Capitolo 33 - Alex (ParteII)

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Alex
Mia madre ha sempre sostenuto che serva anche ad un uomo vivere solo, così da diventare un buon casalingo, per forza di cose.
Cara mamma, io tutt'oggi con il bucato non ne capisco nulla, e che nessuno apra il mio armadio, rischierebbe di essere sotterrato dai vestiti.

Vado nella piccola stanza adibita a lavanderia, ci sono due ceste per i panni sporchi, la mia è quella blu, così da distinguersì da quella di Claudio.
Cerco di tenermi occupato il più possibile seguendo il consiglio di mio fratello e darle il tempo di sbollire un po', quindi mi sono dato alle pulizie, quando devo fare la lavatrice sto lì a scervellarmi per almeno venti minuti.
Purtroppo per me, passano troppo in fretta.

Avrei voglia di una sigaretta, segno che questa ansia mi sta uccidendo, questa attesa è una tortura, non credo di riuscire a mantenere il sangue freddo ancora per molto.

Ormai è pomeriggio inoltrato, dove diavolo è finita?

Sbircio per l'ennesima volta dal balcone che si affaccia nel parcheggio, ad un tratto la vedo, sento lo stomaco contrarsi.
L'aspetto fuori dalla porta, arriva l'ascensore al piano e lei cerca di aprirlo con un piede, ha uno scatolone in mano e sembra pesante.
Si sarà portata di nuovo il lavoro a casa.

<<Ciao. >>
La saluto.
Rivolge lo sguardo verso di me per poi abbassarlo semplicemente, non ha nessuna reazione,
né risponde al mio saluto.

<<Non vuoi nemmeno parlarmi? >>
Le chiedo.

In risposta sbuffa, posa lo scatolone a terra davanti la sua porta e torna all'ascensore per prendere la borsa e una cartelletta. Peccato che proprio in quel momento, mentre posa la mano sulla maniglia delle porte dell'ascensore, queste si chiudono, il pulsante laterale si colora di rosso.
La vedo andare nel panico.

<<No, no. >>
Sbatte la mano sulla porta.
<<C'è la mia borsa dentro. >>
Dice voltandosi nervosa verso di me.
<<Perché non l'hai fermato? >>
aggiunge subito dopo.

<<Cosa? >>
Perché dá la colpa a me di tutto?

<<Potevi tenere la porta aperta, visto che eri qui a non far nulla. >>
Dice acida.

Questa donna mi farà impazzire.

Guardo i numeri situati in alto per capire dove si trova l'ascensore, sesto piano, poi lo vedo scendere.

<<Forza, scendiamo al piano terra, arriveremo prima dell'ascensore, così chiunque uscirà dovrà risponderne, se non dovessimo trovare la tua borsa. >>

Le comunico il piano, lei non risponde, ma almeno collabora scendendo al piano terra e non impedendomi di seguirla.

È un passo avanti.

L'ascensore arriva ed esce una vecchietta che lei saluta, si precipita all'interno per controllare comunque la borsa.
Entro anche io, lei mi guarda confusa.
<<Ormai ci siamo, saliamo così. >>

Da parte sua ancora silenzio.
<<Hai intenzione di continuare così? >>
Le chiedo esasperato.

Ok, l'hai voluto tu.

Mi balena in testa un piano geniale, blocco l'ascensore.

<<Che cavolo hai fatto? >>
Quasi urla.

<<È colpa tua, non vuoi parlarmi, non vuoi ascoltarmi, non vuoi perdonarmi. >>
Spiego tranquillamente.

<<Secondo te bloccarmi dentro l'ascensore cambierà qualcosa? >>

<<Almeno dovrai ascoltarmi! >>

In risposta alza gli occhi al cielo e cerca di premere il pulsante di sblocco, glielo impedisco posizionandomi fra lei e la tastiera.
L'espressione del suo viso mi fa capire che è irritata, ma non demordo.

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