31. Ricorda il passato. Vivi il presente. Sogna il futuro.

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Lentamente apro gli occhi sentendo battere sulla mia pelle il calore del sole e sorrido quanto le mie narici vengono inebriate dal suo profumo. Silenziosamente mi volto verso di lui che tiene stretto un braccio intorno ai miei fianchi e mi perdo ad osservare il suo viso in un'espressione rilassata. Le ciglia lunghe contornano gli occhi chiusi, il respiro calmo e le labbra incurvate in un piccolo e quasi impercettibile sorriso. Lascio uscire fuori la mano da sotto le coperte e scosto una ciocca di capelli che gli ricade sulla fronte sorridendo, consapevole che è arrivato il momento di fare questo grande passo per lasciar andare definitivamente il mio passato e felice che lui abbia rispettato la sua promessa: baciarmi quando avrebbe capito sono fossi a tornare dalla mia famiglia. Dopo una leggera carezza poso le mie labbra sulle sue in un tenero bacio e le gote mi si tingono di rosso nel ricordarne il sapore. «Aspettami.» Lascio anche un piccolo bacio sulla punta del suo naso e mi volto afferrando una maglia lasciata sul suo comodino e silenziosamente, cercando di non svegliarlo sguscio via dalle sue braccia, indossandola per andare in camera mia dove Eliot mi guarda scodinzolando e con la bocca aperta. «Buongiorno!» Mi inginocchio di fronte a lui accarezzandolo e abbracciandolo consapevole che nei prossimi giorni sentirò la sua mancanza. Prendo il mio telefono dal comodino raggiungendo il telefono di casa e digitando il numero di George. «Buongiorno George, sono Mirea!» Lo sento sbadigliare dall'altro capo del telefono.

«Buongiorno!» Sospiro e mi volto a guardare la porta della camera di Nolan alle mie spalle.

«Potresti accompagnarmi a Belfast?» Pronuncio quelle parole con la voce tremante e un nodo alla gola senza giri di parole, chiudendo la telefonata subito dopo aver ricevuto la risposta di George e ritornando in camera mia afferrando da sotto al letto la valigia che mi è stata regalata da Meredith, riempiendola con pochi indumenti. Chiudo la valigia sotto lo sguardo vigile di Eliot e sorridendogli dolcemente raggiungo il bagno per una doccia veloce e cercando in tutti i modi possibili di mettere la crema da sola e indossando di nuova la maglia di Nolan, nonostante sia molto più grande di me, per portarmi con sé il suo profumo ritornando in camera. Prendo dal fondo del mio armadio la scatola in cui ho lasciato i regali di Meredith e la lascio al centro del letto, per fargli capire che ritornerò il prima possibile. Prendo il telefono dalla tasca posteriore dei miei pantaloni stretti e guardo l'ora, iniziando ad uscire sul portico in compagnia di Eliot, la mia valigia e la mia borsa, perdendomi a guardare l'altalena, l'albero di mele, il cavalletto che non ho più portato in soffitta e la porta d'ingresso pregando di non averlo ferito in qualche modo.

«Sei pronta?» Mi volto verso la voce e con le lacrime agli occhi annuisco scendendo i gradini del portico, saluto con una piccola carezza e un sorriso Eliot e raggiungo insieme a lui la sua auto. Imbocchiamo la strada per raggiungere Belfast e io mi lascio andare con la testa contro al finestrino. «Ritorni dalla tua famiglia?» Sposto lo sguardo sul suo volto concentrato alla guida e con un sorriso triste che non è adatto a lui.

«Devo farlo se voglio iniziare a vivere di nuovo e devo farlo per noi.» Le gote mi si tingono di rosso e il suo sorriso triste viene sostituito da uno malizioso.

«Noi? Devi raccontarmi qualcosa? Vorrei diventare nonno ma al momento ho da recuperare il tempo perso con mio figlio, quindi come faccio ad essere anche nonno?» Lo spingo scherzosamente quando mi guarda di sottecchi scoppiando a ridere.

«George, smettila!» Scoppia a ridere anche lui e ora il viaggio non sembra più così tanto pesante.

«Come sarà vivere fuori dalla tua crisalide?» Volto lo sguardo verso il cielo e inizio a pensare senza trovare una vera e propria risposta alla sua domanda.

«Non riesco ad immaginarlo in tutti i dettagli ma credo che sarà bello, avrò vicino la mia famiglia e la mia famiglia per scelta, non potrei chiedere altro.» Annuisco con il capo convinta delle mie parole e riportando i miei occhi su George che anche mentre guida mi ricorda suo figlio.

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