.Capitolo 19.

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Non riuscivo a credere di aver veramente tirato quattro schiaffi a uno dei ragazzi. Lo avevo pensato a lungo, e spesso mi avevano fatto prudere le mani, ma non mi sarei mai immaginato, che prima o poi, lo avrei fatto. Io ero cresciuto così, e ripensando alle centinaia di punizioni che ho ricevuto, sapevo quando erano necessaria qualche sculacciata e quando era fuori luogo, e Marcus se le era meritate. Mi sentivo strano però, come se avessi corso una maratona, dall'adrenalina che mi aveva spinto a quel gesto paterno esasperato, ma dall'altra parte anche sollevato di aver finalmente messo in riga Marcus.

Il ragazzo non si era azzardato ad emettere un fiato per tutto il tempo, mentre lo medicavo cercando di fare del mio meglio, ed era rimasto abbastanza schivo e distaccato, anche se non gli importasse, ma sapevo che stava male. Infatti, appena provai a parlare, si spaventò, facendo un saltello sulla sedia:<< Marcus?>> lo chiamai, con voce atona.
Ridacchiai alla sua reazione e gli sorrisi, non potevo negare che mi faceva tenerezza, e dopotutto, stava solo cercando di difendersi, anche se il modo non era dei migliori.

<<volevo solo dirti che da oggi in poi, ti lascerò in pace, contento? Più cerco di aiutarti e di rendermi amico, e più tu mi aggredisci e urli contro, andando persino a sparlarmi alle spalle pur di far valere la tua tesi che sono una cattiva persona.... Io questo tuo comportamento non lo tollero più..... quindi, visto che stai disperatamente cercando di allontanarmi ormai da tempo, ti risparmio la fatica e lo faccio io. Spero che questo ti renda felice....>> gli dissi, cercando di essere gentile, anche se fu faticoso far uscire quelle parole. Una parte di me credeva fermamente che il ragazzo mi odiasse, ma potevo chiaramente vedere che ci rimase male alla mia scelta.

Prima alzò di scatto lo sguardo, incredulo, per poi riabbassarlo subito dopo. Aspettavo si mettesse a gioire o ad esultare, con il suo solito atteggiamento da cafone, in realtà mi guardò, con i suoi occhioni grigi da bambino, che si riempirono di lacrime:<<C-cosa? Sirio io .... insomma...>> cercò di mettere le parole una dopo l'altra. Potevo vedere il suo cuore e il suo orgoglio combattere, non voleva che lo abbandonassi, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.

Io ero deciso a lasciarlo un pò nel suo brodo, anche se sotto sotto stavo rimpiangendo la mia scelta di allontanarmi da lui. Tra Marcus e Lawrence, quello che vedevo avere più bisogno di amore era proprio questo sbruffonciello qui, seduto davanti a me con faccia incredula.
Poco dopo si riprese, cercando di non farmi vedere che era dispiaciuto:
<< assolutamente, meno male.......>> si schiarì la gola, cercando di renderla profonda per mascherare la voce rotta. <<allora..... ci-ci lascerai stare suppongo?>>

Ma guardatelo, parla con il vocione come un libro stampato per nascondere che gli dispiace. Piccolino... scossi dalla mia testa quel dannato istinto che mi stava urlando di fare un inversione a U delle mie scelte ed abbracciarlo, sarei arrivato in fondo dannazione:<< no, ti sbagli. Lascerò in pace TE! Io e Lawrence abbiamo parlato oggi pomeroggio  sinceramente lui gradisce la mia presenza e io sono disposto ad aiutarlo sia con l'università che con quelle faccende "domestiche" che i grandi capiscono. E a me fa piacere passare del tempo con lui... come ti ho detto sto per cambiare zona e lavoro, e non ho più nessuno. Avere compagnia mi fa piacere...Tranquillo, cercherò di farmi vedere il meno possibile.... allora... buona serata.>> dissi, con un sorriso, sfregandomi le mani e uscendo dal bar, lasciandoli da solo al balcone.

Vidi con la coda dell'occhio che Marcus si fece scappare una lacrima, mettendosi la mano sulla bocca per non far uscire suoni, forse rimproverandosi di aver spinto via l'ennesima persona che voleva aiutarlo. Buon per lui, che stia ben in ammollo nel suo brodo.
Ero disposto in qualsiasi momento a riprovarci con lui, ma non adesso, doveva imparare una lezione importante.
Camminai neanche 100m, che il ragazzo mi sorpasso a gran passo, dandomi pure una spallata.
"Ah, è così eh? Facciamo i capricci per attirare l'attenzione" mi suggerì l'istinto, che aveva iniziato a percepire e comprendere quei piccoli comportamenti che, normalmente, avrei semplicemente relegato a maleducazione.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora