Dentro la tempesta

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Se fuori facesse troppo freddo, Charlotte non riuscì a capirlo. Per i primi dieci minuti camminò a velocità sostenuta verso il giardino della tenuta, inoltrandosi in un intricato gruppo di alberi. Si sentiva incandescente, una lava pronta a fuoriuscire le premeva nel petto. Dentro quella fitta radura  ogni rumore proveniente dalla casa si dissolse, solo le milioni di voci nella sua testa non avevano trovato quiete. Quel giorno però Charlotte aveva subìto due batoste alle quali difficilmente stava tenendo testa. La mattina in carrozza, con le voci malevoli riportate da lady Cassidy, e ora con il silenzio di Sidney alle insinuazioni di Eliza. L'uomo che aveva conosciuto mesi e mesi prima, integro e diretto fino alla scortesia, era diventato un pupazzo nelle mani della donna che avrebbe sposato. Inoltre, Senza alcun dubbio Eliza la detestava e l'aveva presa di mira.

 Il cielo intanto iniziava a coprirsi, Charlotte se ne accorse dopo che una folata di vento gelido attirò la sua attenzione sugli alberi che la sovrastavano. Si guardò intorno e per la prima volta da quando si era rifugiata in giardino, realizzò di non sapere fin dove si era spinta. Decise di tornare indietro, anche se non sapeva cosa significasse indietro essendo circondata da alberi tutti uguali. Qualche goccia iniziò a caderle sulla fronte: pensò che se non avesse trovato subito un riparo, avrebbe preso la peggiore delle influenze per la pioggia che presto l'avrebbe inzuppata. Scelse un albero poco distante, altrettanto alto come gli altri e dalla chioma ampia. Sebbene non la proteggesse del tutto dall'acqua, le evitava di essere esposta direttamente al cielo furente che si era esteso su tutta la radura. Un rumore di zoccoli, morbido su quel prato soffice e sempre più vicino, attirò la sua attenzione. Con enorme dispiacere e sorpresa vide avvicinarsi Sidney a cavallo. Teneva le redini con una mano, nell'altra portava quello che sembrava un ombrello chiuso. Charlotte dedusse che fosse uscito per cercarla. Questo gesto la irritò invece di gratificarla: chissà come era stata messa in ridicolo da Eliza per quell'uscita sconsiderata.

<<Cosa diavolo fate qui?>> disse lui appena arrivato e scendendo da cavallo.Si avvicinò a lei aprendo l'ombrello.

<<Secondo voi? Provate ad indovinare!>> rispose con aria di sfida. Indietreggiò come per rifiutare la sua intenzione di coprirla. 

<<Vi sembra il momento per passeggiare? Prenderete un malanno, cosa vi dice la testa! Lady Worcester e i Baxton sono preoccupati per voi>>.

Charlotte si sentì male per non aver tenuto in considerazione le conseguenze della sua fuga. Maledisse il suo istinto, la sua incontenibile altezzosità che solo pochi minuti prima avrebbe definito orgoglio. 

<<Me ne rammarico, sono spiacente di aver creato scompiglio. Quando sono uscita non avevo visto il tempo, ma era mia intenzione rientrare non appena ho visto il cielo coprirsi. Purtroppo mi sono persa, qui intorno sembra tutto uguale!>>

<<Forse conviene attendere che finisca di piovere, o ci ritroveremo dentro la tempesta>> propose lui guardando come incalzava la pioggia. Si girò di nuovo verso Charlotte e le avvicinò l'ombrello.

<<Se non volete condividerlo con la mia insopportabile presenza, almeno prendetelo voi e riparatevi. Davvero non riesco a credere che siate potuta uscire senza guardare sopra la vostra testa!>>

<<Signor Parker, mi dispiace che siate stato coinvolto nelle mie stupide azioni, nessuno però vi ha chiesto di venire a cercarmi>> e rifiutò ancora l'ombrello. 

<<Non sono stato coinvolto da nessuno, venire a riprendervi è stata una mia scelta. Credevate davvero che sarei rimasto indifferente al modo in cui siete scappata?>>

<<Perchè non dovrei pensarlo? Questo e' stato il vostro atteggiamento ai commenti della signora Campion su di me. Ditemi, vi divertite così tanto a fare supposizioni sulle vite altrui? Non avete di meglio da fare?>> Charlotte lo guardava con occhi infuocati, niente poteva calmarla, nemmeno il senso di colpa per averlo trascinato involontariamente fuori casa con quel tempo.

<<E' così che mi considerate? Protagonista di simili chiacchiere e soprattutto rivolte a voi?>>

Si guardarono per qualche secondo in silenzio, vicini tanto da poter vedere il volto l'una dell'altra rigato dalla pioggia. Ormai colpiva entrambi, spinta com'era da una parte all'altra per via del vento. 

<<E comunque non dovevate venire, non voi!>>

<<Certo, preferivate qualcun'altro forse, Il signor Stringer magari>>

<<E' un amico, senz'altro non sarebbe stata che una gentilezza verso di me>>

<<Amico? signorina Heywood dovete stare attenta a chiamare le cose col proprio nome>>

<<Così insinuate anche voi! Voi e il vostro mondo di pettegolezzi!!>>

<<Semplicemente parlo di ciò che vedo e che conosco. Il signor Stringer ha molto a cuore la vostra persona>>.

<<E se anche fosse? Di sicuro apprezzerei il gesto sincero di un amico, invece di quello compassionevole di...>>

<<Di? di chi? avanti, dite pure. Dell'essere che disprezzate con tutte le vostre forze?>>

<<Di nessuno. Non ho definizioni nè per voi, nè per un rapporto che avete già svilito con le vostre parole>>

<<A cosa vi riferite? Di cosa state parlando?>> le chiese lui stupito e sconvolto.

<<Siete anche un bugiardo, signor Parker. E mi duole averlo scoperto solo ora>>.


Sanditon, pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora