6. Tu sei follia pura

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«Eliot, se mi farai cadere dalla scala, non ti farò mangiare per due giorni interi!» Urlo, pregando di non cadere. Cerco di restare in equilibrio su questa scala, ormai vecchia e arrugginita, per cogliere qualche mela. Stranamente questa mattina mi è venuta voglia di mangiarne qualcuna. Sono stata giorni interi a sperare che George mi venisse a far visita per farmi aiutare, ma è scomparso da ormai quattro giorni e se per l'ora di pranzo non arriva, andrò in paese, anche se non ci vado dalla settimana prima che Meredith peggiorasse.

Sospiro e sento la scala oscillare sotto di me, ma mi convinco che sia solo una mia sensazione a causa delle vertigini, ma purtroppo non è così. Urlo e chiudo gli occhi pronta allo schianto contro il suolo e a uccidere Eliot che non riesce a capire ancora quando non è il momento di giocare.

«Credo che tu possa aprire gli occhi.» una voce roca mi arriva dritta all'orecchio destro e apro immediatamente gli occhi intrecciando un paio azzurri da toglierti il fiato. Con un piccolo balzo, che non riesco a concepire nemmeno io come io abbia potuto farlo, scendo dalle sue braccia, aggiustandomi il pantalone a zampa d'elefante.

«Perdonami, ma questa piccola creatura...» cambio il tono della voce, guardando per un momento Eliot che respira con la bocca aperta, la lingua che penzola da essa, tanto che sembra stia sorridendo e scodinzola freneticamente «Non riesce ancora a capire quando non è il momento di giocare» riporto l'attenzione sul ragazzo di fronte, che avrà qualche età in più a me. La mascella squadrata, ricoperta da una leggera barba, lo fa sembrare più grande e minaccioso. I capelli sono tagliati e acconciati in ciuffo laterale e sono completamente neri, le labbra leggermente carnose e infine, gli occhi che prima hanno fatto fare un tuffo al mio cuore, per quanto siano belli. Sono azzurri, contornati da una linea più scura che lascia leggere sfumature nell'iride.

«Credo che in realtà voleva solo avvertiti della mia presenza.» sorride e si inginocchia per accarezzare Eliot.

«Probabilmente hai ragione, alcune volte mi perdo nei miei pensieri e non riesco a capire cosa succede intorno a me.» sorrido cordialmente. Questo posto mi sta cambiando radicalmente. Io, che non rivolgevo la parola nemmeno al mio vicino secolare a causa della mia timidezza, sto avendo una conversazione con un perfetto sconosciuto e cosa ancora più strana, non riesco a capire perché Eliot, si stia mostrando così cordiale, quando anche lui abbaia a ogni sconosciuto, fin quando non lo accarezza. Mi riprendo dai miei pensieri e mi mostro ancora più cordiale «Posso aiutarti?» Chiedo e lui guardandomi dal basso, mi sorride e si alza in piedi. Estrae una lettera dalla tasca interna della sua giacca in ecopelle e riporta i suoi occhi nei miei, maledettamente banali, di un marrone che mi ricordano la mia tanto amata cioccolata.

«Cerco un signore di nome George, mi ha mandato questa lettera con le indicazioni per raggiungere questa casa.» I miei occhi si spalancano e solo adesso, riesco a notare la somiglianza in quegli occhi profondi che sembrano ti stiano leggendo dentro.

«Cerchi George Beckham?» Annuisce alla mia domanda, e come ho fatto con George, porgo la domanda definitiva «Potrei sapere chi lo cerca?» Alza un angolo delle labbra, come se avesse intenzione di approcciare in un modo diverso da quello cordiale.

«Io invece potrei sapere il nome, della ragazza, che miracolosamente mi è caduta tra le braccia?» E dopo questa domanda, sono sicura che quello non sia un sorriso cordiale.

«Mi chiamo Mirea, e non sono caduta miracolosamente tra le braccia» ecco, mi mancava il mio lato apatico.

«Faccio finta di crederti, comunque il mio nome è Nolan, al suo servizio!» Si inchina continuando ad ammiccare e io scuoto la testa. Questo lato caratteriale, credo che appartenga a George, da quello che ho potuto leggere nelle lettere. Quale folle, chiederebbe sfacciatamente a una sconosciuta di andare con lui in un negozio? Dopo aver rifiutato di giocare in squadra con lui al gioco delle mele?

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