1. Cara mia piccola farfalla dalle ali spezzate

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Dopo essersi deliziato il palato con i suoi amati croccantini Eliot si avvicina nuovamente alle mie figure scodinzolando «Adesso vuoi andare fuori per ripulire l'intestino, vero?» Sorrido e guardando lui mi sento quasi meno sola. Sospiro e mi avvicino alla porta d'entrata per farlo uscire fuori all'aria aperta, a crogiolarsi sul prato per grattarsi e a giocare rincorrendo i piccoli uccellini che volano bassi, che al suo abbaiare spiccano il volo verso la cima dell'albero più vicino. Ridacchio e socchiudo la porta prima di avvicinarmi alla cucina, afferrare una padella antiaderente e la lascio scaldare sul fornello medio. Dal portapane, prendo il pane in casetta e lo taglio quattro fette, non tanto sottili ma nemmeno troppo doppie, dal frigorifero prendo il formaggio già tagliato a fette, elimino la pellicola che evita di far attaccare tra di loro le varie fette presenti nella confezione, e le pongo una su una fetta e l'altra sulla seconda fetta. Poi le ricopro con le due fette restanti e le metto a cuocere in padella.  Ripongo la confezione di formaggio nel frigorifero e afferro il prosciutto crudo e non appena il pane diventa dorato in entrambi i lati, spengo il fuoco e stacco le due fette per farcirle al centro con due fette di prosciutto per poi, ricomporre il toast e compio lo stesso passaggio anche per l'altro toast. Afferro il piatto e mi siedo sullo sgabello della penisola iniziando a mangiare nel silenzio più totale, non smettendo mai di guardarmi intorno alla ricerca di ogni più piccolo dettaglio da incidere sotto pelle, per non lasciarlo mai andare e conservarlo come uno dei ricordi più belli degli istanti ormai passati. Un leggero venticello mi riscuote dalla mia ricerca di dettagli impercettibili, almeno per il momento, e abbasso la testa riconoscendo da dove proviene la piccola brezza. I suoi enormi occhioni mi guardano attentamente mentre porto alle labbra il toast per morderlo. Sorrido con la bocca piena, quando lui ingoia mentre io mastico, come se stesse ingoiando lui «Vuoi un piccolo pezzo?» Come se avesse capito la mia domanda, con la sua piccola lingua si lecca tutto il musetto, così scuotendo la testa divertita da questa solitudine che non pesa così tanto come prima, stacco con le mani un piccolo pezzo dal mio toast e lancio in aria. Con un piccolo balzo afferra al volo quello che gli ho lanciato divorandolo letteralmente «Mi sembra di sentire Meredith urlarmi contro perché come sempre ti lascio assaggiare il nostro cibo.» Scodinzola ancora più freneticamente, come se anche lui la pensa come me.

Finisco di mangiare velocemente e l'ultimo morso, lo lancio a Eliot che è restato per tutto il tempo seduto accanto i piedi dello sgabello a osservare ogni mio movimento. Delicatamente lascio il piatto nel lavabo e dal mobiletto in alto, alzandomi leggermente sulle punte, afferro un bicchiere che riempio d'acqua e butto giù tutto d'un fiato. Lavo tutto ciò che ho utilizzato per pranzare e riempio la ciotola per l'acqua di Eliot, dopo aver rimesso tutto nell'apposito posto. Guardo fuori dalla piccola finestra di fronte al lavandino e vedo il cielo iniziare a cambiare colore, così mi volto per cercare d'intravedere l'orologio sul camino in salone e noto, che più che un pranzo abbiamo fatto una merenda «Eliot è quasi ora del tramonto, andiamo nel nostro posto preferito per poterlo ammirare?» Immediatamente si alza ed esce fuori, grazia alla porta che prima ha aperto ma non ha saputo chiudere. Afferro la lettera dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e chiudendomi la porta alle spalle, raggiungo quel bellissimo ammasso di peli nera e bianchi, dove il distacco dei colori si può vedere sulla coda nera, con la fine completamente bianca, sotto l'albero di mele che Meredith amava tanto curare. Il cielo inizia sfumarsi in cambi di colore sempre più belli come dall'azzurro a un leggero arancione «Sei pronto?» Poggia la testa sulle mie gambe distese davanti. Rigiro la lettera e sul retro trovo disegnato in basso un piccolo cuore così sorridendo la apro. Con una mano tengo stretta la lettera nonostante stia tremando e con l'altra accarezzo Eliot. Sospiro e inizio a leggere ad alta voce ciò che la bellissima Meredith ha scritto con la sua altrettanto bella calligrafia elegante: «Cara mia piccola farfalla dalle ali spezzate, si perché per me tu non sei Mirea, ma la farfalla che ha reso migliore questi due anni trascorsi insieme. Sai tu mi ricordi tanto un piccolo bruco che ha paura di creare la sua crisalide e diventare poi, una bellissima farfalla, una di quelle farfalle che quando le vedi ti nasce spontaneamente un sorriso sulle labbra e gli occhi ti si chiudono leggermente, perché tu vorresti catturare di lei anche il più piccolo dettaglio, solo che è così piccola da non poterla ammirare in tutto il suo spettacolo. Piccola mia tu credi che resterai per sempre quel piccolo e orribile bruco che credi di essere, hai letto bene, credi di essere, perché tu non riesci a vedere quanto in realtà tu sia già una bellissima farfalla che aspetta solo di uscire dalla propria crisalide e spiccare il volo per vivere quell'istante che la vita gli regala. Ti sei chiusa dentro di te, e non riesci a percepire nulla se non le sensazioni negative. Riesci a percepire solo sensi di colpa che credo tu non dovresti avere, paure infondate, sogni che prima ancora di scoprire se sono realmente falliti, tu li dai per irrealizzabili. Il bruco costruisce una crisalide nella quale si trasforma, tu invece hai costruito una gabbia di pensieri che ti fanno stare solo male, pensieri che ti logorano l'anima e tu devi sconfiggerli, perché così mostrerai anche a te stessa quanto tu sia bella sia esteriormente ma soprattutto interiormente. Piccola mia, apri questa gabbia e lascia volare via i pensieri così da poter emergere tu e ritornare ad essere, la versione migliore di te» sorrido tristemente e sento già gli occhi velarsi di lacrime, ma questo non mi ferma dal continuare a leggere le sue parole, perché se tra le miei mani c'è questa lettera ci sarà un motivo e se posso fare qualcosa per lei lo voglio con tutta me stessa, perché così gli restituirò il bene che ha fatto a me resterà per sempre incisa dentro di me  «Probabilmente ti starai chiedendo il perché di questa lettera e tante altre mille domande, sono sicura che George ti avrà già comunicato alcune delle mie volontà, ma adesso tocca a me farlo e voglio raccontarti alcune cose. Parto con il raccontarti che esattamente venticinque anni fa, dopo anni di sofferenza misi al mondo il mio angelo, la cosa più bella che io abbia mai potuto fare ma che in seguito, per diversi motivi che scoprirai pian piano in questi giorni, non ho più avuto occasione di vedere, nemmeno per dirgli addio e dirgli che lo amavo con tutta me stessa, per quella che sarebbe stata l'ultima volta. George mi ha promesso che avrebbe fatto di tutto per ritrovarlo e io credo in lui, so che mio figlio prima o poi si presenterà alla porta di quella casa, che alla fine io ho deciso di lasciare alla persona che mi ha donato i sorrisi più belli degli ultimi anni. Chiedo a te però di restare in quella casa e prenderti cura delle mie piante e di Eliot fino al suo arrivo, e se lui te lo permetterà anche oltre, perché io ho deciso che quella deve essere casa tua e lui non può togliertela, a meno che tu non sia pronta a tornare dalla tua famiglia e vuoi lasciarla a lui» più continuo con la lettura e più mi sembra di averla qui accanto a me che con la sua voce melodiosa legge ciò che mi ha scritto, Alzo gli occhi al cielo sorridendo, come se lei potesse vedermi e capire tutto ciò che io voglia dirgli con questo accenno di sorriso. Abbasso lo sguardo e noto Eliot guardare i fogli tra le mie mani, facendo diventare quell'accenno di sorriso un vero e proprio sorriso. Sposto il primo foglio dietro a tutti gli altri, che non riesco a capire se siano due o tre «Io proseguo con la lettura, tu continua a fare il bravo accanto a me!» Muove la testa sulle mie gamb e riprendo a leggere con la sua dolce compagnia «Continuo con il raccontarti che tre anni fa, dopo aver fatto delle visite di controllo, che facevo ogni anno per prevenzione, ho scoperto di avere un tumore cerebrale maligno, o comunemente chiamato glioblastoma, ed è appunto uno dei tumori più comune e più maligno tra le neoplasie della glia. Sin dall'inizio mi era stato comunicato che era un tumore difficile da curare e che le persone che riuscivano a sopravvivere oltre i tre anni, erano relativamente poche e se ero un'eccezione alla regola, gli anni avvenire sarebbero stati solo una lunga sopravvivenza. Inizialmente pensai subito al peggio ma poi, grazie a George che mi ricordò quanta forza io avessi e che non potevo ritornare a essere un bruco che si chiudeva nella sua personale crisalide, riuscì a superare le sedute di radioterapia che il medico che si occupò del mio caso clinico disse di dover fare. Ma poi alla fine di esse scoprimmo che nulla era cambiato e che il glioblastoma ai lobi frontali, era ormai al IV stadio. Non potevo ricorrere alla chirurgia, ero troppo debole così dovevo convivere con esso fin quando avrei avuto le forze per volare libera e vivere, anche andando a sbattere a volte contro finestre che mi recavano un male atroce e a volte su petali che mi accarezzavano e inebriano con il loro profumo, come tu hai reso migliore quelli che poi sono stati i miei due ultimi anni di vita, grazie alla tua presenza. Non ti nego che una delle conseguenze, più banali di questo tumore, era un deterioramento dello stato psicologico, come l'angoscia. Spesso mi attanagliava l'anima ma vedere te che non capivi quanto sei maledettamente fortunata a essere come sei, mi spingeva a superarla e a parlare con te, aiutare te così come ho fatto la prima volta che ti ho trovata, o meglio che Eliot ti ha fiutato e tu hai iniziato a urlare per paura» ridacchio con le lacrime che ormai tracciano sentieri sulle mie guance e sentendosi nominato alza la testa verso di me, leccandomi la guancia più vicino al suo muso «Eliot, sai che odio essere leccata!» Urlo però questa volta ridendo, nel suo modo non tanto gradito per quanto io sia schizzinosa, ha voluto asciugarmi le lacrime. Gli impongo con lo sguardo di rimettersi al suo posto e appena mi ubbidisce leggo le ultime righe di questa pagina «Dopo averti messo sicuramente di buon umore, con la mia precedente confessione, voglio informarti che nella mia camera, nel fondo, della parte centrale del mio armadio, troverai una scatola nella quale troverai alcune cose che ti faranno capire la mia vita amorosa, conoscerai altre parti di me che prima d'ora ho condiviso solo con me stessa e quella scatola. Poi dopo aver scoperto il contenuto starà a te decidere cosa farne, io la lascio a te per lasciarti una parte più intima di me, credo nelle tue intenzioni e sono sicura che farai la scelta giusta!» La curiosità cresce dentro di me, ma ho ancora altre pagine da leggere «Piccola Mirea, non lasciarti ingannare dalla curiosità e continua a leggere la lettera, ho altre cose da chiederti e comunicarti. Mi dispiace solo non aver avuto la forza, negli ultimi giorni, di poter dire a voce tutto quello che ora stai leggendo e ti conosco ormai, non avere sensi di colpa se tu non mi hai potuto dire qualcosa, perché io ovunque sia, non ti perderò mai di vista e ascolterò tutto quella che la notte prima di dormire, mentre pensi, hai voglia di dirmi. Comunque adesso ti comunico che in soffitta, dietro il mio cavalletto per dipingere, sotto a un telo blu ci sono alcuni scatoloni molto grandi e uno più piccolo, se vuoi aprirli fallo anche, conosco la tua curiosità ma ti chiedo di darli a mio figlio non appena si presenterà a bussare alla porta, ti prego deve essere la prima cosa che lui deve ricevere, adesso ti scrivo altre piccole righe e l'ultimo foglio lo lascia bianco e voglio che in esso tu mi scriverai una lettera quando sarai uscita fuori dalla tua crisalide e seppellisci sotto l'albero di mele, dove sono sicura ora tu sei seduta a guardare con il mio piccolo animaletto peloso il tramonto, come facevi tutte le sere, anche quelle più fredde. Prima che mi dimentichi, sempre in soffitta c'è un piccolo armadio dove ci sono tutti i miei vestiti di quando avevo la tua età, poi qualsiasi cosa era mia e a te piacerebbe indossare, fallo senza alcun problema» sospiro e chiudo gli occhi, per acquistare la forza necessaria a leggere le ultime righe. Anche tramite una lettera Meredith riesce a leggermi dentro e a regalarmi sorrisi. Riapro gli occhi e stringendo la piccola zampa di Eliot riprendo a leggere con più attenzione «Eccoci qui, siamo arrivati alla fine di questa lettera, piccola mia come già detto prima mi hai regalato forza, speranza, sorrisi e sì, anche pianti, perché vederti così piccola e fragile, non riuscendo ad aiutarti perché sei testarda era brutto. Voglio dirti che la felicità si appoggerà delicatamente su di te, come una farfalla sul fiore, ma non aver paura, sfiorala, accarezzala e accettala. Voglio dirti di amare, l'amore fa paura, spesso fa tanto male, ti sgretola il cuore in mille pezzi, ti si attorciglia lo stomaco in una morsa di tristezza o di pura felicità, le cosiddette farfalle nello stomaco. Voglio dirti di non diffidare di George, lo conosco e non aver potuto condividere tanti momenti con lui, è la cosa di cui mi pento di più. Voglio dirti di stare attenta a mio figlio, appena nato ti toglieva il fiato, ma ora credo che sia l'uomo più bello del mondo, e sarò sincera spero che abbia accanto una persona come te o che la possa avere un giorno, merita di avere quella felicità che io non gli ho potuto dare e che solo le persone fragili come te possono dare, perché sono quelle più vere e sono felici se chi hanno a cuore lo sono. Voglio dirti di restare te stessa senza le tue paure, ma ormai questo l'avrò detto mille volte. Voglio dirti che ti voglio bene e che la tua famiglia comunque andrà quando la vedrai, perché uno dei miei desideri e che tu vada da loro e gli racconti tutti, di come ti sei sentita, di quello che pensi, perché sono sicura che loro siano orgogliosi di te. Infine voglio dirti di far mangiare a Eliot solo il suo cibo. Non ridere perché so che lo stai facendo!» Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere prima di leggere l'ultimo rigo «Guarda le farfalle, ricordati di me e ricordati chi sei e ritorna a essere la versione migliore di te, sii felice fatti questo dono. Ti voglio bene, per sempre la tua Meredith.» Ed eccomi qui, a piangere senza una fine, mentre il cielo diventa blu, con ancora piccole sfumature rosse in alto.





Come sempre vi voglio lasciare con un enorme grazie  attendendo la vostra opinione al riguardo e nel caso di errori scusarmi🌹 ❤️

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