Ci misi penso 10 minuti a domare Lawrence e a sistemarlo sulle mie ginocchia: non ne voleva proprio sapere, e potevo capirlo, si agitava come una biscia, tra urletti e insulti a metà.
Finalmente lo riuscii a bloccare in una posizione che fosse comoda per entrambi: lo avevo straiato sul divano, così che il busto e la testa fossero comodi, con le mani bloccate dietro la schiena e le gambe immobilizzate tra le mie, visto che mi ero già preso dei calci.
<<hai finito di farmi impazzire?>> gli domandai dolcemente, cercando di non rendere il tutto più pesante di quanto già lo fosse. Lo sentii brontolare molto presto:<< posso essere contrariato? Hai tutte ragioni del mondo, sono stato un cretino.... ma non posso farmi piacere questa situazione!!!!>> disse, un pò disperato, con gli occhi lucidi.Ridacchiai, ero contento di vederlo così reattivo e non spaventato nè terrorizzato.
Feci mente locale di tutto quello che mi aveva detto Agnese, e mi limitai ad accarezzargli i capelli, cercando di tenerlo tranquillo:<< so che preferiresti essere altrove e non subire tutto ciò, ma ti ricordo che ne abbiamo parlato appena un mese fa di questa cosa... e mi sembrava di essere stato chiaro, soprattutto riguardo lo studio e l'organizzazione universitaria. Quindi, vedrò stavolta di spiegartelo meglio!>> dissi, facendo cadere il primo sculaccione.Feci un paio di prove, per capire quale fosse la forza giusta, e solo quando lo sentii mugugnare, senza agitarsi troppo nè urlare, capii che era abbastanza forte da farsi sentire ma non troppo. Agnese mi aveva spiegato quanto fosse importante partire piano, senza esagerare, in un climax crescente. In pratica quelle che stava prendendo ora erano carezze in confronto a quelle che gli darò alla fine.
Continuai a far cadere colpi sul culetto del ragazzo, a mano aperta, stando attento alle sue reazioni, a non colpire troppo in alto.
Sentivo sotto la mia mano che a ogni colpo Lawrence si irrigidiva, bloccando il respiro per un paio di secondi.Verso la ventina, iniziò a lamentarsi, facendosi scappare dei sospiri e degli "ahia", e alla trenitina, sentii i primi singhiozzi.
Mi dispiaceva doverlo punire e far stare male, ma sapevo che per più di un motivo dovevo farlo.
Seguendo uno schema consigliato sempre da Agnese, mi fermai dopo una cinquantina di colpi, con Lawrence che già stava un pò piangendo, e spesso tirava su con il naso.
Misi subito le cose in chiaro, ma mi concessi di dargli un attimo di tregua e gli accarezzai la schiena per calmarlo:<< purtroppo non abbiamo ancora finito, ma ti lascio riposare un secondo. Va tutto bene monello?>> gli chiesi.<< io sto bene...sigh.... il mio culo meno...>> mi disse, sincero. Sapevo che non gli piaceva stare lì, sopra le mie ginocchia, ma sapeva anche di meritarsele. << ti lascio andare le mani solo se mi prometti che non ti rimetti a fare il terremoto, va bene?>> gli domandai. Non mi piaceva tenerlo così stretto, così appena annuì gli lasciai andare le mani, che subito si portò al viso per ricomporsi, appoggiandosi sui gomiti e tirando su il bacino.
Gli accarezzai un altro pò la schiena, lasciando che si calmasse, e mi fece capire che stava accettando la punizione, quando da solo si rimise giù, prendendo un cuscino e abbracciandolo. Sorrisi, fiero che mi stesse dando così tanta fiducia:<< bravissimo piccolo! Abbiamo quasi finito...>> lo incoraggiai, passandogli la mano sui capelli.
Sentii il suo corpo rilassarsi e arrendersi, ma con tranquillità. Gli misi la mano sinistra, ora libera, sulla schiena, premendo leggermente per tenerlo giù: a quanto mi aveva detto Agnese, dava sicurezza e controllo, ma io, non capendo come, mi fidai sulla parola.<< ora però...>> dissi, prima di far cadere un nuovo sculaccione, più forte di quelli di prima, sul culetto di Lawrence:<<... dobbiamo fare un ripasso... ti rendi conto di quale opportunità hai perso, saltando questi due parziali?>> gli domandai, accompagnando la domanda da una serie di sculaccioni, proprio mirati ad enfatizzarla.
Non ottenendo risposta, diedi un altro schiaffo, al centro, più rumoroso che doloroso, giusto per richiamare l'attenzione:<< non è una domanda retorica Lawrence, voglio una disposta verbale, da te!>> dissi, con il vocione cattivo, soprattutto chiamandolo per nome.
Era quella fase per mettere ben in chiaro le cose, ormai sapeva cosa aveva sbagliato..... il problema che mi aveva posto anche Agnese era per quanto tempo gli sarebbe rimasto?
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Saudade: "L'amore che resta"
Teen Fiction(Sistemata) Servono poche parole per decrivere la parola "Saudade". E Nostalgia non è il termine più appropriato. È molto di più... è molto peggio.... È l'amore che rimane in una persona quando qualcosa o qualcuno è andato perso. È malinconia ed è...