In punta di piedi esco fuori dalla mia camera seguita da Eliot che come ogni mattina corre in cucina ma questa mattina lo costringo a cambiare direzione per seguirmi in soffitta. Silenziosamente faccio scendere la scatola dalla botola e continuando a cercare di fare quanto meno rumore possibile, scendo dalla soffitta il cavalletto di Meredith portandolo all'esterno, sul portico dal lato opposto all'altalena. Ritorno in casa e riempio la ciotola di Eliot per fargli fare colazione mentre ritorno in soffitta per prendere una tela vuoto e il barattolo pieno di pennelli. Prima di uscire fuori riempio l'altro barattolo afferrato l'attimo prima di scendere con dell'acqua pulita.
Con tutto l'occorrente pronto esco fuori sul portico sedendomi di fronte al cavalletto posizionando la tela su di esso e aprendo il cassetto sottostante per prendere la tavolozza in legno sulla quale lascio uscire piccole quantità di colori. In una mano tengo stretta la tavolozza e nell'altra prendo un pennello dalla punta piatta e rotonda, perdendomi a fissare il bianco della tela alla ricerca d'ispirazione ma con la mano bloccata a mezz'aria, come se io non riuscissi ad avere il controllo di essa. Sospiro e sposto i capelli dalla fronte con il dorso della mano guardando il paesaggio circostante, soprattutto l'ombra che si crea sul muro di casa grazie ai raggi del sole che battono su di esso. Mi alzo lasciando il pennello sulla sedia e accendendo la radio e respirando profondamente, mi lascio trasportare dalla musica sorridendo. Inclino la testa di lato per avere angolazioni diversi della tela e riportando lo sguardo su un punto qualsiasi intorno a me, sorrido istintivamente. Immergo il pennello nell'acqua diluendo i colori il più possibili per farli essere chiari, quasi trasparenti come quando in una goccia di pioggia contro un vetro ti ci rifletti dentro sorridendo per il modo in cui si deforma il tuo volto a seconda della forma della goccia. Prendo un colore ed inizio a creare piccole chiazze di colori, sovrapposte da altre per creare le varie ombre mentre la leggerea brezza mattutina mi scompiglia i capelli che fuoriescono dalla coda alta in cui li ho legati. Sorrido davanti ai vari colori che vanno ad unirsi, miscelarsi creando colori del tutto unici tra di loro e ricordo quando inizialmente io non apprezzassi questo tipo di corrente artistica. Io ero amante delle regole anche per quanto riguardava un disegno, mi sono sempre lasciata trasportare dall'immaginazione ma dovevo avere sempre tutto sotto controllo con l'aiuto di tutta l'attrezzatura che serviva per far uscire un buon disegno tecnico e di conseguenza il disegno dove nulla è organizzato mi faceva impazzire. Ma ora, se chiudo gli occhi e mi immagino come se fossi qualcuno che mi sta guardando, io mi vedo serena e libera come gli impressionisti. Una corrente artistica che nasce dal susseguirsi di diverse circostanze, una corrente artistica che si è formata spontaneamente dipingendo all'aria aperta il momento esatto che stavano vivendo. Riapro gli occhi guardando i colori sulla tela e continuando a dargli forma senza sapere cosa esattamente io voglia che esca fuori da questo miscuglio di colori e sorrido. Sorrido perché finalmente sto iniziando a ritrovare me stessa poco alla volta; sorrido perché finalmente riesco a dipingere di nuovo cosa che da ormai anni non facevo; sorrido perché il susseguirsi di questi eventi spontanei, alcuni dei quali mi destabilizzano, mi fa star bene al punto tale da non aver paura di fare qualcosa che prima mi faceva stare bene ma che col tempo mi è diventato impossibile fare.
«Mirea?» La porta si apre leggermente ed Eliot esce fuori venendosi a sedere vicino ai miei piedi mentre io gli sorrido dolcemente.
«Sono fuori!» Urlo per farmi sentire da Nolan che subito mi raggiunge.
«Cosa fai?» Mi volto verso di lui che è fermo alle mie spalle sull'uscio della porta e cercando di non dar a vedere il mio imbarazzo per il suo corpo fasciato solo da un pantalone di tuta, gli indico con il pennello la tela.
«Non si vede?» Inarco un sopracciglio e alzando gli occhi al cielo per il mio tono acido si avvicina a me, intrecciando le braccia al petto con i muscoli che si contraggono.
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Aiutami a volare
Romance[completa] Per Mirea Huber e Nolan Beckham la vita era un susseguirsi di istanti. L'istante, quella frazione minima di tempo, in cui è possibile fare qualsiasi cosa si voglia come ritornare a vivere, imparare ad amare ma soprattutto amare se stessi...