12.Bacchette su per il culo

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So che qualche volta vorresti
Vorresti stare solo
Vorresti smettere di star male
Smettere di soffrire
Cercare un tasto "off"
Che ti aiuti a respirare
Ma ricordati,
Non sei solo

"Jungkook." Jimin si mise la mascherina, per potersi sedere accanto a lui anzichè dall'altro lato del tavolo. "Cerca di mangiare, è buono, sai?"
"Non puoi costringermi." Fece notare il più piccolo, mettendo il broncio.
"Se ti costringo cosa fai? Mi metti le bacchette su per il culo?" Domandò il biondo, e Jungkook si immaginò la scena: no, decisamente no.
"Hyung..."
"Ho paura, okay Jungkook? Potresti sviluppare seriamente un disturbo dell'alimentazione, ecco perchè tuo padre lo diceva. Ha senso, quando una malattia peggiora porta conseguenze psicologiche e il cibo è un modo che molti hanno per sfogarsi." Jimin aveva le lacrime agli occhi, non era certo un dettaglio che era passato inosservato al minore.
"Ma io non voglio smettere di mangiare, Jimin-hyung, è che ho lo stomaco chiuso e faccio fatica, sono fottutamente terrorizzato, come posso riuscirci?"
Il biondo cercò di tranquilizzarlo, accarezzandogli i capelli. "Se vuoi, ti aiuto a calmare per un po' le tue paure, così puoi mangiare."
Jungkook aveva gli occhi lucidi. "Ti rendi conto che il mio corpo ha rigettato del cibo contro la mia volontà?"
Jimin gli sorrise dolcemente. "Devi parlare con il tuo corpo, dirgli che sei tu a comandarlo e che va tutto bene."
Il castano annuì, facendo respiri profondi. Sperava quel metodo si sarebbe rivelato efficace, riuscì a mangiare un po', continuando a ricordare mentalmente al corpo che a lui piaceva mangiare e gli serviva per star bene, ed era così perchè di solito Jungkook divorava tutto ciò che aveva nel piatto!

Finito (per modo di dire, visto che ne aveva mangiato metà) il suo pasto, rimase solo con Jimin, decidendo di fare una passeggiata in giardino con lo hyung.
"È enorme!" Esclamò il biondino, quando uscirono.
"Ti piace?"
Il ragazzo più grande annuì.
"Dei fiori mi occupo io, con il controllo di Jaein. Ho piantato le rose perchè simboleggiano l'amore, i tulipani per l'amicizia." Spiegò. "Vorrei piantare qualcosa che simboleggi la rinascita o la vita, ma i fiori di loto non ho idea nè di dove metterli nè di come farli crescere o tenerli."
Jimin annuì. "Sono bellissimi comunque, anche se non aggiungi i fiori di loto."
Jungkook ringraziò, chiedendo poi se potevano tornare dentro.
"Sei stanco?" Chiese premuroso il biondo, mentre si dirigevano in camera del castano.
"No... sono invidioso dei fiori. Nonostante siano in una gabbia, cioè metaforicamente il giardino, possono comunque crescere e sentirsi liberi. Io invece crescendo mi sono trovato a diventare vittima della mia malattia, in trappola." Spiegò, sentiva il suo cuore spezzarsi pian piano.
"Non piangere." Lo pregò Jimin, probabilmente aveva sentito il suo mare di emozioni.
"Non lo farò, solo che mi si è come spezzato qualcosa dentro."

