Capitolo 40 - Emily

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Emily

Mi sgranchisco le braccia, sono ancora mezza addormentata e questo bel tepore ai piedi mi piace, se non fosse per questa luce proveniente dal balcone che mi disturba, sarei bella rilassata.
Mi giro dall'altra parte coprendomi con le lenzuola fin sopra la testa, voglio dormire altri cinque minuti.

Ad un tratto connetto il cervello e sbarro gli occhi, mi ritornano alla mente particolari piccanti della notte appena trascorsa.

Alex che mi spinge dolcemente sul letto guardandomi come se volesse mangiarmi, le sue labbra carnose sulle mie, assaggia, bacia, lecca, ogni centimetro di me, le sue forti mani che accarezzano la mia pelle procurandomi brividi al loro passaggio, il suo sapore, i nostri sospiri, unico rumore nella stanza.

Sbircio il mio corpo e sono completamente nuda, dovrei uscire da sotto le lenzuola, ma non ho il fegato, se non dovessi trovarlo accanto a me non so come potrei reagire questa volta.

Mentre sono ancora rifugiata nel mio piccolo nascondiglio a cercare il coraggio di guardare se l'altra parte del letto sia vuoto o meno, mi sento picchiettare sulla mano, unico pezzo di me in vista.
Abbasso lentamente le lenzuola grigie che stringo fra le mani e davanti a me trovo Alex con occhi semi chiusi e la fronte corrucciata.

<<Buongiorno. >>
Mi dice sbadigliando.

Balbetto un timido "buongiorno" fra il timore di aver fatto per l'ennesima volta la figura della pazza e il sollievo di trovarlo ancora qui.

<<Che stai facendo? >>
Mi chiede con aria confusa.
<<Sei bizzarra già di prima mattina, lo sai? >>
Aggiunge subito dopo.

Ecco, appunto.
Forza Emily cerca di riprendere in mano la situazione, distrailo.

<<Vado a preparare la colazione. >>
Nel panico mi alzo, ma essendo nuda cerco di coprirmi con il lenzuolo tirandolo per avvolgermici, provo a fare un passo ma questo non collabora, mi volto e vedo la mano di Alex stringerne un lembo.
Con uno strattone mi fa cadere sul letto, mi afferra con il braccio all'altezza del ventre e mi trascina a sè.
Sono attaccata al suo corpo nudo, la mia schiena sul suo petto muscoloso, la sua bocca sfiora il mio orecchio, il mio sedere sul suo.....

Oh cavolo, è sveglio!

Inizia a baciare il mio collo procurandomi un fremito, il suo respiro caldo sulla pelle mi sta facendo eccitare, la mano destra inizia ad accarezzare il capezzolo già turgido, mentre l'altra stuzzica il clitoride.
I miei respiri sono sempre più veloci e ad occhi chiusi mi godo questo buongiorno.

<<Se continui a muoverti così cambio idea, sarebbe dovuto essere un saluto per te, ma credo che ora voglia partecipare anche io ai giochi. >>
Mi sussurra con voce roca.

Sono colpevole, lo ammetto, stavo strusciando il mio lato B sulla sua intimità, in mia difesa posso solo dire che ha iniziato lui, è tutta colpa sua.

Sposto la sua mano e mi giro verso di lui, non bado alla sua espressione buffa, ne al suo "perché?".

Inizio a baciarlo appassionatamente, ho scoperto di amare queste labbra piene, le stuzzico, le lecco, le mordo; salgo a cavalcioni su di lui, i nostri punti deboli si incastrano perfettamente e ci godiamo questo risveglio.

Ci voleva proprio una colazione golosa per recuperare le energie, nel piatto davanti a noi resta l'ultima crêpe piena di nutella e zucchero a velo sopra.

Lo guardo dritto negli occhi, mi guarda a sua volta, cerchiamo di studiarci a vicenda, sono pronta ad attaccare, lui anche.
È uno scontro aperto, ma per l'ultima crêpe, sono disposta a tutto.

Mi avvicino a lui seduto dall'altro lato del piccolo tavolo quadrato in cucina, per fortuna siamo soli, sarebbe stato imbarazzante incontrare Claudio stamattina, non credo di essere stata troppo discreta stanotte.

Attuo il mio piano, la mia bocca sì posa sulla sua e gli rubo un piccolo bacio a fior di labbra, prolungo questo leggero contatto quel tanto che basta per fargli abbassare la guardia.
Questo è il momento, con uno scatto rubo dal piatto la crêpe,mi allontano con il bottino ridendo per la sua faccia che è tutta un dire.

<<Non ci credo, sei sleale. >>
Urla con aria sorpresa.

Gli basta uno slancio verso destra e subito mi afferra, sono in trappola con la schiena al muro e il suo corpo sul mio, sono una schiappa.

<<Dividiamo? >>
Cerco di contrattare la mia libertà.

<<Non lo meriti. >>
Il suo tono sembra duro, mentre il suo sguardo dice altro.

<<Ne sei sicuro? >>
Sussurro con tono suadente, inizio a lasciargli baci umidi sul collo per corromperlo.

<<Tentatrice. >>
Sospira.

Non ci conosciamo da molto, non conosco i suoi sogni, i suoi progetti, se preferisce l'alba al tramonto, il primo concerto al quale sia andato.
Come sono stati gli anni del liceo, quale sia stato il suo primo lavoro, se ama il calcio, quali posti ha visitato, se ama viaggiare.

Le informazioni che ho sono reduci da chiacchiere sporadiche, qualche uscita, infondo ci frequentiamo da poco, nel mentre, è successo di tutto.

Eppure, giocare per l'ultima crepes, stare fra le sue braccia, salutarlo con un semplice bacio, il messaggio durante il lavoro, sono emozioni così forti.

Mi sembra tutto naturale, come se stessimo insieme da una vita, quel senso di appartenenza che ti completa non lo avevo mai provato prima.

Mi basta conoscere i suoi occhi, un verde mare che ti incanta come il canto di una sirena, il suo sorriso, quello tenero quando mi guarda, la sua risata perché come al solito sono un disastro e ne combino una delle mie.
Amo il calore del suo abbraccio quando mi stringe e inspira il mio profumo a pieni polmoni, il contatto che cerca in qualunque momento quando siamo insieme, posando la sua mano sulla mia gamba anche se siamo semplicemente sul divano a raccontarci la giornata.

Io e lui.

Noi.

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