34. Voglio perdermi al sicuro tra le tue braccia

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Sorrido nonostante i dolori e la scomodità dei sedili scendo dal vagone velocemente, guardando circospetta il parcheggio iniziando a percorrere i pochi metri di distanza tra me e lui correndo, per poi stringerlo forte in un abbraccio caloroso.

«Sei stata via quasi una settimana ma devo ammettere che la tua mancanza si è fatta sentire appena ti ho lasciata qui!» Sorrido staccandomi dall'abbraccio con George il quale afferra la mia valigia per inserirla nel portabagagli.

«Ne ero certa!» Fingo di pavoneggiarmi e lui scoppia a ridere seguito dalla mia risata. «Non ne ero certa ma non posso negare di aver sperato di mancarvi almeno un minimo di quanto voi siete mancati a me.» Si volta verso di me e prima di partire mi lascia un bacio sulla testa per poi sorridermi.

«Sei pronta a vederlo dopo una settimana? Considerando che per ormai due mesi, siete vissuti sotto lo stesso tetto e per di più quasi in simbiosi.» Accenna un sorriso malizioso e le mie gote si tingono di rosso.

«Sono stata via solo una settimana, non credo che sia cambiato qualcosa o devi dirmi qualcosa?» Inarco un sopracciglio e lui sorride beffardo cambiando la marcia.

«No, non è cambiato assolutamente nulla solo Eliot che probabilmente ha preso qualche chilo.» I miei occhi si spalancano stupiti e quando scoppia a ridere prendendosi gioco di me gli schiaffeggio la spalla senza smuoverlo di un millimetro.

«George non devi prenderti gioco della mia fragilità emotiva!» Lo rimprovero non riuscendo a trattenere la mia risata, davanti alla sua con tanto di lacrime agli occhi.

«Ritorno serio...» prende un profondo respiro per smettere di ridere e io lo imito voltando lo sguardo verso l'esterno perdendomi ad osservare il panorama che sembra muoversi con noi. «Com'è andata con la tua famiglia?» Sorrido annuendo.

«Bene e non potrei esserne più entusiasta, parlando con loro ho scoperto che i miei timori e sensi di colpa erano solo mie paranoie dettate dalla paura di perderli, sono davvero felice.» Mi volto verso di lui che sorride dolcemente senza mai distogliere lo sguardo dalla strada che mi conduce nel mio posto sicuro. «Sai, tra un paio di giorni forse una settimana mi raggiungeranno qui per cambiare anche loro la loro vita e per conoscere voi, che vi ho definito la mia seconda e bellissima famiglia, sempre dopo di loro!» Ridacchio e anche lui ritorna a ridere annuendo vigorosamente con il capo.

«Nella tua famiglia c'è qualche bella signora che puoi presentarmi?» La mia bocca si apre formando una o e resto sconcertata dalla sua affermazione.

«Sono tutti impegnati tranne mia nonna vedova e molto più grande di te.» Affermo e quando sul suo volto si forma una piccola ruga sulla fronte dipingendo un'espressione triste sul volto inarco un sopracciglio sempre più stranita. «George, non sei serio, vero?» Mi sposto con il busto in avanti per vedere il suo volto che guarda il cielo sorridendo.

«Piccola Mirea, credi troppo a tutto quello che una persona ti comunica.» Scuote la testa divertito. «Con tutto il rispetto per i componenti della tua famiglia, anche se ci fosse stata una donna adatta a me, non lo sarebbe stata per il mio cuore. Quel cuore, che Meredith ha portato con sé, una parte e la parte restante può ospitare solo amici e familiari, ma non l'amore.» Sorrido serena e ritorno con la schiena contro l'imbottitura del sedile.

«Pensavo fossi serio!» Lo ammonisco fingendomi offesa dal suo prendersi gioco di me.

«Non potrei esserlo per quanto riguarda la possibilità di sostituire Meredith ma sono serio quando ti dico che non vedo l'ora di conoscere la tua famiglia e fare le cene di famiglia tutti insieme.»

«Oltre la mia famiglia e te, chi sarebbero gli altri?» Provo a prendermi gioco io di lui ma fallisco miseramente.

«La bellissima Rachel, il dolce Joel, la bizzarra Arline, il tuo personale compagno d'avventura Eliot ed infine il tuo amato Nolan.» Solo nell'udire il suo nome le mie gote si tingono di rosso.

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