Il biondo lo fece sedere sul letto, per poi mettersi accanto a lui, anche se non troppo vicino. "Respira Kookie, okay? Respira... insieme a me."
Jungkook sapeva che quello era un attacco di panico in piena regola, ma grazie all'aiuto di Jimin riuscì a calmarsi prima che si scatenasse.
"Posso farti una domanda?" Il biondino lo sorprese dopo un po'.
"Cosa?"
"Vuoi cantare con me un po'?"
Jungkook sorrise. "Non potrei... ma forse uno strappo alla regola."
Il biondo chiese il permesso all'infermiera, che permise ai ragazzi una sola canzone, la scelse il maggiore.
Si chiamava Still Have Me, di Demi Lovato.
Cantare insieme fu bellissimo, anche se non poteva sforzarsi troppo, in più Jimin cantava davvero bene. Crederci o meno, quella canzone aiutò la sua autostima, lo fece sentire più forte, ritrovandosi a piangere mentre cantava.
"Hai una bellissima voce." Si complimentò il più grande, alcuni pezzi li avevano fatti uno alla volta, altri tutti e due insieme, ovviamente a distanza di sicurezza.
"Ha parlato." Ridacchiò Jungkook.
"Ma dai, non è nulla di che." Si difese Jimin, arrossendo.
"Ora sto meglio emotivamente hyung, però devo sedermi."
Il biondo gli corse accanto. "Ti senti qualcosa? Devo chiamare l'infermiera?"
Il castano sentiva il suo cuore battere più velocemente del solito, si sentiva la tachicardia.
"Jungkook, hai un pacemaker okay? Andrà tutto bene." Lo rassicurò Jimin, accarezzandogli i capelli.
Il castano annuì, e infatti subito dopo il suo cuore riprese a battere regolarmente.
"Tutto bene qui?" Jaein entrò nella stanza. "Jungkook, come mai sei così pallido? Devo provarti la pressione?"
Jimin prese la parola. "Ha avuto un poco di tachicardia, ma il pacemaker ha fatto il suo lavoro."
La donna annuì. "Deve essere stato il canto, era un permesso speciale che probabilmente non avrai più per non rischiare, sono troppo buona con te. Mostriciattolo, ti senti bene ora?"
Jungkook ridacchiò a quel nomignolo, annuendo.
"Ah, Jimin... i fogli che mi hai portato contengono tutte informazioni giuste. Alla fine ti sei iscritto al corso che mi dicevi?"
Il biondino annuì, mentre Jungkook cercava di capire. "Che corso?"
"Di primo soccorso, ed è anche specializzato per le patologie cardiache. Io e Tae ci siamo iscritti. Così tuo padre starà più tranquillo. So che anche Hoseok-hyung ne ha seguito uno..."
Jungkook sentì qualcosa di strano a livello dello stomaco, non capiva se essere più sollevato dal fatto di potersi sentire più tranquillo quando erano insieme o se il senso di inferiorità e dell'essere il povero malato della situazione era più forte. "Grazie." Disse solo, forse suonando più freddo di ciò che pensava.

"Jungkook, tutto bene?"
"Sono solo stanco, ho bisogno di stare solo." Jungkook abbassò lo sguardo.
"È perchè ti ho detto del corso? Jungkookie, guarda che può servire per chiunque!"
"Ammetti che se non mi conoscessi non lo avresti mai fatto, hyung... tu, Tae-hyung, Hoseok-hyung spendete soldi per me! Perché così mio padre può farmi andare in giro senza la mia infermiera, non è giusto. Dovrei pagarvi per-"
"Smettila di dire queste cose Jungkook, se faccio qualcosa è perchè lo desidero."
"Mi fate sentire solo male così, non voglio essere un bambino che ha bisogno della babysitter." Il più piccolo strinse i pugni. "E ora se non ti dispiace vorrei stare da solo."
"Kookie..." Jimin si avvicinò a lui.."ti assicuro che nessuno qui vuole farti da babysitter, tantomeno Tae ed Hoseok-hyung."
"Lasciami in pace." Jungkook era consapevole della rabbia che gli stava crescendo dentro, del dolore e della frustrazione. "Ti prego, se mi arrabbio finisco per dire parole che non vorrei dire e potrei ferirti involontariamente Jimin-hyung, va via finché sei in tempo."
Il maggiore annuì, lasciando la stanza assieme a Jaein che lo accompagnò fuori.
Rimasto solo, iniziò a piangere, buttando fuori tutto il dolore che portava dentro: era un disastro, non sarebbe mai cambiato ne era certo.

𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐨-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora