DANIEL'S POV
~ Paris, France ~
Guardare il panorama alla finestra della mia vecchia camera era l'unica cosa che riuscivo ad apprezzare dell'appartamento di mio padre. Tra gli antichi palazzi al centro della città, la Tour Eiffel era ben visibile per metà, con i tanti alberi che la circondavano intorno.
Quando ero bambino mi divertivo con i miei fratelli a creare illusioni ottiche facendo strane forme con la mano e scattando fotografie come se l'alta torre fosse sulla mia pelle; un gioco che smettemmo di fare dopo la separazione dei miei genitori, e la fuga insieme a mia madre da Parigi a Los Angeles.
Da allora tutto era cambiato, anche il modo in cui vedevo il mondo che mi circondava.
Era ormai un mese che ero di nuovo nella mia città natale; mi ero promesso di non tornarci quest'anno ma a causa delle terapie e visite di mia madre, Parigi aveva i medici migliori per aiutarla ad abbattere la sua malattia, quell'orrenda sventura che aveva colpito le vite della mia famiglia e che adesso, per fortuna, ne aveva visto la fine grazie alle ultime cure.
" Dan, papà ti vuole parlare." la voce di mia sorella proveniente da dietro mi distolse dai pensieri, scostando lo sguardo dalla finestra per rivolgerlo verso di lei.
" Non ho nulla da dirgli." risposi amaramente, prendendo il cellulare che avevo riposto sul tavolino per infilarlo dentro la tasca dei miei pantaloni.
" Dai è l'ultima settimana che dovrai sopportarlo, cerca di fare uno sforzo." insistè Mathilde, e per poco persi la pazienza.
" È proprio perchè non voglio sopportarlo che evito di parlarci, testa vuota."
" Testa vuota ci sarai tu, comunque fai come vuoi, io ti ho avvisato." sospirò prima di fare due passi indietro, e neanche il tempo di uscire dalla stanza che da dietro la porta la figura alta di un uomo sulla cinquantina si fece avanti.
" Daniel, dobbiamo parlare, non voglio sentire obbiezioni, ti aspetto di là." ordinò schietto mio padre, scomparendo subito dopo dalla nostra vista.
Alzai gli occhi al soffitto, per poi riportare lo sguardo negli occhi di mia sorella, anche lei alquanto scocciata come me; entrambi riuscivamo a capirci anche solo nel nostro silenzio, ed era una delle cose che più adoravo del nostro rapporto.
Portando le mani in tasca, mi diressi verso la porta per uscire, e varcai la soglia non prima che, ancora una volta, Mathilde aprì bocca per bloccarmi.
" Mantieni la calma, mi raccomando."
" Sono calmo, non preoccuparti per me." ammisi con tutta la forza che avevo in corpo; ed era vero, non doveva preoccuparsi per me ma di più per nostro padre, visto le sorprese che sapeva ben lasciare.
" Va bene, comunque dove sono i documenti da compilare per le dimissioni di mamma? Nel frattempo li compilo io."
" Li ho messi nel cassetto, li trovi lì." risposi terminando quella conversazione, sorpassando l'uscita per dirigermi dall'altro lato del grande appartamento, dove si trovava l'ufficio di mio padre.
Lanciai delle imprecazioni nella mia testa appena mi ritrovai in vicinanza dell'uomo che più ripudiavo in questo mondo, e senza bussare, entrai con disdegno all'interno della stanza segnata dalla sua presenza, vedendo sin da subito anche Jason seduto sul divanetto di pelle nera con le braccia incrociate sulle gambe.
" Finalmente Daniel, vieni accomodati pure." affermò morbosamente mio padre, facendomi cenno di sedermi accanto a mio fratello; ma rifiutai l'offerta decidendo di rimanere in piedi. " Vuoi un caffè? "
" No grazie, sono apposto cosi. Di cosa vuoi parlare ancora? " dissi scocciato, cercando di non perdere la pazienza con l'uomo che avevo difronte.
" Del nostro accordo, Daniel."
" Mi sembra che non abbiamo più niente da dire, mamma sta bene e per adesso ha finito le cure, posso vedermela da solo non mi servono i tuoi soldi." affermai bloccando mio padre prima che potesse dire altro.
" Abbiamo fatto un contratto, io pagavo le cure di vostra madre e tu facevi gli incontri, ti ricordo che te ne mancano cinque, anzi sei per precisione visto l'ultimo dove ti sei assentato. Non mi interessa dei soldi ma un accordo è un accordo, e io ho stretto patti con.."
" Non mi interessa con chi lavori, io ho finito e i soldi sono bastati, non ho intenzione di continuare a fare a pugni per te." continuai con tono secco, sostenendo lo sguardo di mio padre.
" Per me?" domandò, aprendosi in una risata amara. " Per favore Daniel non dire sciocchezze, sei il primo a cui piacevano questo genere di cose, ti sei offerto ed io ti ci ho portato dentro; cosa è cambiato adesso?" chiese mio padre, facendomi ribollire il sangue. Cos'era cambiato? qualcosa era cambiato, io ero cambiato, perchè quattro mesi fa quando lei si è fatta spazio nella mia vita, tutto ciò in cui credevo è cambiato; mi ha fatto rivalutare tanti aspetti della mia vita, incluso l'importanza di me stesso, e che persona volevo essere per lei. Perchè ci stavo pensando di nuovo adesso?
Dovendo assolutamente cambiare i miei pensieri, portai lo sguardo su Jason che fino ad allora era rimasto in silenzio senza dire una parola; mi sembrava quasi dispiaciuto, tanto che appena incroció i miei occhi abbassò lo sguardo a terra.
" Le persone cambiano papà, o almeno la maggior parte." ammiccai rispondendo all'uomo.
" Questo non cambia i nostri piani; non lo ripeterò più, sono solo sei incontri e poi hai finito, ti chiedo solo di non mollare adesso." riportai lo sguardo su mio padre, e serrando la mascella ripensai alle parole di mia sorella che mi dicevano di mantenere pazienza con lui, e così feci.
" Non voglio ripetere più questa conversazione, va bene." terminai la conversazione, uscendo di corsa fuori dal suo ufficio, sbattendo la porta al muro. Speravo di poter parlare con Jason, ma visto che non mi aveva seguito continuando invece a stare dentro, decisi di tornare in camera mia, dove avevo lasciato mia sorella.
" Non toccarlo!" urlai non appena varcai la soglia della stanza, beccando Mathilde con in mano il diario, quel diario, che da Los Angeles mi ero portato di nascosto per tenerlo con me.
" Questo non è il quaderno di Brooke? Perchè c'è lo hai tu?" mi chiese mia sorella, e prima che potesse aprirlo glielo tirai dalle mani, rimettendolo al suo posto dentro il mio zaino.
" Non sono affari tuoi, e non lo è neanche guardare tra le mie cose di nascosto." ammiccai sentendomi leggermente ancora più irritato di prima.
" Stavo solo cercando una penna e scusa come potevo sapere che quel quaderno non fosse tuo, comunque non l'ho guardato tranquillo!" si alzò dalla scrivania, prendendo con se i fogli compilati per avvicinarsi verso la porta. " Comunque dovresti chiamarla." disse con tono più dolce, e sospirai tra me e me perchè sapevo benissimo che avrei dovuto farlo, ma la codardia non mi aveva lasciato tregua.
" Esci su." affermai spingendola via dalla mia stanza. Una volta solo, ripresi il taccuino dal mio zaino e stendendomi sul mio letto, sfogliai quelle pagine che avevano ancora il suo profumo; una delle tante cose che mi mancavano di lei.
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NA
BUONASERA GUYS ECCOMI QUI CON UN CAPITOLO PICCOLINO
avevo in mente da tempo come sapete di darvi una piccola parentesi di quello che stava succedendo a parigi con i Lachoswki, e che dire spero vi sia piaciuto e ci risentiamo prestissimo con il prossimo capitolo; l'incontro tra Brooke e Daniel si fa sempre più vicino.
un abbraccio grande,
xoxo✨❤️
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Survivor
Teen FictionCOMPLETA « 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐞𝐧𝐢𝐜𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐠𝐞𝐫𝐨̀ 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐜𝐞𝐧𝐞𝐫𝐢, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐦𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞𝐫𝐚̀. » Brooklyn Richards è appena arrivata a Los Angeles per r...