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Provenire da una scuola rigida e di studiosi non impediva di certo a quei quaranta ragazzi di essere loro stessi una volta abbandonato l'istituto.

L’ora sembrava non interessare a nessuno se non al povero professore cinquantenne di turno, che all’una e mezza di notte preferiva dormire piuttosto che ascoltare come la nuova generazione andava scemando, ma non gli faceva di certo una colpa: era stato giovane anche lui e capiva il senso di euforia e adrenalina che si andava a propagare nei loro corpi e per una prima volta in tutta la sua carriera da professore non aveva mai notato una classe che preferiva svagarsi piuttosto che stare con quei schermi luminosi tra le mani.

All’improvviso da una delle ultime file, partì una sotto specie di richiamo per tutti gli altri e che curiosi si girarono verso quest’ultimi.

“È il momento di giocare, chi era incaricato di portare i tavoli, li esca!”

All’improvviso come per magia, la corsia stretta e piccola del pullman venne rimpiazzata con dei tavolini su misura che la ricopriva tutta fino ai sedili di avanti.

Dall'ultimo posto centrale il così soprannominato ‘casinista’ non si sa da dove, tirò fuori una cassa che una volta accesa sparava luci ad intermittenza colorate e sempre collegata ad essa un microfono, permettendogli così di essere sentito da tutti senza eccessivo sforzo.

“Uno, due, tre prova. Sa sa. Bene siamo pronti per questa partita?” degli schiamazzi si elevarono dai sedili innanzi in fase di assenso.

“Cominciamo con il puntare qualcosa, qualsiasi cosa. Chi perde, paga pegno”.

Accordato il gioco, i ragazzi cominciarono a scommettere tutto ciò che volevano: cibo, sigarette, accendini, persino biancheria intima e naturalmente anche soldi.

Ogni giro era una scommessa diversa, ogni turno qualcuno usciva per via della perdita del gioco, ma tutto sommato l’aria in quel mezzo di trasporto era rilassata e tranquilla. Anche i nostri protagonisti si lasciarono trasportare da quel divertimento, scordando per un momento chi erano e vivere in pace come dei comuni ragazzi delle loro età, liberi e spensierati che pensavano solo al divertimento e basta senza eccessive responsabilità.

Da poco scattate le quattro di notte nel pullman si respirava un’aria abbastanza tranquilla e pacifica, tutti erano immersi nei loro sogni: chi felici e chi un po’ meno, ma l'andatura andava bene procedendo senza le dovute difficoltà.

Il trauma avvenne verso le otto di mattina quando, sempre dalle ultime file non si cominciò ad udire una musica al dir poco orrenda e assordante, essa era composta semplicemente da un gallo che cantava con una base irritante trasformandola in una sotto specie di baby dance. Questo portò nell’arco di due minuti gli studenti a svegliarsi tirando bestemmie a tutta forza, non tralasciandone alcuna.

Risvegliati e meno reattivi per il risveglio cominciarono a chiacchierare tra di loro senza creare disturbo per gli altri che magari in quell'arco di tempo si erano rimessi a dormire o fare altro.

C'era chi invece fregando l’autista cominciò a sfornare caffè dalla sua piccola macchina portatile, approfittando sempre dei gadget che il pullman offriva, prese il microfono collegato a tutto l'impianto casse e cominciò ad annunciare con voce ridicola che in roba di secondi una sua ‘collega’ sarebbe giunta da loro per servirgli infine -come le hostess- il caffé mattutino. Di fatto chi consegnava i caffè era un ragazzo con in testa una parrucca da donna abbastanza appariscente che fece ridere di gusto tutti i passeggeri.

Verso le dieci di mattina finalmente giunsero a destinazione, il pullman gli lasciò di fronte all’hotel in cui avrebbero alloggiato per le prossime due settimane. L’edificio era stupendo, una fama da cinque stelle.

TRA PECCATI E DIVINITÀ                                                《Yoonmin 》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora