La notte passò tra chi si cimentava in un dialogo movimentato, ma mantenendo sempre compostezza sia nella voce sia nei movimenti e chi per mancanza di sonno, uscì fuori per farsi una passeggiata, tra il verde dei giardini e il silenzio della notte.
Quella notte, tutti sembravano connessi l'uno con l'altro anche senza essere vicini.
Sarà la magia del cielo scuro che fa questo effetto?
Tutti, in quel momento, stavano riflettendo; ognuno di loro aveva una visione con sfumature diverse e le emozioni non mancarono all'appello: rabbia, gelosia e frustrazioni fuoriuscivano dai loro cervelli come fumo, quella strana sensazione sotto pelle già vissuta stava riaffiorando su di loro come brividi freddi e intensi.
Come un chiodo fisso quasi irremovibile -come il freddo pungente in pieno inverno- stampati nelle cornee.
Fu così che le ore passarono, la luna, adesso, era intenzionata a lasciare il posto al suo primo e unico amore: il Sole, che come se fosse il leader di tutto, stava scalando la scalinata a mo' di red carpet per raggiungere il punto più alto del cielo, ma non avendo fretta prendendosi tutto il tempo a lui necessario.
Tra gli dei che governavano il cielo di ogni dove, Apollo, dio della poesia e della musica, era colui che lo trasportava sul suo carro alato quasi fosse un re pigro. Pigro per l'umanità a cui doveva splendere che poteva pure non meritarsi il suo calore, ma non per la sua regina che almeno una volta al giorno, poteva rincontrare e salutare con un dolce: "Ci vediamo domani"
Una storia romantica che sognava e che desiderava ardentemente il biondino.
Lui era il sole, ma la luna chi poteva essere? La luna doveva essere dolce, protettiva ma allo stesso tempo gelosa e misteriosa, capace di esternare i propri sentimenti solo a colui che ama per l'eternità.
Una persona c'era, ma non era lì con lui a regnare sovrana su quel cielo limpido.
Jimin guardò quella distesa infinita di blu scuro e non fece tanto caso all'orario, infatti accorgendosi troppo tardi di quest'ultimo, si diresse verso la sua abitazione con l'intenzione di far la sua valigia, rischiando di far, come sempre, la figura del ritardatario, sperando che i suoi amici, in particolare Taehyung che impiegava secoli per trovare un abito adatto nel suo guardaroba, avrebbero tardato anche solo di qualche minuto.
"Oddio, guarda che ore sono!" esclamò di punto in bianco Jungkook quando sentì il suono di quell'antico orologio a pendolo rintoccare le cinque del mattino
"Abbiamo parlato tutta la notte, spero che non mi spunteranno le occhiaie, devo mettere dei cetrioli sopra" parlottò Taehyung con tono abbastanza imbronciato, portandosi le mani sotto gli occhi accarezzandosi con i polpastrelli delle dita i piccoli accenni di occhiaie.
"Cetrioli? Vuoi il mio?" lo prese in giro Kook, acchiappandogli il naso come si fa con i bambini piccoli che poi, si disperano quando non lo ritrovano più
"Ridammi il mio nasino, guarda che serve per la mia cura di bellezza" fece rimettendosi apposto la sua parte mancante
"Ma tu sei già bellissimo" affermò facendo arrossire e balbettare timidamente quella testa argentata del suo ragazzo, ma quei complimenti, nati per puro caso in occasioni inaspettate, erano semplicemente meravigliose, perché erano sincere e dette col cuore.
Da una parte avevamo la coppia diabetica, dall'altra, invece, il cespuglio solitario del Sahara, Yoongi, nonché l'unico ad essere rimasto inflessibile che stava ancora metabolizzando tutto ciò che i due giovani- piazzati di fronte ad egli- gli avevano detto
"Beh, Min ha trenta minuti, ora sa tutto, noi andiamo. Arriviamo subito" salutò con un'alzata di mano l'argenteo dando le spalle al corvino per incamminarsi in direzione della porta, ma mentre stava per afferrare la maniglia, la voce di Yoongi rimbombò per tutto il salone
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TRA PECCATI E DIVINITÀ 《Yoonmin 》
Fanficstoria ambientata nell'anno: 2013 Tra enigmi presenti, passati e futuri, le divinità entreranno in contatto con i sentimenti puri e lussuriosi che coinvolgono il mondo mondano