Prologo

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Durante il corso dei miei anni, mi hanno insegnato di seguire le regole perché esse ti portano a essere una persona rispettabile, che merita di essere definita tale. Una persona rispettabile perché segue la regola di portare rispetto, una persona amata perché rispetta la regola di amare e regalare amore, una persona che anche esteticamente segue delle regole, le quali vengono comunemente etichettate con la parola "moda". Una parola che essa stessa sta a indicare un aspetto e un comportamento seguito dalla maggior parte della comunità, così come una regola.

C'è chi rispetta le regole, chi impone le regole da rispettare e chi infine infrange qualsiasi regola gli venga posta.

Ma in queste circostanze nella mia mente è sempre balenata una sola, singola domanda alla quale non ho mai trovato risposta: perché noi essere umani dobbiamo seguire le regole se anche la cosa più preziosa che ci è stata donata non compie la medesima azione?

Perché infondo la vita stessa, non segue mai nessuna regola, va sempre controcorrente e ti lascia sempre con il fiato sospeso poiché ti sorprende nei momenti meno impensabili come il battito di ali d'una farfalla che delicatamente e silenziosamente si poggia sui petali del fiore da lei scelto, creando un'immagine da far invidia alle migliori opere d'arte di tutti i tempi.

La vita è questione d'istanti: l'istante prima sorridi e quello dopo ti senti morto dentro.

L'istante, quella frazione minima di tempo, in cui è possibile fare qualsiasi cosa si voglia.

Puoi sorridere fin a sentire dolore alla mascella per quanto grande sia il tuo sorriso; puoi piangere, una piccola lacrima che scende lentamente sulla tua guancia, ma nella quale racchiudi tutto il tuo dolore di quel momento; puoi stringere tra le tue braccia la persona che hai di fronte e in quell'esatto momento in cui le tue braccia avvolgono il suo corpo e le sue il tuo, capisci quanto sia forte il vostro legame e l'affetto che vi unisce; puoi inviare un messaggio che possa far star bene chi lo legge o annientare chi è dall'altra parte dello schermo; puoi prendere decisioni che ti possono cambiare radicalmente la vita; puoi vivere emozioni indescrivibili e infine puoi chiudere un instante gli occhi, per riposare, e non aprirli mai più mettendo un punto, una fine anche alla vita che stavi vivendo fino a poco fa.

La vita, il regalo più bello che ti possa essere donato, ma il quale può esserti strappato come un battito di ali e se già siamo a conoscenza che l'unica regola che la vita rispetterà e quella di terminare, perché non viverla come se potesse finire in quel preciso instante? Perché non fare pazzie per amore? Perché non esternare i nostri sentimenti, anche se potremmo ricevere una risposta diversa da quella che vorremmo? Perché non inseguire i nostri sogni anche se prima di arrivare a dire "c'è l'ho fatta" dobbiamo andare a sbattere contro mille porte chiuse? Perché non rischiare per le cose che ci fanno stare bene?

Sorrido amaramente ed esco fuori in giardino lasciandomi abbracciare dai forti raggi del sole, che mi fanno sentire protetta e a casa, afferrando dal primo gradino l'annaffiatoio già pieno d'acqua e dedicando la mia attenzione alle piccole piante sul portico di casa, che adornano l'entrata, le finestre e l'altalena sulla sinistra, accanto alla seconda finestra che affaccia sul portico.

Il cinguettio degli uccelli mi tiene compagnia mentre altre lacrime creano dei sentieri sulle mie guance al ricordo del passato, soprattutto determinati istanti, che porto come tatuaggi indelebili sulla pelle.

Annaffio l'ultima pianta, dove tre piccole margherite stanno nascendo e una farfalla si poggia delicatamente sul vetro della finestra, facendomi sorridere amaramente mentre mi siedo sull'altalena. Vorrei avere la loro forza e vivere giorni felici pur sapendo che la mia vita non duri tanto, invece sono qui in una villa di campagna a crogiolarmi nel dolore e rimpiangendo l'istante in cui ho deciso di scappare via, lontano da tutto e da tutti, in un posto dove nessuno potesse immaginare dove io fossi perché non era mai stato un luogo di cui io ho parlato e per la mia costante paura di alcuni insetti, per restare da sola poiché dovunque io fossi, anche in tra milioni di persone o con poche persone ma di mia conoscenza, mi sentivo sempre maledettamente sola. Col tempo ho imparato a tenermi dentro quello che realmente provavo in determinate circostante per non recare ulteriori problemi a chi avevo accanto. Ho imparato a fingermi forte e a piangere solo quando arrivavo al limite, ma il più delle volte ero sola, in camera in compagnia della musica. Non riuscivo a dire nemmeno alla persona più cara che avevo ciò che provavo, nemmeno alla mia famiglia che da sempre era stata la mia forza; non riuscivo a dirgli che mi sentivo un peso perché avevo un carattere problematico, che mi sentivo una nullità perché dopo il diploma avevo deciso di fermarmi per un anno per stare bene prima di tutto con me stessa, ma che in quel momento della mia vita non sapevo cosa fare, era tutto troppo opprimente per il mio cuore e la mia anima ormai sempre spenta. Ero stanca di fingere di star bene e di essere sempre piena di sogni da realizzare un domani perché io li vedevo sempre più irraggiungibili; ero stanca di non sentirmi amata ma solo persone che provano compassione per me e la cosa più banale, ero stanca di provare amore non corrisposto sia nell'amore vero e proprio che in amicizia. Provavo dentro di me un insieme di emozioni che mi toglievano il fiato fino a sentire dolore dentro le ossa, così nella notte decisi di allontanarmi da tutto e da tutti, lasciando dietro di me solo una lettera dove chiedevo, semplicemente perdono, e mi sono rifugiata in questo posto ferma ad aspettare che la felicità che mi aspettava mi raggiungesse, perché lei è come una farfalla più cerchi di trovarla e aggrapparti a essa lei più si allontana da te diventando così inafferrabile, ma ti sa sorprendere se resti ferma ad aspettare, senza mai smettere di fare le cose che ti fanno stare bene.

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