7.Il divano di TaeTae è un posto magico

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Ogni volta che succedeva
Sembrava la prima volta.
Ogni risveglio dopo il panico
Diventava un giorno funesto
Ma avete accanto a lui qualcuno
Che lo aveva sempre aiutato
Rendeva quell'attimo quasi normale.

Jimin si svegliò confuso, che diavolo ci faceva... sul divano di Taehyung?
Di solito, quando si trovava lì significava che era successo qualcosa di brutto, perché il minore era abituato a portarlo lì dopo i suoi attacchi di panico.
"Hey, Chim." Proprio Taehyung si avvicinò a lui. "Come ti senti?"
Il maggiore sentiva un po' la testa leggera come quando si sta per svenire.
"Non ti preoccupare, passerà." Lo rassicurò Taehyung. "Sai che è colpa dei tuoi medicinali."
Il biondo annuì. "È... successo ancora vero?"
L'amico rispose affermativamente. "Ma devi stare tranquillo ora, okay? Ricordi qualcosa?"
"Una persona, che mi toccava il viso facendomi male. E poi nulla, solo tu che mi chiamavi."
Quando vide Jungkook davanti a lui, un flashback ritornò alla sua mente. "Perchè...?"
"Scusami, hyung. È stato un gesto impulsivo, non volevo davvero farlo. E non avrei nemmeno dovuto causare quell'attacco di panico."
Il biondino scosse la testa, tenendola con una mano visto quanto provato poco prima. "Tranquillo, ci sono abituato. Lo scorso anno era peggio, ne avevo quasi ogni giorno, ma ora sono migliorato un po'. Per questo ho perso un anno, i professori hanno voluto che io seguissi degli incontri con alcuni psicologi anzichè star male ogni giorno in classe."
In quel momento, la porta si aprì.
"Che succede qui?"
"Oh, hyung." Taehyung salutò il ragazzo con cui condivideva l'appartamento.
"Jimin! Che è successo? Non ti senti bene?"
Il blu parlò per lui. "Sai che ogni tanto succede ciò che succede, Yoongi-hyung. Come mai così presto oggi?"
Yoongi ridacchiò. "Mancava un professore, e quella di solfeggio è stata mandata letteralmente via dal preside... avevano una sottospecie di relazione, ma poi hanno rotto e litigato. Io più tardi vado a giocare a Basket, ma ora pensavo di fare qualcosa per il pranzo. Jimin, ti fermi da noi?"
Poi, si accorse del castano. "Tu... sei? Aspetta, Jungkook vero?"
"Sì, hyung. È un piacere."
Il menta annuì. "Altrettanto. Allora, che vi faccio per pranzo?"
"Io non ho fame." Mormorò Jimin. "Mangiate voi."
Il calmante che Taehyung gli aveva somministrato, ovvero quello indicato dal medico, lo scombussolava sempre un po' e faticava a mangiare correttamente dopo un attacco di panico.
"Dovresti provare a mangiare. Lo hyung cucina bene, Chim."
"Lo so, lo conosco da abbastanza anni per dirlo. Solo che questo stronzo." Indicò la scatola delle sue pastiglie. "Mi fa venire la nausea e non me la sento."

Più tardi, nel pomeriggio, finalmente il suo stomaco sembrò dargli tregua, così mangiò un po' di quello che aveva cucinato Yoongi: Taehyung promise di fargli sapere la sera che aveva apprezzato, visto che lo hyung era a basket.
"Io dovrei ehm... tornare a casa. A mio padre ho solo detto che dopo scuola sono andato da un amico, spero non mi uccida."
Jimin ridacchiò. "Digli le cose come stanno, Kookie. Funziona sempre dire la verità. E mangia, okay?"
"Non tornare a casa da solo, ti accompagno io e poi porto anche Jimin, se vuoi ChimChim resto a farti compagnia un po'."

Portarono Jungkook fino a villa Jeon, per poi salutarlo e assicurarsi che arrivasse tutto intero alle porte di casa, dove l'infermiera lo aspettava come al solito.
"È davvero un ragazzo particolare." Ammise Taehyung, ricevendo pieno consenso da Jimin per le sue parole. "Sai Tae, a volte vorrei capirlo meglio. Forse la sua condizione lo rende più timido nei nostri confronti, a conti fatti non sappiamo tantissimo del suo passato."
"Vero. Ora però non pensarci, hai avuto una giornata pesante... andiamo al tuo appartamento, oppure puoi stare da me."
Jimin scosse la testa, proponendo invece una serata fuori insieme a mangiare qualcosa.
Fecero sasso-carta-forbice per decidere, e vinse Taehyung: doveva aspettarsi che sarebbero andati da Panda Express.
Il suo migliore amico avrebbe comprato l'intero menù, ma riuscì a fermarlo e ordinarono alcune cose da dividere: pollo all'arancia, involtini primavera, del riso bianco e due biscotti della fortuna.

Gli ricordò quando, alla fine delle gare di nuoto, lui e tutti gli altri ragazzi andavano in qualche ristorante a festeggiare: loro sapevano che al loro capitano non piaceva il contatto fisico, e non si erano mai fatti problemi, quindi si fidava dei ragazzi del suo team.
La scuola aveva anche un team femminile, ma lui non aveva molte interazioni con loro in quanto erano in altre classi e si allenavano ad orari differenti per non creare troppa confusione nella piscina riservata agli studenti dell'istituto.

"Dovremmo aprire i biscotti della fortuna." Fece notare il suo migliore amico, una volta che entrambi ebbero finito di mangiare.
"Prima tu, Taehyung."
Il ragazzo annuì, aprendo in due il suo biscotto ed estraendo il biglietto.
"L'amore è dove lo hai sempre visto, ma mai considerato." Lesse, ridendo. "Io? L'amore? Nah..."
Jimin lo guardò, serio. "Sei sicuro, Taehyung? Perchè io sono certo che ti interessi una certa persona, ma tu non me ne hai mai parlato."
Il divoratore di Panda Express scosse la testa, e per distogliere l'attenzione da sè convinse Jimin ad aprire il suo.
"Non rifiutare un cuore innamorato, anche se sei spaventato." Recitava il pezzetto di carta, e il biondino rimase piuttosto confuso.
"A volte questi biglietti non li capisco." Sospirò, mettendolo comunque nella cover del cellulare in modo da non perderlo.
"Non devi per forza capirli, Jimin-ah, verrà un momento in cui tutto avrà senso."
Probabilmente Taehyung aveva ragione, ma quindi entrambi avrebbero avuto una relazione, secondo quei dannati foglietti? Forse sì, forse no, quello che esisteva di certo era la felicità genuina che aveva provato quella sera, finalmente senza troppi pensieri negativi e in compagnia della persona di cui si fidava di più; l'amico al quale avrebbe affidato anche la sua stessa vita. Erano come fratelli, ed era bello avere qualcuno con cui parlare di ansie e preoccupazioni, ma anche di cose belle.

Tornato a casa, il pensiero di Jungkook e di cosa avrebbe potuto fare per non metterlo troppo nei casini sfiorò la sua mente, ma fini per addormentarsi subito dopo la doccia, con solo i pantaloni del pigiama e l'intimo indosso.

𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora