Capitolo 34- Doppio

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Emily

Salgo le scale di questo maledetto palazzo, questo infernale ascensore è sempre rotto ogni volta che ho la spesa.
Sono sicura che sia per colpa di quel cretino che ieri ha pensato bene di giocarci con noi dentro.

Ho capito che fare esercizio faccia bene, ma tra un po' mi servirà l'ossigeno.

Che cavolo mi stava facendo l'appostamento?
Penso vedendo Alex, è davanti la porta di casa mia a braccia conserte appoggiato di schiena.

<<Devo parlarti e questa volta mi ascolterai. >>
Dice risoluto.

<<Peccato che io non abbia nulla da dirti. >>
Cerco di oltrepassarlo ed entrare nel mio appartamento.

<<Emily ci tengo a te. >>
Lo dice incastrando i suoi occhi nei miei, e mi inchioda qui la sincerità che ci leggo dentro.

<<Mi hai trattata come tutte le altre, anzi peggio ,considerando che ho visto con i miei occhi che almeno alla tua amichetta di giochi l'hai anche accompagnata alla porta.
Con me sei semplicemente scappato.
Ora sei libero, contento? >>

Mi guarda con sguardo severo, non ho mai visto tanta rabbia in quegli occhi e per un attimo mi sento intimorita.

<<Non paragonarti mai più a nessuna, lei non è mai stata niente, una scopata senza sentimenti per entrambi.
Emily non sei questo. >>

Sono colpita, inizia a sbilanciarsi finalmente, ma fingo di ignorarlo.
Apro la porta di casa, entro e provo a richiuderla, ma lui me lo impedisce.

<<Vuoi lasciarmi stare? >>
Dico disperata, in risposta lui fa segno di " no" con la testa.

<<Rossa, questo sarà il decimo tentativo da ieri per chiederti scusa. >>
Il suo tono è un tantino esasperato.

<< Quindi è la decima volta che ti dico che non mi interessa. >>

Niente, non molla, l'ho insultato, evitato, cos'altro devo fare?
Se avessi avuto un cane avrei potuto aizzarglielo contro, posso sempre prendermene uno, io amo i cani.

Provo a chiudere nuovamente la porta, non si arrende, non posso continuare a giocare come i bambini dell'asilo, facesse ciò che vuole.
Vado in camera mia e mi segue, chiudo la porta prima che lui entri, lo sento sospirare pesantemente dall'altro lato.
Entra ma io lo ignoro, magari andrà via, mi butto sul letto e lui si stende accanto a me mantenendo saggiamente le distanze.

<<Ho solo avuto paura! >>
Sussurra.
Immagino gli sìa costato ammetterlo.
Resto in silenzio.

<<Non ti nego che abbia sofferto per la mia ex, e ora, sento che mi sono legato a te così in fretta e mi sono spaventato, mi sono fatto prendere dall'ansia.
Mi sono reso conto di aver fatto cento passi avanti in una sola settimana, in realtà è la prima volta perché ho avuto solo storielle di poco conto, dov'ero preso soprattutto dall'attrazione. Poi c'è stata Chiara, di cui mi sono innamorato e anche con lei è stato tutto graduale.
Invece tu sei entrata nella mia vita travolgendomi in un modo devastante. >>

Un colpo al cuore, non sento che un colpo al cuore.
La rabbia si dissolve al dolce sono di questa verità, come posso non comprendere e apprezzare ciò che ha appena detto, e soprattutto lo sforzo che ha fatto per ammettere ad alta voce tutto questo.
Anche io ho paura che calpesti quel pezzo di cuore che ho salvato, paura che mi faccia a pezzi, paura di innamorarmi, paura di fidarmi.

Mi volto verso di lui che fissa il soffitto, la mia mano sfiora la sua per po' intrecciare le nostre dita.
Si gira a guardarmi e con l'altra mano mi accarezza il viso dolcemente, ora siamo più vicini.
Lo vedo nei suoi occhi, lo leggo in quel verde dinnanzi a me che ha paura come ho paura io, ma le parole sono intrappolate in gola e resto in silenzio a perdermi riflessa in quello specchio che mi scruta come se potessi sparire.

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