrebbe chiamato Jungkook per chiedergli di uscire.
Prima di allora, solo una persona era uscita con lui, e non era andata bene.

Ora invece doveva riprovare, e fare in modo che la ruota del destino girasse a suo favore.
Quando lo avrebbe fatto? Ovviamente, dopo aver finito la sua brioche al cioccolato, poco ma sicuro.

𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora