Non riesco a smettere di sorridere e al tempo stesso nemmeno a parlare. Troppe emozioni si fanno spazio dentro di me e il silenzio cala su di noi.
«Se hai terminato con le domande, dovrei andare al lavoro.» Immediatamente, a quella sua affermazione, mi risveglio dai miei pensieri.
«In realtà devo darti una cosa, se puoi aspettarmi qui, arrivo subito!» Esclamo e sono già in piedi, senza attendere una sua risposta. Arrivo alla porta della camera di Meredith, che prontamente apro, cercando di sapere quali saranno le emozioni di George alla vista di ciò che contiene questa scatola. Prendo la scatola posta ancora al centro del letto e raggiungo nuovamente George, che mi aspetta sulla soglia della porta, in piedi andando avanti e indietro. Al rumore dei miei passi, alza la testa e fissa la scatola «Questa scatola, credo che dovrebbe appartenere a te, ora che lei non c'è più» continua a guardare la scatola, senza emettere una parola, così continuo a parlare io «Come ti ho detto prima, nella lettera destinata a me Meredith mi ha chiesto di portare a termine un paio di cose per lei, come scoprire il contenuto di questa scatola e farne ciò che io più ritenevo giusto fare.» Ci troviamo uno di fronte all'altro. George alza lo sguardo scrutando attentamente il mio volto.
«Perché credi che dovrebbe appartenere a me?» Sorrido alla sua domanda.
«In questa scatola, Meredith, ha voluto conservare delle cose per lei importanti, con l'aggiunta di qualche oggetto comprato di recente e una lettera in cui spiegava ulteriormente i suoi sentimenti e il significato degli ultimi due oggetti» porta la scatola in avanti, verso di lui, che afferra con mani tremanti. Continua a guardarmi attendendo una risposta «Io sono convinta che questa scatola sia destinata a te, io sono solo un mezzo per fartela recapitare, e non potrei esserne più felice» sorrido comprensiva davanti al suo timore. Restiamo in silenzio sul portico di casa per svariati minuti. Io osservo George e con la coda dell'occhio vedo Eliot ai miei piedi, scodinzolare e guardare anche lui George che guarda intensamente la scatola di latta.
«Non capisco perché tu voglia darla a me, per tanto mi farebbe piacere aprirla con te, almeno in caso non capisca, potrai rispondere alle mie domande!» Annuisco alla sua condizione. Afferro i sacchetti che lui mi ha portato e li porto in cucina, con loro che mi seguono. Lascio i sacchetti sul ripiano in marmo accanto al lavabo e mi siedo al tavolo in salone, dove George ed Eliot mi attendono. Dopo avermi lanciato uno sguardo d'incomprensione, George si alza in piedi e apre la scatola. Da subito i suoi occhi si spalancano sedendosi prontamente, sicuramente le ginocchia avranno preso a tremare, facendogli perdere l'equilibrio. I ricordi forti e non ancora passati del tutto, possono procurarti ancora un dolore forte, possono riportarti indietro e far riaprire le cicatrici «Queste sono le nostre lettere, le lettere che ci scrivevamo a vicenda quand'ero arruolato!» Porta i suoi occhi su di me e io annuisco. Osserva attentamente tutte le lettere, senza aprirle. Le accarezza, ne osserva le macchie più ingiallite e sorride, ricordando i loro contenuti «Le hai lette tutta?» A metà della pila di lettere riporta lo sguardo su di me.
«Si, a una a una e non riesco davvero a comprendere come abbia potuto essere così forte il vostro amore, ma soprattutto come siete riusciti a essere così forti voi credendoci nonostante tutto» sorride scuotendo la testa divertito.
«Eravamo folli e di conseguenza il nostro era un amore folle, te l'ho già detto» ridacchia e io lo seguo a ruota. Meredith anche se assente riesce a farci sorridere. Continua a guardare le lettere, fino all'arrivo delle ultime quattro «Queste non le ricordo...» lascia la frase in sospeso e apre la prima busta, dalla quale cade l'ecografia «Non capisco, questa è un...» alterna nuovamente lo sguardo da me all'ecografia.
«Un'ecografia.» completo la sua frase e lui legge velocemente le righe scritte da Meredith, mentre io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo volto, dipinto con un'espressione tormenta.
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Aiutami a volare
Romance[completa] Per Mirea Huber e Nolan Beckham la vita era un susseguirsi di istanti. L'istante, quella frazione minima di tempo, in cui è possibile fare qualsiasi cosa si voglia come ritornare a vivere, imparare ad amare ma soprattutto amare se stessi...