BROOKLYN'S POV
» inizio flashback «
Sin da piccola, mi hanno sempre ripetuto una delle leggi che postula l'universo: tutto ha un inizio, e quel tutto ha anche una fine.
Io ho appreso questa teoria, incarnandola nella mia vita quotidiana: ho visto finire la mia prima caramella a due anni, ho finito la scuola elementare portando al termine le mie prime amicizie; ho visto l'amore dei miei genitori esaurirsi giorno per giorno, fino a frammentarsi totalmente concludendosi con la fine del loro matrimonio. Ho gioito con mio fratello, sempre al mio fianco, ma il mio mondo è crollato appena lui mi ha abbandonata insieme a mio padre, andandosene. Ho visto la fine dei miei giorni felici allontanarsi sempre di più, fino allo sgretolamento di ogni pezzo della mia anima, trasformatosi in qualcosa di irriconoscibile.
Ma cosa accade quando ad arrivare alla fine, c'è tutto il tuo corpo? Non senti più dolore, e speri soltanto che la pace possa mettere fine alle tue torture, salvandoti da te stessa.
Era ciò che volevo accadesse, ma sfortunatamente per me, non era ancora il mio momento.
Mi trovavo distesa sopra un lettino, debole, con gli occhi chiusi ma le orecchie ben aperte da riuscir a sentire il rumore intorno a me.
" Dobbiamo staccare la spina, la madre lo ha ordinato!"
" No, non lo faremo, siamo dei medici non degli assassini. La ragazza è ancora qui, la sento e faremo il massimo, passami il defibrillatore!"
Furono le ultime voci che sentii, prima che qualcosa di freddo mi premette sul petto, tentando di rianimarmi.
Ci provarono una volta, due volte, e la terza, come una grande somma di scarica elettrica raggiunta, i miei occhi si spalancarono, ritrovandomi davanti una luce abbagliante.
" C'è l'ha fatta."
» fine flashback «
Come una scena già vissuta, aprii gli occhi e con le spalle mi alzai di scatto, osservando intorno a me la stanza in cui mi ritrovavo. Ero in ospedale, ma come c'ero finita? La stanza era vuota, con pareti bianche e gialle, e qualche mobiletto con sopra bottiglie di medicinali. Ancora peggio, fu la visione verso me stessa, con dei fili di flebo fastidiosi sulle mie braccia.
Dentro di me, iniziò a salire il panico, e presa dall'agitazione mi liberai di ogni tortura presente sul mio corpo. La testa mi girava, sentendola quasi scoppiare per il disorientamento provato. Stavo sognando? Cos'è successo?
Tentavo di ricordare ma non ci riuscivo, la mia mente non connetteva e l'unica cosa che d'istinto riuscii a fare fu quella di scendere dal letto e con i piedi scalzi, mi diressi verso la porta, uscendo da quella camera. Fuori non c'era nessuno, e con le mani sul muro iniziai a camminare lungo il corridoio, cercando di tenermi in piedi ad ogni passo che facevo.
Ero confusa, mi sentivo all'interno di un incubo, e come in ognuno di questi i miei occhi si illuminarono appena difronte, vidi Daniel avanzare verso la mia direzione. Subito, non ci pensai due volte ad aumentare il passo buttandomi su di lui, stringendo le braccia al suo collo, sentendo il suo profumo invadermi le narici.
Il moro rimase come sorpreso dal mio gesto, e senza esitare mi abbracciò, stringendomi forte a lui. A bagnare la mia guancia fu una lacrima che sentii scendere dagli occhi, non riuscendo a credere che fosse reale, che lui fosse lì.
STAI LEGGENDO
Survivor
Teen FictionCOMPLETA « 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐞𝐧𝐢𝐜𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐠𝐞𝐫𝐨̀ 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐜𝐞𝐧𝐞𝐫𝐢, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐦𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞𝐫𝐚̀. » Brooklyn Richards è appena arrivata a Los Angeles per r...