2. Ricordi di un amore passato

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Quando il cielo è completamente blu e si riescono a individuare le stelle che lo illumina circondando la bellissima luna piena, mi decido ad alzarmi «Eliot andiamo dentro?» Al suono della mia voce muove le piccole orecchie e sgranchendosi, con posizioni alquanto strane, si alza e inizia a camminarmi accanto. Appena varchiamo la porta d'ingresso si fionda sulla ciotola, così scuotendo la testa esasperata, perché non riesco a concepire come un essere così piccolo abbia sempre fame e riesce a ingurgitare di tutto e di più, a volte ho paura che possa pensarsi che anch'io sia appetibile. Dopo aver riempito la sua ciotola di croccantini, raggiungo la mia camera, quella che ho allestito e progettato insieme a Meredith. Il letto matrimoniale e in legno bianco e posto al centro della parete sulla sinistra non appena entri dalla porta. Una piccola scrivania sotto la finestra che affaccia sul retro della casa dove si trova una piccola stalla, solo prima di cavalli ma ricca di concime e altri oggetti per la cura delle sue piante e del giardino. Uno specchio girevole e tanti ripiani messi in modo disordinato sulla parete nei quali sono riposti i libri che ho rubato a Meredith e alcuni che lei mi ha regalato quando andavamo in paese e mi soffermavo a leggerne le trame completamente incantata e già immersa nella storia, anche solo dal titolo e dalla copertina. Amavo fantasticare e immaginare come potesse essere la storia, se come io la immaginavo o mi riusciva a sorprendere. E quasi sempre era un misto, alcune erano come io avevo già immaginato altre mi lasciavano completamente esterrefatte.

Delicatamente lascio un bacio alla lettera come se potessi darlo a lei, prima di riporla nel libro che Meredith mi ha regalato la prima sera che mi ha accolto a casa sua, dopo avermi trovata seduta in bar notturno completamente sola con i miei pensieri, e insieme a Eliot il quale mi era saltato addosso facendomi sobbalzare dallo spavento, mi hanno invitata a casa loro. Lei aveva già capito quanto io infondo, nonostante fossi solo una piccola ragazza di quasi diciannove che nel bene e nel male, non si poteva lamentare poi tanto della sua vita, avevo da dire, da raccontare e magari illudermi di poter sognare. Sospiro continuando a guardarmi intorno come se da un momento all'altro lei potesse entrare nella stanza urlandomi contro, perché come mio solito mi perdevo nei miei pensieri fin troppo rumorosi, tanto da spaccarmi i timpani, e non sentire la sua voce che mi chiamava per andare a tavola, poiché era pronta la cena. Persa a osservare la porta nel punto in cui compariva il suo volto, sobbalzo quando una piccola presenza si fa sentire sulle mie gambe. Abbasso lo sguardo sorridendo a Eliot che mi guarda con i suoi occhioni «Hai terminato di mangiare?» Inclina la testa di lato e alza le orecchie, sicuramente, se in questo momento andrei a riempirgli nuovamente la ciotola, magia anche quella. Con Eliot che mi cammina accanto esco dalla mia camera e il mio sguardo si fissa sulla porta, della camera di Meredith, ormai chiusa da giorni. Guardo Eliot che alterna lo sguardo da me alla porta e scodinzola. Mi avvicino maggiormente a essa e poggio la mano tremante sulla maniglia abbassandola ed entrando così in camera. Di nuovo il sorriso della prima volta che l'ho vista si materializza sul mio volto, anche se questa volta è accompagnato da una leggera velatura di malinconia nel cuore, perché lei non c'è. Una camera sempre ordinata, bella ma soprattutto elegante e il ricordo che si materializza nella mia mente fa riprendere a battere il mio cuore. La prima volta che la vidi dissi a Meredith che mi ricordava una di quelle camere parigine di molti anni fa, lo stile vintage regalava una bellissima atmosfera a tutta la camera. Quella sensazione era così forte che dentro di me, a causa della mia immaginazione, inizia a sentire in sottofondo la canzone la vie en rose e quando gli comunicai questa mia fantasia, lei scoppiò a ridere prima di annuire vigorosamente con la testa e dirmi che avevo perfettamente ragione, perché era proprio stata pensata per ricordarle Parigi ma che non riusciva a concepire come io potessi addirittura immaginarmi la canzone di sottofondo.

