Sanditon, pt. 2

Seguire il destino

La lettera di Georgiana aveva trasmesso un breve ma intenso calore nel petto di Charlotte. Non gioiva per il malumore di Sidney, no di certo. Ma saperlo le dava una temporanea illusione che lui non amasse davvero Eliza, come le aveva dichiarato pochi mesi prima. Mentire a Georgiana le costava molto ma, dopo la scelta di Sidney verso Eliza, Charlotte aveva voluto tenere l'amica all'oscuro di tutto. Non voleva darle altri pretesti per essere ostile col suo tutore. Intuì, nel corso dei mesi, che Sidney fece lo stesso, perchè dopo il rientro a Willingden Georgiana non menzionò più la vicenda nelle sue lettere, accettando la spiegazione data da Charlotte su un fraintendimento dei loro sentimenti.

 Sentire dell'arrivo di Georgiana a Londra le dava ancora più gioia, anche se questo avrebbe significato incontrare inevitabilmente Sidney.  Una volta rientrati, infatti, nulla avrebbe impedito a lui di partecipare a balli, pranzi ed eventi di ogni tipo a cui Susan certamente avrebbe trascinato anche Charlotte. La sua fantasia prese a viaggiare freneticamente verso milioni di scenari, senza trovarne uno davvero confortante. Non era affatto pronta a rivederlo, aveva accettato l'invito di Susan con più leggerezza perchè lo sapeva dall'altra parte del mondo. 

Avrebbe voluto cambiare immediatamente rotta, lanciarsi dalla carrozza in corsa se necessario, pur di evitare l'arrivo in città. In quel frastuono di emozioni e di idee poco ortodosse, il veicolo rallentò come se avesse sentito i propositi della passeggera. Il cocchiere la invitò a scendere, Erano appena giunti alla fermata della diligenza per Londra. I suoi bagagli erano già stati prelevati e l'attendevano fuori. Nulla le avrebbe impedito di chiedere all'istante per un rientro a Willingden. Eppure i suoi piedi e il suo corpo, come se fossero sordi alla tempesta che aveva dentro, si diressero verso la carrozza per Londra.

                                                                                   *

Il vento tagliente della grande città sferzò le guance di Charlotte. Appena scesa dalla carrozza un freddo tonificante le immobilizzò le labbra in un sorriso accennato ai passanti. Attendeva qualcuno della servitù mandato da Susan per condurla a casa, ed infatti dopo qualche minuto arrivò Serge, "al suo servizio signorina Heywood". La dimora di Susan sembrava sorgesse al centro di quel frenetico mondo quale era Londra. Con un solo sguardo era impossibile coglierne la grandezza e, pur girandovi attorno, c'era il rischio di perdere qualche dettaglio sulle magnifiche vetrate, o sui cornicioni bianchi intarsiati da cui sporgevano sculture mitologiche.

All'interno un maestoso ingresso avrebbe intimidito anche il più ricco visitatore. Charlotte dovette reggere la testa china all'indietro per impedire che le cadesse a terra: solo in quella posizione si poteva ammirare il magnifico soffitto. Anche lì vi erano raffigurati scenari mitologici di una delicatezza sovrannaturale. Susan arrivò correndole incontro col più sincero dei sorrisi, incantevole nel suo abito color carta da zucchero. Charlotte pensò per un istante che fosse scesa dagli affreschi del soffitto sopra di loro.

- Mia cara amica, finalmente se qui e con te il disgelo del mio odioso inverno londinese.

- Lady Susan, credo di non poter andare oltre questo ingresso, lo sfolgorio della vostra casa è ciò che di più bello io abbia mai visto. Non sono degna di stare tra questi capolavori!

- Al contrario, mia cara - Susan le strinse le mani- l'umiltà e il candore con cui vi stupite di ogni cosa sono i migliori ospiti che una casa possa desiderare. Seguitemi vi prego, vi condurrò nella vostra stanza.

Salendo per una scala di marmo Charlotte non potè fare a meno di sfiorare con la punta delle dita le pareti fredde e bianche. Improvvisamente le venne in mente quando sorprese Sidney al mare, nudo, dopo il suo bagno. Distolse immediatamente la memoria da quel ricordo che tornava a morderle lo stomaco come una bestia feroce.