Come un vecchio amico

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La notte passò lentamente e con gran tormento. Charlotte si rigirò così tante volte nel suo letto, da perdere il senso dell'orientamento nel buio della stanza. Ogni frammento di quella giornata aveva preso proporzioni immense, occupando la sua testa senza darle pace. Le chiacchiere di lady Cassidy e la tumultuosa discussione con Sidney erano come un tarlo che rosicchiava il suo stomaco con insistenza. Mai si erano attaccati a vicenda con tale impeto, sin da quando si conobbero a Sanditon e il loro rapporto era tutt'altro che idilliaco. Di molte cose si pentiva, pur provando rancore e diffidenza verso quel mondo che gli girava intorno con le sue finzioni e apparenze. Tutto quel dolore e quell'amarezza non le impedivano però di mettere da parte la sincerità del suo amore per Sidney, l'uomo che per qualche secondo pensava di aver visto in quelle parole urlate e in quei silenzi carichi di rabbia. Lo aveva ferito e si mortificava doppiamente per questo e perchè, nonostante tutto, si preoccupava anche dei suoi sentimenti e delle sue opinioni. Il sole intanto iniziava ad intrufolarsi tra le pesanti tende, piccoli sprazzi di luce che fecero intendere a Charlotte di aver raggiunto l'alba senza aver dormito che un'ora, forse due. Decise di alzarsi dal letto, insopportabile nemico dopo quella lunga notte. Si vestì ed uscì. 

L'aria ghiacciata non la spaventava, a Willingden capitava spesso di avventurarsi per la campagna alle prime luci del mattino, soprattutto quando il sonno sceglieva di lasciarla prima del previsto. Per le strade non c'era anima viva, se non qualche bottegaio che apriva la sua attività col volto ancora stropicciato dal letto. Londra era esattamente lì, in quel frangente di quiete che prepara ad un'intensa giornata. Era in quel silenzio ristorativo che apre e chiude il ritmo quotidiano della città e dei suoi abitanti. Charlotte trovò solo allora un po' di tregua dai suoi tormenti, concentrandosi sul rumore dei suoi passi e sull'aria immobile intorno. 

Dopo qualche minuto si inoltrò in una traversa che costeggiava un bellissimo viale di alberi e siepi. Si accorse che altri passi si erano aggiunti ai suoi, prima lontani poi sempre più vicini. Intorno non vedeva nessun'altra anima errante, uscì dalla traversina e si ritrovò faccia a faccia con qualcuno che, come lei, aveva trovato impossibile concedersi delle ore di sonno. Sidney si fermò di colpo, altrettanto sorpreso di incontrarla a meno di ventiquattro ore dalla furiosa lite. Sembrava si fosse vestito alla rinfusa, aveva la camicia semiaperta e un giaccone, niente cappello o bastone da passeggio. 

<<Signor Parker>> disse Charlotte indecisa su quale fosse il tono migliore da adottare <<anche voi un esploratore solitario della città?>>

<<Purtroppo il sonno non è tra i miei migliori amici ultimamente, signorina Heywood. Mi capita spesso di esplorare le strade a quest'ora>>. Charlotte gli lesse una tristezza quasi ancestrale. Questo bastò per far cadere il muro che tanto faticosamente aveva costruito nelle ore di veglia.

<<E voi, come mai così presto fuori?>> le chiese lui.

<<Posso affermare che il motivo è più o meno lo stesso. Non riesco a dormire molto, e camminare mi piace...>> Presa da quell'improvviso senso di arresa che le cresceva dentro, verso un uomo stanco e infelice, proseguì:<<Non ho chiuso occhio stanotte, pensavo e ripensavo alle terribili parole di astio che ci siamo urlati l'uno contro l'altra>>

<<Anche io sono rimasto molto turbato, signorina Heywood. Mai avrei voluto un confronto così burrascoso tra noi dopo tanto tempo...>>

<<Dovete sapere, signor Parker, che non era mia intenzione reagire così impulsivamente. Su questo lato del mio carattere devo ancora lavorarci. Ma ero già molto tesa perchè... Non importa più>> Charlotte si morse la lingua, a che pro riaprire la ferita sulle chiacchiere riportate da lady Cassidy? Si voltò richiamata dalla prima carrozza del mattino, sperando di far disperdere le parole in quel rumore.

<<Cosa volete dire? Continuate vi prego>> la esortò lui con fervore.

<<Dimentichiamo tutto, signor Parker>>.

<<Mi chiedete di dimenticare le ultime ore o gli ultimi mesi? Perchè per questi ultimi dovrò fare uno sforzo per il quale non dispongo le forze>>

<<E' necessario per entrambi, per andare avanti, impiegare tutte le energie>>

<<E la vostra vita, in che direzione va, Signorina Heywood?>>

<<Questo non lo so nemmeno io... Ora. Ma se anche lo sapessi, temo che non vi riguarderebbe oltre ciò che può importare ad un vecchio amico>>. Con quelle parole Charlotte capì di averlo colpito ancora. Lui abbassò lo sguardò, poi si girò e sorrise con amarezza. <<Vi saluto signorina Heywood, come un vecchio amico>> e se ne andò con passo veloce.


Sanditon, pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora