capitolo 6.1

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Jelena pov's

A risvegliarmi dalle braccia di Morfeo è il forte mal di testa. Credo che ieri sera abbia leggermente esagerato con gli alcolici, e non ricordo nulla di quello che può essere successo. Sospiro e strofino i miei occhi per non rischiare di essere accecata dai raggi mattinieri del sole che attraversano la finestra. La finestra di una stanza che non è la mia. Vado subito nel panico, ma mi tranquillizzo solo quando noto il viso di Asher che dorme serenamente. Sono avvinghiata a lui e probabilmente nella sua stanza. Mi tiene stretta a sé con le braccia che circondano la mia vita.

O sto ancora sognando, o sto delirando per colpa del troppo alcol ingerito, non mi do altra spiegazione.

Quando inizia a mormorare qualcosa di incomprensibile con quella voce roca, capisco che è reale.

Ho un po' paura di quello che possa essere successo. Non capisco perché sono nella sua stanza. Per fortuna siamo entrambi vestiti, anche se io ho la sua felpa addosso.

Dovrei spostarmi, e anche molto velocemente, ma non voglio farlo. Voglio guardare il suo volto che sembra scolpito da Michelangelo, i capelli che gli ricadono delicatamente sulla fronte, la mascella leggermente tesa e le labbra rosee che vorrei tanto assaporare.

Ma che dico?! Riprenditi, Gigi!

Il mio cuore fa un sussulto, un vero e proprio balzo nell'aria quando apre gli occhi, puntandoli sui miei.

Mantieni il controllo, Gigi! Ce la puoi fare, ascolta il cervello e contieni le tue emozioni.

Mi ripeto queste frasi mentre i nostri occhi sono intrecciati come due lucchetti.

"Buongiorno, Gigi." Questa sua voce così roca mi fa rischiare lo svenimento. Non posso resistergli se continuo a sentire questi pugni allo stomaco.

"B-buongiorno, Asher," balbetto.

Non riesco a tenere il confronto con il suo sguardo, non dopo che le immagini di ieri sera mi ritornano in mente. Ho fatto uno sbaglio, non dovevo baciarlo, ma se dovessi tornare indietro, lo rifarei. È stato un gran bel sbaglio.

Me ne pento? Sì. Lo rifarei? Sì.

Con tanta forza di volontà, mi allontano dal suo corpo, e lui ritrae le sue mani dalla mia vita.

"Asher, quello che è successo ieri..." abbasso lo sguardo, torturando le pellicine delle dita per la troppa agitazione.

"È stato uno sbaglio," conclude la frase al posto mio, e io annuisco.

"È stata colpa mia, non avrei dovuto baciarti in quello stato, eri incosciente." Scuoto subito la testa alzandomi per mettermi seduta.

"No, non è colpa tua. Sai benissimo che avrei voluto baciarti anche da sobria, ma non è la cosa giusta... per entrambi," dico, ritornando a guardarlo negli occhi.

"Tranquilla, quel bacio non ha significato niente per me." L'ha detto con così tanta indifferenza da farmi provare male al petto.

Come può dire una cosa del genere?

Per me è stato uno sbaglio, ma non mi sarei mai permessa di baciarlo se per me lui non significasse niente. Ci conosciamo da poco, ma non mi è indifferente.

"Perché mi hai baciato? Tu eri sobrio e cosciente delle tue azioni!" alzo leggermente la voce ma mantengo sempre un tono calmo. Non gli darò la soddisfazione di vedere quello che è riuscito a provocare in me.

"Mi andava e l'ho fatto. Non crearti false illusioni, per me non sei niente," mi sputa in faccia queste parole, guardandomi con disprezzo. Come se io fossi una delle tante ragazze cadute ai suoi piedi, e devo ammettere che ha ragione.

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