"Jaein... ora che sto bene andrai via, vero?" Jungkook era molto triste.
"Sì tesoro, il mio lavoro è finito. Però ora stai bene, e ne sono molto felice. Vieni qui, fatti abbracciare mostriciattolo." Fu un abbraccio dolce e materno, ormai si erano affezionati l'uno all'altra come madre e figlio.
"Tornerai a trovarmi?" Jungkook aveva le lacrime agli occhi.
"Ovvio Kookie." Jaein stava trattenendo il pianto a sua volta. "Mi mancherai molto tesoro, ora devo andare però... ho un volo per l'America, andrò a cercare fortuna e continuare gli studi laggiù."
Una voce si fece sentire. "Non ti ho mai chiesto di andare via." Era suo padre.
"S-signor Jeon..."
"Changmin, solo Changmin per te. Ci ho pensato molto, e credo che Jungkook non sia l'unico a cui mancherai, quindi volevo chiederti se..."
Jungkook non aveva mai visto suo padre così in imbarazzo, era diventato leggermente rosso.
"Insomma, ti andrebbe di uscire a cena con me questa sera?"
Jaein arrossì. "I-io? Ne è sicuro?"
Lui annuì. "Mi sono accorto troppo tardi che la persona che ho sempre avuto accanto poteva essere quella giusta. Allora, accetti?"
La donna annuì, con un sorriso. "Posso darle del tu?"
"Chiamami solo Changmin."
"CAZZO ERA ORA!" esclamò Jungkook, scoppiando a ridere. "Insomma si vedeva un sacco che siete fatti l'uno per l'altra, ci voleva un mio trapianto per farvelo capire?"
I due sembrarono molto in imbarazzo, e questo aumentò il divertimento del ragazzo. "Dai, andate andate, via piccioncini ew..."
"Parla quello con il fidanzato."
"Almeno noi ci siamo accorti prima dei nostri sentimenti."Dopo aver chiarito quella storia, Jimin e Jungkook rimasero soli in quella stanza.
"Jungkookie... piccolo, posso sentirlo?"
Jungkook capì che si stava riferendo al cuore che ora stava battendo nel suo petto, e annuì.
Si sentiva ancora terribilmente in colpa...
"Il mio fratellino." Mormorò Jimin, con la testa poggiata sul suo petto. "Il mio fratellino, il mio Baby J ti sta aiutando a vivere."
Il castano annuì, le lacrime che tentavano di uscire disperatamente dai suoi occhi.
Qualcuno bussò alla porta, ed entrarono due persone.
"Permesso, disturbiamo?"
"Chi siete?" Chiese Jungkook, abbastanza spaventato.
"Io sono Park Yujun, e questo è mio marito Sunho. Siamo i genitori di Jimin, e ovviamente di Jihyun." Si presentarono, avvicinandosi al letto. "Tu devi essere Jungkook, di cui il nostro Chim ha tanto parlato. Passava ore a raccontare di te."
Il biondo arrossì. "Eomma!"
La donna salutò il figlio, mentre Jungkook si presentò in maniera formale.
"Jungkook, devi sapere che all'inizio non eravamo favorevoli al trapia-"
"Sunho, non è necessario." La donna riprese il marito, e il castano capì. "Dica pure, signore."
"Dicevo, che non eravamo esattamente d'accordo nel donare il cuore di nostro figlio... ma poi, abbiamo parlato con Jimin. Ci ha raccontato di quanto ti amasse e abbiamo deciso di accettare per renderlo felice. Ma ecco, sappi che per noi è difficile."
Jungkook annuì, il peso nel cuore diventava sempre più grande. "Lo capisco... vi ringrazio."
Jimin si mise in mezzo. "Papà, mamma, non è il caso di farlo sentire in colpa."
Sunho prese la parola. "Jimin, quello è il cuore di tuo fratello! È stato fortunato, solo fortunato che lui abbia perso la vita nell'incidente o... o forse, tu avresti ancora il tuo fratellino e noi un figlio."
Il maggiore alzò la voce. "Non pensate alla famiglia di Jungkook, invece? Suo padre ha solo lui, è da quando ha dieci anni che lotta per sopravvivere, sai? Non ha mai avuto le esperienze che io o Jihyun abbiamo sperimentato, ha dovuto passare delle difficoltà che voi potete solo sognare. Lui non voleva quel cuore, io l'ho convinto!" Urlò, in lacrime. "Vi prego, uscite da questa stanza..."
Una volta che i signori Park ebbero lasciato la stanza, si voltò verso Jungkook.
"Mi dispiace, amore."
"No, hanno ragione. Questa..."
Si tolse la camicia dell'ospedale, rivelando la cicatrice. "Questa è la prova che il mondo non sia giusto. Se non meritava di vivere tuo fratello, allora io nemmeno. Non lo voglio questo cuore, non lo v-voglio più."Dopo quanto accaduto, Jungkook cadde in un periodo di profonda depressione.
Non trovò la voglia di fare nulla uscito dall'ospedale, tantomeno di vedere Jimin.
Chi ne avrebbe avuta, dopotutto?
Il fratello del ragazzo che ami ti dona il cuore e tu dovresti accettarlo?
Senza che ciò fosse di conoscenza al maggiore, andò spesso a trovare la tomba del fratellino di Jimin.
Gli portava di quando in quando dei fiori, ma controllava sempre che non vi fosse il ragazzo più grande di lui.Quel giorno, tornando a casa dalla sua solita visita, gli arrivò un messaggio: Jimin, che gli domandava di-se voleva, ovviamente-andare a trovarlo a casa sua.
Era indeciso, ne parlò tanto con Jaein: avrebbe avuto il coraggio di farlo?
Doveva provarci, almeno un pochino. Poi, se non fosse stato in grado di rimanere in quella casa, avrebbe sempre potuto chiamare un Uber.
Osservò l'orologio: erano circa le tre di pomeriggio, si poteva anche fare.
Raccolse un poco del coraggio che aveva trovato rinchiuso nel suo cervello, e indossò degli abiti decenti per non sembrare uno scappato di casa.Ding dong...
"Jungkook!" Jimin gli corse incontro, stringendolo a sè.
Il minore si bloccò, a quel contatto.
"Kookie..." lo richiamò il più grande.
Tutto ciò che Jungkook riuscì a fare, fu piangere tra le sue braccia.
Tutte le emozioni negative che aveva trattenuto, stavano venendo fuori una dopo l'altra.
Dolore.
Rabbia.
Tristezza.
Senso di colpa.
"Va tutto bene amore mio, tutto bene. Jungkook, tu meriti immensamente questa seconda possibilità."
"J-Jimin..." singhiozzò il minore. "Jimin tienimi e non lasciarmi andare, ti prego."
"Mai. Mai... ora che sei salvo, te lo prometto. Non andrò via." Gli promise il più grande.
Fu così che i signori Park li trovarono, Jungkook con le lacrime che scorrevano sulle guance, stretto tra le braccia di un Jimin protettivo e preoccupato.
"Forse abbiamo sbagliato..." sentì dire dall'uomo.
"Non ho mai visto Jimin comportarsi così con nessuno. Sai... io credo che alla fine abbiamo fatto la scelta giusta. Però, dobbiamo delle scuse a quel povero ragazzo innocente.""Ti amo, Jimin, grazie per avermi capito."
"Anche io, Jungkook."
Le labbra del maggiore sulle proprie.
E per una volta, il cuore che batteva più veloce non era sintomo di malattia: era sintomo d'amore, ed andava bene così.Ma questo, non è che l'inizio della storia di Jimin e Jungkook.
Nota autrice
CI SARÀ UN SEQUEL!
"L'arte delle lacrime"Trama del sequel:
Sono passati anni dal giorno del trapianto, Jimin e Jungkook sono ora due studenti universitari brillanti. Mentre il primo ha deciso il suo futuro come veterinario (e nuotatore!), Jungkook vorrebbe diventare un medico.
Eppure, le cose non vanno sempre per il verso giusto.
"Non hai mai tempo per noi! Stai tutto il tempo su quei libri..."
"Forse tu non capisci. Tu non sai cosa diavolo è successo!"
"E allora parla. Parla con me."
Quando qualcosa rompe il delicato equilibrio di quella casa, tutto va a rotoli.
"Dimmi che questo non è vero! Dimmi che stai solo scherzando!"
"Ed invece è così... è vero, tesoro. Mi dispiace così tanto."
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𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤
Fanfiction[Conclusa] 𝐉𝐢𝐦𝐢𝐧, 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐉𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤, 𝐢𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐢𝐧𝐚 𝐧𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐢 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐞...