Entrai in aula insegnanti stanco morto e mi sedetti al mio posto, cercando di non disturbare Agnese, anche se lei aveva già notanto che non avevo una bella cera:<< Dio mio Sirio, ma che ti hanno fatto quei due?>> mi domandò preoccupato. Sospirai, ero prossimo ad un esaurimento nervoso:<< Marcus si è ammalato, una macchina è passata in una pozzanghera e si è fatto 15 minuti di camminata per tornare a casa zuppo fradicio, ma nega l'evidente!!! Mi ha fatto impazzire ieri sera, abbiamo litigato come dei matti per poi passare la notte al bagno, lui a stare male e a vomitare e io a tenergli la testa. Non riusciva a respirare tanto era attappato! E stamattina ha avuto anche il coraggio di dirmi che non aveva nulla, e che era qualcosa nel cibo, mentre andava all'uni......... Agnese era bollente e pallido come un cencio, non so che fare! Ora è a lezione, ma sono preoccupato a morte, e ringrazio di esserlo perchè sennò lo avrei già ammazzato!>> le risposi, un pò esasperato.
La donna ridacchio, accarezzandomi il braccio come era solita fare per calmarmi. Sospirai, appoggiando la testa sulla sua spalla, concedendomi un monento di pausa, per poi godermi la sua mano tra i capelli. Eravamo diventati più fisici io e Agnese, più affettuosi e scherzosi nei confronti l'uno dell'altro, comprendendo qualche volta anche il nostro bisogno di contatto fisico occasionale; a lei piacevano i massaggi alle spalle, che come madre di 5 ne avevano passato di sforzi, e io avevo bisogno del placebo di una carezza o di un crecco per evitare che lo stress e l'ansia mi dessero alla testa.
Inutile dire che in tutto questo, Luciano mi voleva morto! Anche se quella tra me e Agnese era letteralmente diventato un rapporto certe volte tra fratello e sorella e certe volte tra madre e figlio, a tutta la scuola sembrava una storia romantica e segreta, alimentando pettegolezzi e gossip che facevano parecchio incazzare il preside.
La loro storia era un tira e molla costante, alcune volte sfondavano un banco nello stanzino delle scope dalla furia, altre non si parlavano per giorni per una banale incomprensione. E in quei giorni, il preside stringeva di molto la presa su di me, che ero sempre tra le palle di Agnese, cercando ogni pelo fuori posto per cazziarmi, trovandone però pochi!<<di solito ti direi di lasciarlo stare, o di cercare di spiegargli i pro e i contro delle sue scelte e i suoi comportamenti. Ma se si parla di salute Sirio, vai di cattive..... ovvio, non fargli male, ma immobilizzalo, forzalo, fregatene. Cerca ovviamente di provare prima con le buone, però non farti infinocchiare. Hai pensato che ci possa essere un qualche trauma passato o simili?>> mi domandò.
Io mi tirai su dalla sua spalla, stiracchiandomi:<< non è che ci ho pensato, è evidente! Ormai non mi salta più addosso per quello che dico, è diventato molto più razionale e tranquillo. Però se lo fa, vuol dire che è di certo un lato abusivo del suo passato... non vedo l'ora di scoprire come l'hanno rovinato e desiderare di ammazzare quei due cretini dei suoi genitori, yeeee!>> dissi, con falso entusiasmo.Agnese ridacchiò, prendendomi la mano, conoscendomi ormai fin troppo bene, cercando di evitare che mi innervosissi, che poi rischiavo di spaccare qualcosa.
Lei sapeva che su certe cose non riuscivo a trattenermi, e prima della mia reputazione c'erano i miei piccoli.
Respirai profondamente, stringendole la mano senza farle male, ricambiandola con un sorriso:<< ti porto il caffè?>> le domandai a bassa voce.
<<era ora! E certo! Forza forza, cameriere...>> mi prese un pò in giro.
<<ma vaffanculo!>> le risposi ridendo.__________________
Tornai a casa dopo una sosta in farmacia e da un centro commerciale con la spesa. Ero pronto per la guerra! Ero arrivato a casa mia, poichè l'appartamento dei ragazzi era un cantiere in questo periodo: il proprietario aveva deciso di istallare, finalmente, il sistema di riscaldamento, facendo però un macello a metà novembre. Sistemai le cose in cucina, aspettando pazientemente che il mio malatticcio tornasse a casa. Avevo provato a scrivergli che lo sarei andato a prendere, ma non avevo ottenuto risposta. Dopo un pò, Marcus entrò in casa, con una cera ancora peggiore di quando era uscito quella mattina.
<<ragazzo mio, giuro che se mi dici che....>> iniziai a sgridarlo, ma il signorino mi precedette!<<Sirio falla finita! Non sto male! L'unico male che ho adesso sei tu che mi stai spaccando le palle!!!>> mi rispose aggressivo e nervoso, respirando con il naso tappato.
Mi avvicinai a lui, prendendolo di peso e stringendolo per evitere che mi scappasse:<<Sirio che cazzo fai??? Mollami!>> mi urlò agitandosi. Mi bastò poggiare la mano sulla sua fronte per sentire che era bollente.
<<okay! Hai due possibilità: o la fai finita con queste scene e mi spieghi che ti passa per la testa, perchè ne sono certo che c'è qualcosa che ti sta passando per la testa, mentre ti provi la febbre, OPPURE te la provo io con le cattive! Quindi?>> gli domandai, ma presto le due intenzioni mi furono chiare.<<Ahia! Ma sei impazzito?>> gli domandai incazzato nero, dopo aver ricevuto un morso. Ok, cattive sia.
Lo presi di peso, facendolo sdraiare sul bracciolo del divano, bloccandolo giù con il mio ginocchio tra le scapole, così da avere le mani libere.
<<Mollami porco D*o! Lasciami andare! Questo è abuso lo sai???>> cercò di ferirmi a parole. Gli accarezzai la testa, cercando di farlo calmare.
<<Marcus, ma che hai? Stai delirando per la febbre? Insomma lo sai che non ti farei mai del male! Se ora sono un pò "brusco" è perchè ti stai comportando da scellerato, e perchè ti voglio un mondo di bene non posso permetterti di farti del male.... ultima possibilità, la proviamo la febbre con le buone?>> gli domandai di nuovo, con ancora più dolcezza.Un *vaffanculo, nessuno te l'ha chiesto* dopo, e il primo sculaccione era già calato sul suo culetto, rialzato dal bracciolo in maniera perfetta per dargli una piccola lezione:<< ahia! Ma...ma....>> si stupì, guardandomi con gli occhi lucidi.
<<hai detto tu che non stai male, per questo qualche sculacciata a causa di quel linguaggio cosi volgare non ti faranno male!>> dissi, dandogliene una seconda.
Sorrisi quando vidi la confusione invaderlo, per il fatto che gli avevo rivaltato contro il suo stesso ragionamento.
Gli scoprii il culetto, sferrandogli altri sei sculaccioni per non destare troppi sospetti rispetto al mio piano:<< guai a te se scomodi di nuovo Dio in una delle tue sfuriate! Intesi?>> mi fermai dallo sculacciarlo, anche perchè sapevo che rischiavo di fargli avere un attacco di panico.Annuì debolmente, ero riuscito a farlo un pò cedere. Sospirai, tenendolo ancora saldamente giù sul divano usando il ginocchio, prima di tirare fuori un vasetto di crema e un termometro. A mali estremi (e teste dure), estremi rimedi...
<<personami per quello che sto per fare, ma è per il tuo bene...>> gli dissi, accarezzandogli la testa.
Marcus cercò di sollevare la testa e guardare cosa stessi facendo, un pò impanicato:<<Sirio? Che vuoi fare??? Ti ho già detto che mi disp...AHO!>> urlicchiò dopo che lo ebbi "infilzato" con il termometro.
<<umhhh quante scene! Sappiamo tutti e due che da qua dietro ci è passato qualcosa di più grosso di un termometro!>> dissi, ridacchiando.Mentre con una mano gli tenevo il termometro in posizione nel culetto, con l'altra cercavo di coccolarlo e farlo calmare.
<<ti prego toglilo.... ti prego toglilo....>> mi ripeteva come un mantra, ma ero certo che non fosse per la situazione, ma per qualche brutto ricordo che stava saltando fuori.
Tolsi il ginocchio dalla sua schiena, accucciandomi accanto al suo viso, per baciarlo e accarezzarlo, sussurrandogli dolcemente cose rassicuranti:<< piccolo, 5 minuti, resisti. So che non è piacevole, ma è importante per capire se stai male. Non succede nulla se hai la febbre, prendiamo una tachipirina e poi mentre aspettiamo che scenda ti coccolo. Non c'è niente di male se ti sei ammalato, può succedere... shhhh rilassati, è quasi finito.>>Al "bip" del termometro mi ridestai da quel turbinio di coccole che prendeva ogni fibra del mio cuore e corpo, controllando la temperatura mentre pulivo la punta con un cotone imbevuto di alcol. Per poco non mi prese un colpo:<< Marcus, hai la febbre! E pure alta. 38.6!! Non è da prendere alla leggera.>> gli dissi preoccupatissimo. Marcus mi guardò tra il confuso e lo spaventato, domandandomi:<< non sei arrabbiato?>> e lì capii che erano belle cose quelle che associava alla malattia.
Gli sistemai i vestiti, prendendolo in braccio subito dopo, accoccolandolo tra le mie braccia:<< certo che no, non è colpa tua! Marcus dovresti saperlo che non ti farei mai del male... ma perchè questo timore?>> domandai.<<beh, diciamo che il fatto che fossi malato in casa mia non era una notizia che veniva presa bene.....>>
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Saudade: "L'amore che resta"
Подростковая литература(Sistemata) Servono poche parole per decrivere la parola "Saudade". E Nostalgia non è il termine più appropriato. È molto di più... è molto peggio.... È l'amore che rimane in una persona quando qualcosa o qualcuno è andato perso. È malinconia ed è...