.Capitolo 5.

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Io e Lawrence salimmo in macchina di Luis, che mi aveva lasciato prima di correre dal suo paziente, e partii alla volta dell'ospedale. Una parte della mia testa si stava chiedendo cosa cazzo stessi facendo, nel prendermi la responsabilità di un ragazzo, minorenne e ferito, ma ogni singola fibra del mio corpo e ogni mio singolo pensiero era concentrato a proteggere quel giovane e ad aiutarlo. Mentre guidavo, con la coda dell'occhio tenevo Lawrence sotto controllo, aveva preso una bella botta, la ferita era grossa nonostante avesse smesso di sanguinare e lui non aveva la migliore delle cere.

<<come stai? Nausea? Ti gira la testa?>> chiesi, molto piano con la voca, quasi timoroso che, spaventato, mi scappasse anche se era impossibile. Lui scosse la testa, ridestato dai suoi pensieri:<<sì, mi fa un po' male, ma nulla di esagerato.... >> mi rispose, anche se non ero certo mi stesse dicendo la verità. Continuai a guidare verso la struttura ospedaliera, cercando come potevo di tenere a bada la tensione e l'imbarazzo della situazione.
<<allora? Che ci inventiamo?>> gli chiesi, quasi fosse un gioco. Sentii i suoi occhi azzurri fissarmi intensamente, quasi a cercarmi di  leggermi il pensiero:<<giusto, hai ragione, se non ci mettiamo d'accordo sul cosa dire, e diamo versioni diverse, potrebbe succedere un casino...>> disse, capendo tutto al volo. Che ragazzo perspicace!

<<io direi che sono tuo zio, il fratello di tua mamma, così non scassano per il cognome, e che sei venuto da me per problemi a casa, e che mentre stavi sotto a un tavolo di marmo che ho in salotto, giocando con il gatto, la lastra sopra è scivolata e ti ha preso in pieno.>> dissi, inventandomi la cosa più papabile che mi potesse passare per la testa. Lui annuì, per poi dire:<<e il gatto, come si chiama?>>. Mi scappò una risatina:<< boh.... Zampino...>> dissi. Lo sentii ridacchiare:<<Zamp....ok va bene!>>

Arrivammo davanti al pronto soccorso, e ci trovammo davanti una fila assurda:<<ma cosa?? Ma porco Zeus, tutti stasera dovevamo farsi male?>> dissi, imprecando gli dei. Lawrence ridacchiò:<<oddio, faremo mattina....>> mi disse, guardandomi disperato, e io non potei che mettergli una mano sulla spalla e sorridergli, ci sarei stato io con lui!
Entrammo e dopo poco ci fecero registrare, l'infermiere, troppo stanco e scoglionato, si bevve completamente la nostra storia e non ci fece domande indiscrete, mollandoci un codice verde. Lawrence però ebbe dei brutti capogiri, quindi ci fecero entrare subito.

Ci sistemarono in una "stanza" nel pronto soccorso, divisa dal resto delle altre da tende scorrevoli. L'infermiere era un uomo sulla 40ina, molto professionale e sbrigativo:<<resta in camicia, sbottonata, togliti giacca, cintura e tutto quello che hai di metallico e dalle a tuo zio, potete mettere le cose sulla seggiolina. Tra 5 minuti ti vengo a mettere la flego e ti faccio le analisi del sangue, do un occhio alla ferita e poi ti faremo  una tac alla testa per essere sicuri non ci siano riversamenti, e una volta che avremo i tuoi risultati, ti visiterà un neurologo. Per ogni evenienza chiamate, io torno subito>> sentienziò prima di sparire dietro la tendina verde acqua.

Lawrence si vedeva che era spaventato e confuso, così io mi avvicinai e gli diedi d'istinto una carezza sulla schiena:<<andrà tutto bene... dai, facciamo quello che ci ha detto l'infermiere, prima che ci usi come tiro a segno con le siringhe!>> dissi, cercando di tirargli su il morale. Vidi una piccola luce accendersi in quegli occhi, e un minuscolo sorriso, formarsi sulle sue labbra. Lo aiutai a svegliarsi e seguendo le istruzioni dell'infermiere, e mi sistemai vicino a lui. Lo costrinsi a sdraiarsi sul lettino, era esausto, pallido e stanco, chissà che giornata aveva avuto per preparare la galleria all'event notturno.

Appena entrò l'infermiere, un'altro più giovane, con l'ago cannula e la flebo, lo vidi saltare:<< ciao! Da quanto è che non mangi, così valuto cosa, oltre le transaminasi, posso infilarti nelle analisi?>> disse l'uomo, che rapido gli prese il braccio sinistro cercando il punto migliore dove pungerlo. Lawrence si agitò un po':<< aspe, cosa?? Transa che?? A che servono? Oi!!!>> disse, ritirando il braccio dalla presa dell'infermiere, che lo guardò confuso.

Intervenni, con voce gentile e tranquilla:<< hey, hey, calmati! Non fare così, il signore qui sta solo cercando di fare il suo lavoro! Le transaminasi servono perché ti faranno la tac con metodo di contrasto, e la possono fare solo se sono nella norma! Su, rispondi qui al signore...>> dissi, stringendogli la mano e accarezzandogli la schiena per calmarlo.
Mi guardò per un pò, studiandomi con i suoi occhi come il cielo, prima di darsi una calmata:<<mi scusi, non è che ho paura, è che se non so cosa mi fate, mi prende il panico! Sì, emh.... ho mangiato circa 5 ore fa!>> disse, un pochino più rilassato.

L'infermiere sorrise e anzi si scusò di non aver dato alcuna spiegazione, e che anzi, era una gran cosa che Lawrence fosse attento e non si fidasse del primo tizio con il camiche che non gli desse delle referenze e delle informazioni! Decretò di poter fare delle analisi complete e finalmente, il ragazzino gli concesse il suo braccio e lo lasciò fare il suo lavoro.

Si mise a fissarlo con i suoi occhioni, curioso di come l'infermiere facesse, mentre gli attaccava la flebo al braccio, per nulla disturbato dal dolore. L'operatore sanitario gli attaccò una flebo, gli assicurò l'ago cannula con dei cerotti, e gentilmente si dileguò con le fialette di sangue. Lawrence si distese tranquillo, per poi puntati di nuovo i suoi occhioni addosso:<<.....grazie.....>> mi disse solo. Io sorrisi:<<....se è per quello, gli ospedali e gli aghi non piacciono neanche a me...>> dissi, facendolo ridere.

Non ci volle molto prima che la sua curiosità sorgesse:<<come fai a sapere a cosa servono le transaminasi?>> mi domandò. Io sorrisi di nuovo, sedendomi su lettino accanto a lui:<< diciamo che... sono stato tanto tempo in ospedale...>> dissi, e la sua risposta mi spiazzò; mi strinse la mano, preoccupato:<<stai bene?>> mi chiese.
Lo guardai, non mi sarei mai aspettato una risposta del genere, così pura, così sinceramente preoccupata per me. Scossi la testa:<< si, si, tranquillo! Era mia moglie che...>> mi zittii, pensieroso.

E di nuovo, lui ebbe la reazione più innocente e pura che potessi aspettarmi; ero abituato a frasi cerimoniali del cazzo, a pathos esagerato di un'empatia falsa... lui si tirò su a sedere, mi osservò e mi abbracciò. Mi strinse tra le sue bracciama magre e minuscole, in un'empatia sincera e vera, mi era vicino, ma senza soffocarmi, senza indispormi in ricordi che non volevo riesumare. Rispettava il mio dolore, e si fece solo sentire presente, con me, nel sopportarlo. Quando si staccò, sorrisi, e gli accarezzai la testa:<<grazie... ora cerca di riposarti, mettiti giù e chiudi gli occhi..... ci sono io qui con te....>>

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora