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Le sue vene sul collo si mostrarono sempre più grosse ed evidenti con il passare dei secondi, tempo dei quali non aveva ancora ottenuto una risposta dai due ragazzi che ancora si tenevano per mano.

"Mi volete rispondere, teste di cazzo! Una volta tanto che chiedo il vostro aiuto e voi non mi volete aiutare? A cosa stiamo giocando?" urlò Jimin infuriato come poche volte lo era stato nella sua vita: se da un lato le sue urla raggiunsero i clienti che presero a bisbigliare ed indicare quel povero ragazzo in preda ad una crisi isterica; dall'altro lato, vi si trovava un corvino paralizzato dalla paura perché anch'egli mai prima di adesso lo aveva visto così infuriato, ma ancora il suo corpo non voleva reagire non perché lo stesse tradendo, ma aveva il costante terrore che con un singolo movimento sbagliato, sarebbe morto seduta stante.

Jimin divenne rosso di rabbia e giusto un pizzico di gelosia andava a mischiarsi al tutto.
Ma non prendiamoci in giro: la gelosia fu la goccia che fece traboccare il vaso, nata per un malinteso ma che poteva generare litigi, discussioni o addirittura rottura...
Non era possessivo, aveva solo timore di essere abbandonato di nuovo.
Non voleva che accadesse come in passato: dava tutto sé stesso per poi essere gettato come spazzatura.

Non voleva spaventare nessuno, ma la paura prendeva il sopravvento e parlava al suo posto tanto che ormai spazientito, a farlo eruttare completamente come l'Etna nei suoi giorni migliori del 2021, fu il silenzio assordante, rinchiuso in quelle quattro mura e le due facce da pesci lessi che lo fissavano e si tenevano per mano.

L'impulso ebbe la meglio e accompagnato da uno scatto d'ira, l'angelo caduto o meglio dire, il peggior nemico di Lucifero si avvicinò con gran falcate alle due figure. Il primo a subire la sua sorte fu proprio il suo ragazzo che lo guardava terrorizzato mentre questo gli si faceva sempre più vicino.

Il silenzio calò per pochi secondi fin quando non venne rimpiazzato da un rumore brusco provocato dal contatto di pelli scontratesi molto violentemente il quanto bastò al corvino per aver il capo girato dall'altro lato, accompagnato da un segno rossastro della piccola, ma violenta mano di Jimin sopra il suo viso.

Yoongi gemette di dolore accarezzandosi con la mano libera la povera guancia appena colpita, mentre la furia dell'argento non finì di certo lì senza farsi vedere da occhi indiscreti, tirò da dietro la schiena l'arma precedentemente riposta, tolse la sicura e nascondendola sul suo addome, puntò la canna verso quel ragazzo a cui pian pian che lo vedeva associò la sua identità.

"Lascia il mio ragazzo adesso, se non vuoi contare gli ultimi secondi della tua vita" sibilò minaccioso Jimin.
Al ragazzo non importò dell'arma puntata, ma vedere quella scena lo fece ridere abbastanza, così decise di alzare le mani in segno di resa.

"Va bene bestiolina. Hai vinto tu, ma sai che il tuo ragazzo potrebbe ripensarci. Sai, ha ancora il mio numero e per digitarlo, ci mette due secondi...due secondi quando non starete insieme, quando tu dormi e lui é ancora sveglio, quando tu ti stai facendo la doccia. Due secondi per me può sempre trovarli." concluse facendogli l'occhiolino al che il ragazzo esplose. Irritato da quel gesto, caricò l'arma pronto a sparare, ma quattro braccia lo fermarono prima che potesse commettere una carneficina, allontanandogli così l'arma dalle sue mani.

"Jimin, stai calmo" gli disse Yoongi accarezzandogli le braccia.

"Dimmi un'altra volta di stare calmo e ti spezzo le ossa" a quella minaccia detta in un tono freddo e senza cuore, mancava poco che anche le pietre volevano prendere le distanze dal corvino.

"Tu non mi devi dare ordini. Sei il mio ragazzo e non un mio ufficiale, qui nessuno minaccia l'altro, okay? Ora, per favore, andiamo nel mio ufficio, perché abbiamo attirato fin troppo l'attenzione"

TRA PECCATI E DIVINITÀ                                                《Yoonmin 》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora