E io che ero convinto che Marcus mi odiasse... da quando l'avevo preso in braccio e l'avevo iniziato a sommergere di coccole, il piccolo si era appiccicato a me senza nessuna voglia di mollarmi, disperato di quel contatto che tanto gli era mancato. Si era disteso sul mio petto, con la testa appoggiata sulla mia spalla e gli occhi chiusi, esausto di quella serata così movimentata. Più lo coccolavo e più sentivo le sue resistenze abbandonarlo, talvolta cercava di darsi un consegno, schiarendosi la voce e cercando di tirarsi su, ma il suo orgoglio e la sua integrità erano niente a confronto del suo disperato bisogno di affetto.
Poi, da quando mi ero messo ad accarezzargli la schiena, sfiorando appena con la punta delle dita, sono abbastanza certo fosse morto.... si era incollato a me, stringendomi forte, forse spaventato che io potessi andarmene e lasciarlo lì. Restammo così per un pò, finché il ragazzo non decise di proferire parola:<<...domani.... possiamo non parlarne di stasera? Perfavore....>>mi chiese, con voce un pò dura. Cercava di darsi comunque tono, nonostante le sue azioni stessero palesemente mostrando il contrario.
<<certamente, come vuoi tu..>> dissi sorridendo, cercando di assecondarlo. Non penso si riferisse all'incubo, bensì a questa imporovvisa tenerezza alla quale non poteva resistere.Mi misi ad accarezzargli i capelli, sapendo che anche quello era un suo punto debole dopo la schiena, e decisi di precisare una cosa:<<...questo però non vuol dire che, se ne hai voglia, tu possa tornare qui... le mie braccia restano aperte anche per te.>> dissi, sempre con il sorriso. Ero certo di sembrare un rincoglionito in quel momento, ma non sapevo cosa mi stesse prendendo: ero come innamorato perso di quel ragazzino, e non era la prima volta, c'erano già stati dei casi di questo rincoglionimento con Lawrence.
Lo sentii sospirare affranto sulla mia spalla, prima di trovare il coraggio di chiedermi:<< perchè? perchè fai tutto questo...per noi?>>
Lo tirai su dalla mia spalla, tenendolo sempre in braccio seduto sulle mie ginocchia, volevo guardarlo negli occhi: non posso descrivere quanto fui felice di vederli non grigio smorto, ma argento: era il segno più evidente che lui stesse bene. Gli raccontai quello che già voi e Lawrence sapete, della mia infanzia difficile e della mia adolescenza complicata, tra istituti, collegi e tante vergate e abusi.
<<...so cosa si prova. E.... non voglio che passiate lo stesso. Tutto qui.>> conclusi, ma sapevo di non averlo convinto.Marcus mi squadrò, piegando la testa di lato con una smorfia, cercando di capire il mio punto di vista, qualcosa non gli tornava. <<che c'è? Umh...>> gli domandai, mentre mi approssimai ad accarezzargli il viso, ma si scostò subito di riflesso. Ormai lo avevo capito che lui non lo faceva apposta, e che non era abituato: infatti aspettai che si rilassasse per poi sistemargli un ciuffo dietro l'orecchio.
<<non capisco come fai..... cioè okay capisco che ci sia una "connessione", ma non come, perchè?>> era confuso, forse non concependo come io avessi deciso di stare dietro proprio a loro due.Ridacchiai, volendo dirgli la verità:<<lo sai che non lo so? Credimi, certe volte mi sorprendo pure io di cosa faccio... è istintivo. Io ero partito da adulto e professore che si rispetti con l'intento di darvi una mano e basta. Suvvia due ragazzini così giovani, da soli, nel mondo degli adulti... qualsiasi uomo che si possa chiamare tale vi avrebbe dato supporto e guida, almeno per insegnarvi come restare vivi. Poi... non so che effetto mi avete fatto, mi sono come rincoglionito e ho iniziato a tenerci davvero a voi due. A Lawrence ovvio, ma, anche tu mi preoccupi spesso, e senza volerlo mi ritrovo a starvi dietro perchè ho come paura che vi facciate del male, e odierei non averlo potuto evitare. Tutto qui.>>
Marcus mi guardò attentamente, per poi mettersi un pò a riflettere: sono certo stesse raccogliendo i dati che aveva su di me, unendoli a quella confessione a cuore aperto. Mi fissò di nuovo, e non feci in tempo a vedere quel raggio di luce attraversargli gli occhi, che tornò con la testa sulla mia spalla, in un tacito consenso. Mi aveva accettato e mi stava dando un pò di fiducia, e quello per me era il traguardo più bello che potessi raggiungere. Lo abbracciai, lasciando che il piccolo si concedesse in suo momento di vulnerabilità al sicuro da tutto.
<<che ne dici di tornare a dormire? Credo tu ne abbia abbastanza bisogno...>> gli suggerii, senza successo. << ma vai a dormire tu! Io non ci torno.... >> disse scontroso, non muovendosi però dal suo nascondiglio caldo e accogliente sul mio petto.
<<... puoi parlare con me lo sai? Quello che è successo stasera, rimane tra noi. Tutto. E poi se vorrai tornare, io, come ho detto, ti lascio la porta aperta.>> dissi, cercando di fargli capire che non stavo giocando contro di lui, ma con lui. Lo capivo, anni e anni da solo, facendo affidamento solo su se stesso, era difficile concedersi di aprirsi a qualcun'altro. Marcus sospirò, e per un pò rimase zitto, prima di trovare il coraggio di parlare.<<ho......ho paura di tornare di nuovo in un incubo... non credere che io sia una checca, ma... non sono cose belle quelle lì dentro. Anche se ormai penso che la tua opinione di me sia diventata una merda...>> mi rivelò, con immensa fatica. Lo ripresi a coccolare, cercando di metterlo a suo agio: <<hey, io non ho mai pensato tu fossi una checca, anzi, credo tu sia uno dei ragazzi più forti e duri che abbia mai avuto la fortuna di conoscere, e fidati ne ho conosciuti. Con duro, includo anche testardo...>> dissi, facendolo miracolosamente ridacchiare.
<<e... capisco la tua paura. Come ti dicevo, so di cosa si tratta, ma sei stato molto forte ad ammetterlo.>> continuai, cercando di riempirlo di complimenti. Avevo visto che tutti e due avevano come un debole per le parole dolci e le lodi, e questo potevo solo usarlo a mio vantaggio.Marcus sospirò, trovando un altro posticino addosso a me dove stesse comodo, gli stava piacendo stare lì eh!
<<ma tu hai tanto bisogno di dormire.... credo che possiamo dire con certezza che sono mesi che non dormi come dovresti a causa di questi incubi, dico bene?>> gli chiedi, cercando di fargli una ramanzina mooooolto delicata, per non spingerlo via da me. Mugugnò d'istinto, prima di rendersene conto e cercare di darsi un contegno, poichè sembrava un bambino.<<... e se finissi di nuovo in un incubo? Non.... non voglio viverne un altro, almeno per stanotte....>> mi disse, scoraggiato. Non resistetti, e lo strinsi forte a me, come mai prima, accogliendolo tra le mie braccia:<< ci sarò io a svegliarti e a proteggerti, ogni singola volta. Non... non sei più solo a combattere questa battaglia cucciolo. Te lo prometto.>> gli sussurrai, con quella voce paterna che ormai stavo imparando ad avere con loro e ad accettare.
Il ragazzo mi fissò, regalandomi un sorriso:<<non è poi così male averti intorno...>> disse scherzosamente.
Sorrisi, e mi consesse di dargli un bacio sulla fronte, che lo fece sciogliere:<< neanche tu piccola peste.... ora cerca di dormire, ne hai bisogno. Io resto qui. >> gli dissi, surrurrando e coprendolo meglio con la mia giacca. Devo comprargli dei plaid, punto.
Sapevo che l'indomani sarebbe tornato il Marcus di sempre, aggressivo e scontroso, pronto a sfidargmi e a litigare per ogni cosa, ma per ora mi godetti quel cucciolino che avevo tra le braccia, che mi strinse forte per addormentarsi.Ripresi a coccolarlo, e restai lì a guardarlo dormire, non so neanche io per quanto. Ero perso, completamente perso per quei due, e ora ne avevo la certezza: già quando Lawrence si addormentava in braccio a me, o lo vedevo ridere, sorridere e combinare marachelle (compreso il riempirmi la giacca di vernice) andavo al settimo cielo per quanto fossi felice di vederlo vivere. Ma adesso... con quella peste cocciuta tra le braccia, avevo completamente perso ogni cognizione di intendere e di volere. Erano miei, i miei piccoli. Nessuno poteva dirmi il contrario.
Sapevo che c'era un sacco di strada da fare, e che non era ancora finita l'era delle litigate e delle sgridate, anzi ero certo che prima o poi, quella famosa sculacciata che già mi venne voglia di dargli la prima sera che li conobbi, gliel'avrei meritatamente data. Ma ero felice così.... dopo tanto, TANTO tempo, ero felice.
Chiusi anche io gli occhi, assaporando quel piccolo tra le mie braccia....
Il mio piccolo.
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Saudade: "L'amore che resta"
Подростковая литература(Sistemata) Servono poche parole per decrivere la parola "Saudade". E Nostalgia non è il termine più appropriato. È molto di più... è molto peggio.... È l'amore che rimane in una persona quando qualcosa o qualcuno è andato perso. È malinconia ed è...