.Capitolo 42.

1.1K 68 17
                                    

Era passato un mese, stava andando tutto alla grande.
Ormai si avvicinava dicembre, le mattine erano fredde e grigie, spesso se non sempre, accompagante dalla nebbia.
Salii in macchina molto presto, intorno alle 6, come tutte le mattine, poichè avevo una missione prima di andare a lavoro: andare a svegliare quei due e assicurarmi che andassero all'università; già 3 volte li ho beccati al bar ed erano volate sculacciate. Li avevo avvisati che alla quarta finivano sulle mie ginocchia!

Ma sapevo che non erano ragazzi cattivi o menefreghisti, non erano così scellerati da marinare la scuola di proposito. No no, era ben peggio! Erano più capricci per ricevere un pò più cure e attenzioni, ora che potevano.
Ci eravamo organizzati in questo modo: io stavo con loro quando ci andava e come meglio tornava a tutti, i giorni in cui io restavo a scuola fino alle 17 non ci vedevamo, ma ci sentivamo spesso (mi chiamano dalle 10 alle 15 volte al giorno quei due!) E il fine settimana, almeno un giorno lo passavamo insieme, spesso anche la sera.
Ormai giocare insieme, sia a giochi da tavolo che a cose più "fisiche" come fare la lotta erano di routine, soprattutto con Marcus, ma avevamo iniziato a fare tante gite fuori porta, cercando di promuovere la loro cultura e curiosità o anche solo a prendere una boccata d'aria buona!

Però i signorini mi volevano "a rompere le scatole" la mattina, tradotto dal bambinese capriccioso loro, volevano che li svegliassi io con i miei modi dolci, oppure me li ritrovavo magicamente a saltare l'uni, proprio al bar davanti la mia scuola. Strano eh?
Non mi dispiaceva, anzi! Sapendo l'ansia che mi provocava andare in mezzo ai miei colleghi pettegoli e bastardi, anche per me quella dose di calore e coccole di prima mattina, era un toccasana, andavo più rilassato e felice a scuola e anche Agnese lo aveva notato.

Entrai facendo il meno rumore possibile e, dopo aver appoggiato la giacca e le chiavi, entrai in camera di quei due.
Non sono così stronzo da svegliarli di botto, ho passato 23 anni così, a farmi sfondare i timpani la mattina presto, quindi apro leggermente le tende, giusto per far entrare un pochino di luce, e mi siedo sul letto.
In quei momenti, mi innamoro ancora di più di loro, sono così teneri, infagottati sotto le coperte e addormentati.
ADDORMENTATI, oserei sottolineare!
Comincio a coccolarli, a carezze e a bacini, per poi iniziare a chiamarli piano, non vorrei si svegliassero nervosi.
Tranne Marcus, lui si sveglia sempre nervoso, e lo rimane fino al primo caffè.

Lawrence finalmente apre gli occhi, e si siede sul letto, solo per buttarsi tra le mie braccia e riprendere a dormire lì sul mio petto. Ridacchio, lui la mattina vuole il triplo, ma che dico, il quintuplo delle attenzioni che di solito chiede, e ha anche le sue ragioni.
Non mi pesa per niente quella costante rischiesta di affetto, cura e attenzioni da parte loro, se le meritano e ne hanno bisogno, inoltre è come se stessi dando delle attenzioni anche a me stesso, perchè, (non lo ammetterò mai più quindi scrivetevelo) adoro coccolarli e amarli, ma soprattutto vedere che mi cercando e che hanno bisogno di me. Mi fa sentire importante e amato, cosa che non succedeva da tanto.

Mi siedo meglio sul letto, tornando a cercare si svegliare la palletta numero 1 che ho in braccio, mentre la palletta numero 2 si nasconde sotto le coperte, senza nessuna intenzione a svegliarsi. Ridacchio, iniziando ad accarezzare Marcus sulla schiena, con dei piccoli movimenti circolari e a stringere Lawrence:<< ragazzi... lo so che fa freddo ed è presto, ma dovete svegliarvi.>> gli sussurro. Mentre il biondo strappa il plaid dal letto, e ci si infagotta dentro per poi rintanarsi di nuovo sul mio petto, il moretto si tira su, ancora addormentato e va in bagno senza degnarmi di un saluto, ringhiando pure.
Ripeto, lui la mattina è così!

Scuoto la testa e prendo letteralmente in braccio Law, portandolo con me in cucina. Mi sta incollato addosso così stretto da permettermi di avere le braccia libere e mettere su la moka. Mentre aspetto che il caffè salga, continuo a cercare di svegliarlo, anche se è inutile, finchè l'odore di caffè non ridesta dalla morte appartente tutti e due.
Marcus arriva in cucina e Lawrence finalmente si stacca.
<<Buongiorno eh!>> dico con il sorriso.
Il moretto mi guarda malissimo: <<buongiorno.... io non mi spiego come tu faccia ad essere così solare e sveglio la mattina presto! Davvero... pippi?>> mi domanda un pò acido.

Saudade: &quot;L'amore che resta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora