.Capitolo 29.

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Sono a tanto così dallo sculacciare tutti e due...forte...e a lungo....
Erano passate circa due settimane da quella famosa notte che cambiò i rapporti tra me e Marcus, ma purtroppo anche tra me e Lawrence...

Il moretto, come previsto, il mattino dopo era tornato cafone e scontroso, ma in maniera diversa. Si vedeva che lo faceva apposta per mantenere la sua reputazione davanti al fidanzato: infatti quando quest'ultimo era assente, si concedeva di avvicinarsi a me per parlare del più e del meno, talvolta persino appoggiandosi alla mia spalla o con la testa sulle mie ginocchia per un pò di affetto, che ovviamente non tardava ad arrivare. Era diventato un pò più tranquillo, non si arrabbiava temendo di essere abusato o ferito, anche se era sempre irritabile e straffottente, ma ora era più un misto di caratteraccio e capricci. Purtroppo al mio tentativo di una sgridata o minaccia di punizioni, ovviamente non fisiche, rischiavo lo stesso di essere mangiato vivo, per poi vederlo allontanarsi da me per un pò. Già era stato faticoso avvicinarlo, non potevo permettermi di farmelo di nuovo scappare.

Lawrence invece, era diventato una peste. Aveva iniziato a controbattere ogni cosa che dicevo, talvolta con sarcasmo o direttamente ignorandomi, a combinare un guaio dopo l'altro e persino a trovare scuse pur di non passare del tempo con me, e questo comportamento mi aveva dato non pochi grattacapi. Un paio di esempi, mi aveva detto di aver dato il parziale, e che mi avrebbe detto quanto aveva preso, ma quando, dopo 10 giorni, glielo chiesi di nuovo, mi svelò di non averlo dato. Provai a sgridarlo, ma lui si appellò al fatto che sapeva che mi sarei arrabbiato, e che gli avevo messo addosso un sacco di ansia e non si sentiva pronto anche se aveva studiato, quando in realtà, a me quella situazione, puzzava di bugia. Oppure mi combinava qualcosa, come facendo "per sbaglio" cadere qualsiasi liquido fosse sul tavolo sulle mie cose, o persino confondendo lo straccio per pulirsi le mani dai colori con la mia giacca, per poi farmi, quando mi arrabbiavo, gli occhioni da cucciolo innocente che SICURAMENTE non l'ha fatto apposta.
E io potrei mai impormi su due ragazzi che hanno subito abusi su abusi per minimo 15 anni, anche se per il loro bene? Certo che no...

Avevo così paura di fare un passo falso e farli scappare, che mi ero rassegnato a sopportarli, imponendomi di applicare metodi come "il rinforzo positivo", che a me mi è sempre parsa una cazzata. Ma non potevo fare altro.... ogni volta che alzavo la voce, li vedevo spaventarsi, quando li sgridavo, poi per ore mi stavano lontani, nonostante lo avessi fatto per il loro bene, e se per caso cercavo di "punirli" come togliendogli il cellulare, facendogli studiare un pò più del dovuto o cose così per un pomeriggio, mi beccavo occhiatacce sprezzanti come se li avessi abusati.

Inoltre avevano davvero iniziato a fare quello che pareva a loro... con la garanzia che non li avrei lasciati, casa loro era un disastro, mi rispondevano male, parlavano con un linguaggio che dire da scaricatore di porto, sarebbe stato un complimento, Marcus usciva e rientrava ad orari folli e senza dirmelo e Lawrence stava in galleria giorni interi, marinando l'università e non studiando. E io ero impotente davanti questo....

Stavo andando al lavoro quella mattina, e il sangue mi ribolliva addosso dalla rabbia e dallo stress: ieri Lawrence mi aveva deliberatamente mandato "a fanculo" perchè gli avevo chiesto come stava andando l'università e Marcus era sparito intorno alle 5 di sera per rientrare, bello tranquillo alle 8 DEL MATTINO MENTRE STAVO ANDANDO A LAVORO.
Ripeto, sono a tanto così dal perdere completamente la pazienza e dare una bella sculacciata a tutti e due. Mi sentivo inutile, non rispettato e preso in giro dal loro comportamento, ma non avevo idea sul da farsi....

Arrivai al liceo dove lavoravo, e faci una sosta nel mio studio. Sì, in questo istituto, ogni professore ha il suo ufficio, per lavorare, avere colloqui privato con alunni, colleghi e genitori, ma anche per poter tenere e preparare tutto il materiale per le lezioni. Il mio era abbastanza grande, situato sotto la scuola con le finestre in alto, apribile tramite dei bastoni dotati di gancio. Era fresco d'estate e d'inverno invece c'era un piccolo camino, che rendeva l'aria accogliente e piacevole, oltre che a un piccolo divano in pelle situato davanti ad esso. Un enorme cassettiera stava alle mie spalle, insieme ad un'immensa libreria, che avevo riempito in pochi giorni.

Saudade: "L'amore che resta"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora