.Capitolo 51.

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Marcus si risvegliò dopo 2 orette di viaggio, strofinandosi gli occhi con i pugni chiusi.
Eravamo partiti appena riuscii a prenotare per il weekend, 3 notti dal giovedì al sabato, con ritorno a Milano la domenica, e con due valigie veloci e semplici.
Ero abbastanza nervoso quando avevo scoperto della bravata, fatta in buona fede per Dio, di Law, ma mi ero ancora di più arrabbiato quando avevo poi scoperto che il ragazzo aveva avuto la brillante idea di non prenotare una camera per la notte, con l'intenzione di dormire accampato alla stazione.
Questi due non hanno un istinto di sopravvivenza neache a pagarlo!

Accarezzai amorevolmente la testa a Marcus, che si era appena svegliato, ottenendo un sorriso.
<< i viaggi in macchina sono un sonnifero per te, vero peste?>> gli feci notare, dato che non c'era stata una volta nella quale non si fosse assopito appoggiato al finestrino.
Ridacchiò, accoccolandosi sul sedile:<< sì.... da piccolo mia madre girava tanto in macchina e doveva portarmi dietro... per....>> sospirò, rattristandosi.
Gli accarezzai il braccio:<< Marcus.... non devi avere paura di parlare con me, davvero. Conosci Lawrence e la sua mancanza totale di filtri quando parla, lui con me si sfoga molto, e non mi sempra che se ne sia mai pentito... tu puoi fare lo stesso.>> lo incoraggiai.

Sentii i suoi occhi argento addosso, che analizzavano le mie parole e le mie intenzioni. Poi sospirò di nuovo, aprendo di poco il suo guscio:<< .... ti ho già detto che mia madre si droga, vero? Beh, lei aveva, anche se credo che l'abbia ancora, l'abitudine di andare da uno spacciatore, acquistare, farsi, e restare per un paio di ore strafatta in quella casa. Io.... io restavo in macchina, finchè non fui abbastanza grande per restare a casa da solo, e lei non fu più costretta a portarmi dietro per le sue "gite". Quindi mi sono adattato e mi addormentavo velocemente durante il viaggio, così che quando mi risvegliavo erano passate un pò di ore e lei aveva finito...>> mi disse, con la voce spezzata, come se stesse sputando fuori ricci.
Erano cose dolorose per lui, ricordi sepolti nella sua memoria.

Gli presi la mano e la strisi affettuosamente:<< lo sai che anche io mi addormento facilmente al buio? Le suore del collegio cattolico dove stavo da piccolo, usavano chiudere i bambini in degli sgabuzzini stretti, umidi e bui, per ore. Io passavo il tempo o contando le pietre al buio, sentendole sotto le dita, o mi addormentavo. Infatti al cinema non ci posso andare, perchè dopo 15 minuti russo!>> gli dissi, facendolo scoppiare a ridere.
Sospirò, appoggiando la testa alla mia spalla:<< come fai?>> mi chiese.
Alzai il sopraccigio:<< a fare cosa?>> gli domandai.
<< come fai a parlarne così tranquillamente e a vedere il lato positivo in tutti gli abusi che hai subito....>>disse, con cautela. Avevo notato che quando sapeva di star per domandare un argomento "spinoso", abbassava la voce e andava più lento, scandendo le parole.

Mi misi ad accarezzargli con il pollice la sua mano (sia lodato il cambio automatico), cercando di spronarlo tra le righe a lavorare su se stesso:<< finchè sono nella tua testa, fanno molta più paura i ricordi. È come se ti portassi dietro una colpa, una macchia sulla coscienza che non riesci a lavare via. Però quando per la prima volta, riesci a buttarli fuori e a convertirli in parole, ti rendi conto che primo, non fanno più tanto male, e secondo, li riesci ad analizzare in maniera più lucida.... ho sempre creduto di essere stato un bambino difficile, casinista e problematico, di essermi meritato gli schiaffi, le frustate e le punizioni...poi l'ho raccontato a un'amica, quella che è poi diventata mia moglie, e all'improvviso, come una rivelazione, erano le suore i mostri di questa storia, non io. Erano delle pazze frustrate che usavano la violenza per gestire i bambini, poichè non avevano altri mezzi. E via dicendo con tutti i restanti ricordi....>> gli dissi.

Marcus mi guardò un pò scettico e confuso.
Ridacchiai davanti quell'espressione da cucciolo smarrito, e gli suggerii:<< prova a ripensare a quel ricordo di cui mi hai raccontato prima, fa ancora così paura?>>
Il ragazzo fissò il paesaggio cambiare fuori dal finestrino per un paio di minuti, prima di dirmi:<< non più.>>
Sorrisi e lo strinsi a me, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
<< piano piano usciranno tutti i ricordi brutti, non faranno così paura come prima, ma soprattutto, tanti nuovi ricordi belli prenderanno il loro posto, te lo prometto.>>
Gli diedi un bacio sui capelli, sentendo le sue mani stringermi il braccio, forte, come se stesse cercando di salvarsi da un turbine.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora