Il cinguettio degli uccelli mi regala un dolce risveglio mentre Eliot tiene caldi i miei piedi. Un crampo lancinante sotto la pancia, mi fa spalancare gli occhi di scatto e alzare di botto a sedere, sul letto. Eliot sobbalza e io scendo di corsa dal letto, tenendo le mani strette intorno alla pancia, a causa dei forti crampi. Arrivo alla porta del bagno che spalanco con un piccolo tonfo. Chiudo immediatamente gli occhi togliendo una delle mani dalla pancia per portarla sopra di essi.
«Puoi guardare, sono vestito!» Scoppia a ridere e io divarico le dita per guardare attraverso di loro. Indossa una maglia di un blu spento e ha la faccia ricoperta di schiuma da barba. Scendo con lo sguardo e vedo che indossa sia pantaloni che scarpe. Tolgo la mano dagli occhi e sono sicura di essere completamente rossa in volto « Potevi anche chiamarmi se sentivi così tanto la mia mancanza! » ammicca nuovamente e io alzo gli occhi al cielo.
«Non pensavo fossi in bagno, in queste settimane sono stata da sola o con me c'era una donna!» Lo guardo passare la lama del rasoio delicatamente sul volto, mentre osserva il suo riflesso alla specchio «Potresti uscire? Dovrei usufruire del bagno.» Sorrido beffarda. Mi guarda dallo specchio e poi si volta verso di me, che intanto mi sono avvicinata al gabinetto e attendo solo che lui esca dalla porta.
«Accomodati, non guardo.» Sorride e riprende a guardarsi allo specchio e dedicare l'attenzione al suo volto. Inarco un sopracciglio e con la mia poca femminilità, mi avvicino a lui e lo spingo fuori dal bagno chiudendo la porta a chiave. Mi siedo e finalmente libero la mia vescica, notando un piccolo problema, che ogni mese arriva a ogni donna, dall'inizio dell'adolescenza. Sospiro e pregando di non sporcarmi mentre vado a prendere l'occorrente e gli abiti puliti, lavo le mani e apro la porta. Subito qualcosa di freddo ricopre la mia faccia e io istintivamente chiudo gli occhi. Subito i ricordi di quando mio padre entrava nella mia camera e mi ricopriva il volto con la schiuma da barba, ritorna nella mia mente. Apro di scatto gli occhi, e il mio sguardo omicida fa scomparire il sorriso che illuminava il suo volto. «Mirea?» Sussurra il mio nome prima d'iniziare a correre per casa. Lascia cadere il rasoio sul tavolo del salone, mentre cerco di raggiungerlo. Siamo a pochi passi, ci guardiamo ed entrambi attendiamo la mossa dell'altro. Mi butto in avanti e gli finisco sulle spalle, facendogli perdere l'equilibrio. A cavalcioni sulla sua schiena, afferro i suoi capelli, tirando la testa all'indietro, così da poterlo guardare ed essere ancora più chiara.
«Se rifarai una cosa del genere, ritieniti senza un tetto sulla testa, almeno non il mio!» Esclamo e non so con quale agilità si gira sotto di me, mettendosi anche a sedere con me in braccio a lui.
«Sei carina con la schiuma da barba sul volto.» Sorride e credo che i miei occhi, in questo momento, se avessero la possibilità, potrebbero ucciderlo.
«Nolan, sto per ucciderti!» Stringo le mie mani intorno al suo collo mentre lui continua a guardarmi sorridendo. Toglie una mano dai miei fianchi e ripulisce la mia guancia e solo ora, riesco a notare la fossetta sul mento, che con la barba ieri non sono riuscita a vedere.
«Fai di me quel che vuoi, piccola Mirea!» sussurra malizioso e io alzo gli occhi al cielo stringendo la presa.
«Lo vuoi uccidere solo dopo un giorno che passate nella stessa casa?» La voce divertita di George, mi fa arrossire nuovamente e alzare di scatto, mentre Nolan continua a guardarmi dal basso. Gli lancio uno sguardo torvo e lui si alza sorridendo al padre.
«Buongiorno George.» Sorrido imbarazzata.
«Come avete trascorso la notte?» Chiede e un sorriso malizioso si forma sulle sue labbra. Lo stesso che assume il figlio ad ogni battuta. I miei occhi si spalancano e mentalmente mi do uno schiaffo, per cercare di non dare di matto.
«Mi ha lasciato dormire sul divano...» assume uno sguardo da cucciolo indifeso e il mio sguardo torna a essere quello di un assassino psicopatico.
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Aiutami a volare
Romance[completa] Per Mirea Huber e Nolan Beckham la vita era un susseguirsi di istanti. L'istante, quella frazione minima di tempo, in cui è possibile fare qualsiasi cosa si voglia come ritornare a vivere, imparare ad amare ma soprattutto amare se stessi...