4. Agriment

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Uscii dal mio spogliatoio, quella giornata era stata difficile, avevo il cuore che continuava a battere di paura quando vedevo quei due insieme.
Avevo timore che lei si affezionasse e sapevo che lui sarebbe andato via da noi e questo era un semplice, ma importante motivo per la quale in quei giorni cercavo di odiarlo.

"Emy." Mi voltai stringendo Mick in un abbraccio. "Stasera non lavori."

"Come?" Aggrottai le sopracciglia.

"Poco fa ha chiamato un ragazzo, mi ha spiegato la tua situazione e mi ha detto che non hai bisogno di questo lavoro. Lavori qui da un anno ormai, se c'è qualcosa che non va, per favore, avvertimi."

"Mick, ho bisogno di questo lavoro!" Quasi urlai avvicinandomi, la musica alta mi stava infastidendo più di quanto non lo fossi già. "Ti ha detto come si chiama? Era Niall?"

"Che succede, Emy?" Si limitò a chiedermi.

"Qualche giorno fa è tornato questo ragazzo, abbiamo avuto una relazione complicata, lo ammetto, ma siamo riusciti a creare qualcosa di fantastico: Daisy. È suo padre e ieri gli ho permesso di restare a dormire a casa."

"Era il biondo del bancone?" Annuii. "Tesoro, prenditi qualche giorno di pausa, pensaci... Prova a parlarne con Niall, stai andando avanti con questa bugia da troppo tempo. Pensa al fatto che tua figlia potrebbe venirlo a scoprire."

"Come potrebbe? Da chi, poi?" Alzai le spalle, con gli occhi lucidi per ciò che mi stava accadendo. Non era un bel lavoro, ma quei soldi mi servivano, a me e a mia figlia. "I-io -presi un respiro, avvicinandomi- ho bisogno di questo lavoro, non cacciarmi, per favore."

"Non ti sto cacciando, ti sto semplicemente chiedendo di pensarci." Feci un sorriso tirato e mi cambiai. Giuro che lo avrei ucciso appena mi sarebbe apparso davanti.

"Mi dici che cazzo ti passa per la testa?!" lo spinsi quando mi aprì la porta di casa, il mio trucco aveva ormai rigato le mie guance, sbattei la porta dietro di me ottenendo un paio di piccoli occhietti spalancati nella mia direzione. "Daisy, io e papà dobbiamo parlare di cose da grandi." Stava per ribattere, ma si limitò a chiudere nuovamente le sue labbra fini, abbassai lo sguardo su di lui quando sentii i suoi piccoli passi terminare dietro il chiudere della porta della sua stanza. "Io ho un lavoro da un anno, il primo anno l'ho vissuto facendomi pagare da Rose e Louis, non so nemmeno come ringraziarli per tutti i fottutissimi piaceri che mi hanno fatto. Adesso sto sistemando tutto, li sto ridando i soldi che avevo in debito e tu arrivi e ti aspetti che io lasci!"

"Si! Hai una figlia, o meglio, abbiamo una figlia e tu diventi una mezza puttana!" Faccio un passo indietro, sentendomi colpita dalle sue parole. Del resto, lo sono, la gente mi avrà chiamata così mille volte alle mie spalle, ma era così difficile ammetterlo. Pensavo che i soldi potessero essere una cosa buona per me e mia figlia e quel lavoro, quelle mancie, erano come oro per me. "Piccola -alzó il mio viso, sorridendomi- lascia quel lavoro."

"Io pensavo fosse la cosa 'migliore' per noi." Piansi, dando voce ai miei pensieri. "Ma sentirti dire queste cose mi sta facendo realizzare fin troppo di tutto quello che mi sta succedendo o che ho già fatto."

Mi avvicinò a sè e per quanto non volessi quella vicinanza, avevo bisogno di un caldo abbraccio, uno di quegli abbracci che tempo fa mi regalava. "Facciamo un patto." Sorrise, strofinando il suo naso sul mio e facendomi sorridere. No, no, no, io lo odio. "Tu mi fai rimanere qui, con voi e io, in cambio, pago bollette della luce, gas e bla bla bla."

"Niall, non voglio essere mantenuta da te come facevo con Louis o Rose."

"Non dovrai ridarmi nulla, mi basta fare parte della mia famiglia veramente." Annuii. "È un si, allora?" Annuii ancora ridendo nonostante il trucco asciutto e la nostra vicinanza fossero fastidiosi e irritanti. Mi alzò facendomi fare un giro completo mentre si lasciava sfuggire una favolosa risata.

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