Emily
Sembra che l'ossigeno non riesca ad entrare dalle mie narici per poter arrivare ai polmoni, apro la bocca così da facilitare questo processo, ma non è mai abbastanza.
Il cervello ha dimenticato come si fa a respirare.
Tutto intorno sparisce, non sei tu che manovri il tuo corpo, i sensi sono atrofizzati, come se fossi racchiusa in una bolla di sapone separata dall'esterno.
A volte è una prigione, le mura si stringono intorno a te, lo spazio si rimpicciolisce, sai che finirà per schiacciarti e tu, sei inerme.
Altre volte stai annegando e per quanto cerchi di lottare, di nuotare verso la superficie, nonostante spinga il tuo corpo a limite e i muscoli bruciano, non ti muovi di un millimetro.È questo che provo quando ho un attacco di panico.
Non mi accadeva da molto tempo.Ho solo bisogno di calmarmi, so che è impossibile che lui sia qui, ma quel ragazzo aveva il suo stesso cappello nero con visiera azzurra che teneva al contrario, proprio come lui, con la stampa della testa di un giaguaro, mascotte di una squadra di baseball americana.
Ovviamente sono andata nel panico.
Mi sono bloccata al suono del suo nome, Ernesto, è un nome comune ma entrambe le cose insieme, anche se in tempi diversi, mi hanno mandato in tilt il cervello.Apro le porte principali del cinema ed esco subito fuori, respiro a pieni polmoni l'aria fresca che si scontra con il mio viso accaldato.
<<Stai bene? >>
Mi chiede Alex vicino a me mentre accarezza la mia schiena, ha un'aria preoccupata poverino, mi sento un po' in colpa.<<Sto meglio, grazie. >>
Riprendo poco alla volta padronanza di me.<<Che cosa è successo? >>
Avrei voluto che non me lo chiedesse, come dovrei rispondere a questa sua domanda?
Non vorrei raccontargli di quella parentesi del mio passato, pesante quanto un macigno. Vorrei inventare una scusa plausibile e cambiare discorso, ma i suoi occhi preoccupati mi spingono verso la verità.<<Ti va se facciamo due passi? >>
Gli chiedo per cercare di prendere tempo.Annuisce e prende la mia mano, ed è un gesto che al momento mi rasserena.
Cerco le parole più adatte ma non credo ce ne siano.<<Qualche anno fa lavoravo in una pasticceria subito fuori Roma, è molto conosciuta, devo tutto al Signor Gaetano, il proprietario, mi hai insegnato molto. >>
Mi fermo in cerca di coraggio.
<<Un mio collega, evidentemente ha frainteso qualche gesto o qualche parola gentile, si è invaghito di me diventando insistente, e...e...e...>>Non ho più salivazione, ho difficoltà a parlare e al solo ricordo, sento nuovamente l'ansia stringere la sua mano invisibile intorno al mio collo.
<<Emily, non devi scendere nei dettagli se ti fa stare male raccontare questa cosa. >>
Lo guardo grata della sua sensibilità.
<<Perché ti sei sentita male? >>
È una domanda lecita, non sembra collegato ciò che è appena successo con cio che gli sto raccontando.
<<Io ho visto un ragazzo con il suo stesso cappello e poco prima ho sentito il suo nome. >>
<<Era lui? >>
Mi chiede preoccupato.<<Lo escludo, sono sempre rimasta in contatto con il signor Gaetano, solo lui sa dell'accaduto e mi ha detto che Ernesto si è trasferito da parenti a Genova subito dopo..... >>
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ARRENDITI ALL'AMORE
ChickLitL'amore ti trova sempre travolgendoti come uno Tsunami. Puoi scappare, combattere contro te stesso, ma alla fine dovrai arrenderti. Alex: L'amore ti fotte, le donne ti fottono, nessuna lo farà più. Ero determinato a vivere cosi, momentaneamente c...