Capitolo 27 - Alex ✔️

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Alex

Dalla sua espressione felice direi di aver fatto centro, è stata una mossa vincente venire qui per invitarla a pranzo.

Ieri sera ero devastato all'idea di perderla ancor prima di aver avuto la possibilità di vivermi questa occasione, questo timore ha decisamente surclassato la paura di esserci dentro del tutto in questa storia.

I molteplici insulti di Sara e Claudio, che volevano quasi prendermi a pugni, non li ho neanche sentiti, ero solo concentrato ad escogitare un piano per trovarla e convincerla a darmi fiducia.

Solo ora che sono qui con lei mi sento più tranquillo.

Noto fra le sue mani una rosa, questo mi fa incazzare.

Mi avvicino e le stampo un bacio a fior di labbra, ma non voglio staccarmi, da quando ho assaggiato le sue labbra ne voglio sempre di più, a mala voglia la lascio andare.

<<Vuoi venire a pranzo con me? >>
Le chiedo, lei in risposta mi regala un bel sorriso che coinvolge anche gli occhi.

Ogni volta che lo fa, perdo un battito, giuro.

Mi ricordo della rosa che ha fra le mani e chiedo spiegazioni.
<<E questa? >>

Sembra essere un po' a disagio.
<<Paolo. >>
Dice solamente , non serve aggiungere altro.

Stringo i pugni mentre mi ripeto di stare calmo, non sarebbe intelligente fare una scenata.

<<D'ora in avanti, non dovrà più mandartele. >>
Prendo la rosa e la butto nel cestino non molto distante da noi.

<<Ascolta, non sono quel tipo di uomo che manda fiori tutti i giorni, ma saró l'unico a regalartene. >>

Un altro bacio, ma appena le mie labbra si separano dalle sue ne voglio ancora e stavolta approfondisco leggermente.

Le sue labbra così morbide mi fanno impazzire, ho appena scoperto di amare il modo in cui reagisce ai miei baci.
Sento sulla sua pelle brividi e quando la bacio chiude gli occhi aprendoli solo dopo qualche secondo che io mi sia staccato, come se fosse frastornata da tutte queste emozioni.

Siamo sul marciapiede, oltretutto di fronte il suo studio e non posso esagerare, non mi piace neanche dare spettacolo.

La porto a pranzo in una trattoria non lontano che mi ha suggerito il mio collega Christian, purtroppo non ho molto tempo, devo rientrare a lavoro, ma vedendo che lei qui dentro non fa altro che dire: " quant'è carino quello", "quant'è carino quell'altro", sono soddisfatto.

Infondo ha ragione, questo posto ha molti dettagli, uno stile rustico che mi piace.
Il mobilio in legno chiaro, compreso il soffitto, lampadari fatti con cesti in vimini rovesciati, al posto delle sedie panche, sempre in legno chiaro; tavaglie a scacchi rossi e bianchi, quadri che raffigurano paesaggi naturali.

Bene, è arrivato il momento della verità.

<<Perché ieri sera sei fuggita dopo avermi tirato quello schiaffo? >>
Le chiedo all'improvviso.

Lei va un po' nel panico.

Davvero credeva non avrei preso il discorso?

Si copre il viso con una mano, segno che è molto imbarazzata, sussurra appena "scusami tanto", ma io non voglio rimproverarla per quello schiaffo.
Ovviamente non ne sono stato felice, ma posso capire come si sia sentita e che il tutto era fraintendibile, voglio però mettere in chiaro che non deve scappare da me.

Fin'ora non ho fatto altro che scappare io, ora, sono qui.

<<Mi hai quasi spostato la mandibola.
Complimenti, fai boxe? >>

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