capitolo 34

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" È la mia tuta quella?" Daniel mi squadrò da capo a piedi appena entrai in auto; se ne era accorto da subito e nel vedere la sua espressione stupita, rimasi soddisfatta della mia scelta.

" Ora è la mia, ricordi?" dissi retoricamente, provocando una risata al ragazzo accanto a me e, contagiata, mi unii a lui.

" Si, come potrei dimenticarlo." si morse il labbro inferiore, puntando lo sguardo su di me come se mi stesse spogliando con gli occhi. In quel momento ebbi l'istinto di baciarlo ma, cercando di controllarmi, gli diedi una pacca sulla spalla per riportarlo alla realtà, e prendendo un sospiro, il moro alla guida portò le sue mani sul volante accendendo il motore, partendo in direzione della palestra.

Durante il tragitto, passato in silenzio con la musica alla radio di sottofondo, posai più volte lo sguardo su di lui. Così come me, anche Daniel si era cambiato, indossando dei pantaloncini neri che lasciavano scoperte le sue gambe dal ginocchio in giù e una felpa grigia. Come se fossi ipnotizzata da lui, e lo ero, osservavo ogni dettaglio del suo volto; i suoi muscoli erano rilassati e attenti nel guardare la strada, e con la coda dell'occhio, notai che spesso anche il suo sguardo finiva su di me.

" Sei silenziosa oggi." il suono della sua voce mi risvegliò dal mio stato di trance, e rivolgendogli un sorriso scossi la testa, riportando lo sguardo sulla strada.

" Stavo pensando."

" A cosa?" mi chiese, facendomi pentire subito della mia risposta. Già Brooke, a cosa stavi pensando?  Non avrei potuto dirgli che al centro della mia mente c'era lui, sarebbe stato imbarazzante; così rimasi in silenzio qualche altro secondo fino a quando non mi ricordai che in realtà, qualcosa da chiedergli l'avevo.

" Non ho ancora fatto il regalo a Mathilde e a Jason, tu che mi consigli?"

" Lo stai davvero chiedendo a me?"

" Ovvio sono i tuoi fratelli!" sbuffai ridendo, incrociando le braccia al petto.

" E quindi?" inarcò un sopracciglio, lanciandomi uno sguardo divertito.

" Ok va bene ho capito, lascia stare sei inutile!" sospirai, incoraggiandomi del fatto che anche senza il suo aiuto, me la sarei cavata da sola.

Il compleanno dei gemelli si sarebbe tenuto tra esattamente due giorni, e dentro mi sentivo emozionata perché era da tanto tempo che non li festeggiavo; anche se non era il mio, e sinceramente non ci avrei tenuto così tanto, ero felice per i miei due amici.

" Puoi sempre regalargli un bambolotto o un puzzle delle principesse." affermò il ragazzo al mio fianco, e lo guardai male.

" Ma Daniel! Quelle cose sono per bambini." ribattei portandomi una mano sulla fronte, senza riuscire a mantenermi dal ridere nell'immaginare i due ragazzi giocare con le bambole.

" Appunto, comunque siamo arrivati." disse allungando la mano verso la portiera per scendere dall'auto.

Imitai il suo gesto, trovandomi su un marciapiede difronte a un piccolo edificio con la porta automatica. Era da tanto tempo che non entravo in una palestra; esattamente quasi due anni e la sensazione che mi dava, era una scarica di adrenalina che non credevo di ripoter sentire.

Con un borsone sportivo, Daniel si fece avanti entrando all'interno del palazzo e io lo seguii a macchinetta. Intorno a noi c'erano gli attrezzi più svariati possibili, a partire dai tapis roulant, a semplici pesi di rinforzo.

" Dobbiamo andare di sopra." affermò il ragazzo che mi camminava difronte e io annuii in risposta, salendo su una rampa di scala che portava al piano superiore, e arrivati, davanti a noi si perlustrarono cinque sale diverse destinate ai corsi.

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