28. Il tempo trascorre ma i ricordi restano indelebili

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«Quindi oggi sarebbe il suo compleanno?»

Io e George annuiamo in risposta alla domanda di Nolan mentre siamo seduti tutti fuori sul prato.

«Amava particolarmente il giorno del suo compleanno, lo attendeva con un'euforia che mi ricordava tanto quella dei bambini e amava sentirsi bene in quel giorno.» George alza lo sguardo verso il cielo sorridendo al sole come se fosse la sua Meredith.

«Era una donna che non smetteva mai di dare amore a chiunque e a qualsiasi cosa meritasse di ricevere il suo amore.» Anch'io come George alzo la testa in direzione del sole sorridendo spensierata e sentendo il calore dei raggi sul mio volto, lo stesso calore di quando Meredith mi stringeva fra le sue braccia.

«Avrei tanto voluto conoscerla...»

«Ti basta guardare te stesso e potrai conoscerla.»

«Ma non potrò mai parlare con lei.»

«Puoi star certo che per com'è tua madre, ovunque sia ti sta ascoltando con il sorriso sul volto per quanto è orgogliosa di suo figlio e soprattutto perché somigli di più a lei che a me.» A questa rivelazione sia io che Nolan scoppiamo a ridere e non posso che ammettere che George è un ottimo padre.

«Poi possiamo aiutarti io e tuo padre a conoscere alcune piccole cose di lei, anzi io farò solo una cosa tutto il resto ci verrà raccontato da George!» Sfido George con lo sguardo mentre il figlio non riesce a smettere di sorridere dolcemente e a guardare anche lui il sole.

«Accetto la sfida e parto con il raccontarvi il nostro primo appuntamento e di conseguenza il suo piatto preferito.» Scoppia a ridere sotto il nostro sguardo interrogativo. Intreccia le caviglie e tenendosi in equilibrio sui gomiti, si stende all'indietro. «Il nostro primo appuntamento è stato del tutto improvviso. Era un pomeriggio di maggio e io passeggiavo per le silenziose strade parigini quando vidi la figura di una ragazza che non avrei mai potuto dimenticare scendere le scale esterne di un piccolo e antico palazzo. La seguii con lo sguardo e lentamente mentre lei era assorta nei suoi pensieri mi avvicinai a lei facendola sobbalzare ma poi regalandomi quel sorriso indimenticabile, che solo lei possedeva» seduti l'uno accanto all'altro io e Nolan ci voltiamo per una frazione di secondi sorridendo dolcemente prima di ritornare a guardare l'uomo che disteso al sole ricorda la sua amata. «Iniziammo a parlare, anzi, io iniziai a fargli dei complimenti e le sue gote si tingevano di rosso tradendo le sue parole così dando ascolto al mio cuore e a quello che vedevo, gli presi la mano e la intrecciai alla mia, sentendo la sua pelle rabbrividire a contatto con la mia. Sorrisi, ma non in modo malizioso ma un sorriso sereno, felice, uno di quei sorrisi che non riuscirai mai a descrivere, a fotografare o a dipingere, ma che ricorderei per il resto della tua vita perché in quel preciso istante ti sorride anche il cuore» Nolan prende una delle mie mani stringendola tra le sue e riesco a comprendere le parole di George, perché in questo momento le vivo sulla mia pelle ma non riuscirei, come ha detto lui, a descrivere quello che sto provando. «Continuammo a camminare per le strade di Parigi fin quando non iniziò a calare la sera e lei mi chiese di restare ancora un po' con lei perché gli avevo reso la giornata del suo compleanno migliore che lei avesse mai vissuto. Sorpreso dalla rivelazione e per cercare di impressionarla la portai nel mio ristorante preferito, ristorante nel quale lei non volle entrare perché troppo elegante rispetto a lei che non riusciva a comprendere quanto fosse bella anche con i capelli spettinati dal vento, il vestito spiegazzato e le scarpe malridotte, e mi portò nel suo di ristorante preferito molto più modesto di quello scelto da me e così iniziammo a sfidarci con lo sguardo fin al momento in cui un cameriere venne a prendere l'ordinazione e io sorrisi beffardo volendo scegliere io cosa mangiare dato che lei aveva scelto il ristorante.»

«George, sei completamente uguale a tuo figlio in circostanze come quella che hai appena raccontato!»

«E tu completamente uguale a sua madre.» Si volta verso di me sorridendo dolcemente quando i suoi occhi si soffermano sulla mia mano intrecciata a quella di Nolan e alla mia testa poggiata sulla sua spalla con la sua testa sulla mia. Eliot si avvicina sedendosi accanto a George che ridendo divertito e ritorna con la schiena dritta, iniziando ad accarezzarlo. «Anche Eliot ha capito che siamo di troppo»

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