Mi guardo intorno ma non riesco a toccare questa camera mi piace l'idea che in essa possa continuare a vivere il ricordo di Meredith così come si sente ancora il suo profumo. Mi avvicino alle ante centrali dell'armadio a muro e quando sento una scatola nel fondo di esso, la estraggo. Mi siedo ai piedi del letto in ferro battuto di Meredith e con la manica della mia giacca, spolvero il coperchio della scatola in latta, sul quale ad alta voce leggo il titolo, mentre Eliot viene a sedersi nuovamente accanto a me «Ricordi di un amore passato» apro la scatola con mani leggermente tremanti e sorrido, è piena di tant' oggetti che probabilmente avranno un significato per lei molto importante. Sorrido a Eliot «Piccolo, sei pronto per questo cammino nei ricordi dell'amore della tua padrona?» Poggia la testa sulle mie gambe e io sposto in avanti, sulle mie gambe distesa davanti a me, la scatola. Osservo attentamente il contenuto e decido d'iniziare con le lettere e pian piano, da esse ricollegarmi agli oggetti, così da entrare nella storia che Meredith in qualche modo ha deciso di raccontarmi. Inizio dalle lettere perché loro sono quelle che nascondono più notizie di quando una persona può immaginare. Afferrò l'ultima lettera, sul fondo della scatola e subito noto la data: 1980. Sospiro e apro la busta, per cercare di capire a chi sia indirizzata perché la busta ormai ingiallita non mi permettere di leggere tutte le informazioni, estraendo uno solo foglio piegato in due «Amore mio, sono passati solo due giorni da quando tu hai preso quell'amara decisione di arruolarti nelle forze armate per proteggere e difendere, in caso opportuno la tua patria. Io non riesco a dirti a parole quanto sia orgogliosa di te e di quanto questa tua decisione ti faccia onore, ma non posso negare che la pura non mi attanaglia l'anima. Siamo entrambi molto giovani, io ho solo vent'anni e tu ventidue, per questo mi hai chiesto di non aspettarti e di conseguenza non mi hai permesso nemmeno di dirti addio, ma io non lo farò mai, sei tutto quello che ho e non ti lascerò. Spero di ricevere una tua risposta perché io sono qui, che ti aspetto. Per sempre la tua piccola piuma.» Sorrido iniziando a capire il perché del carattere tanto forte di Meredith. Oltre a essere stata abbandonata in fasce fuori la porta di un orfanotrofio, ha vissuto anche una storia d'amore forte, e se l'amore non ti uccide letteralmente, ti fortifica. Piego la lettera poggiandola sul mio grembo dopo averla rimessa all'interno della busta e prendo immediatamente l'altra, dove questa volta si legge la data completa: 9 settembre 1981. Apro anche questa lettera e mi immergo nelle sue bellissime parole. Questa volta è una lettera in risposta a quella di Meredith da un certo Beckham, che suppongo essere il cognome poiché non è accompagnato da nient'altro. Proseguo nel leggere le lettere di un anno intero, senza mai fermarmi. Sono lettere brevi dove entrambi fanno domande all'altro dopo aver raccontato, abbreviatamente, la quotidianità delle giornate tra un mese e l'altro dall'invio di una lettera. Afferro la prima lettera datata 1982 e legata a essa con un fiocco, c'è una rosa bianca ormai ingiallita ed essiccata. Lentamente ne accarezzo i petali e poi leggo la lettera «Amore mio, volevo chiederti scusa per il comportamento deplorevole della mia famiglia, non era mia intenzione metterti in imbarazzo e non appena sei andata via, non ti nego che ho procurato una pesante discussione con i miei genitori. Ti chiedo di perdonarmi ma soprattutto di non lasciarmi andare per il loro comportamento indignitoso. Mi ha ferito non vederti prima di partire ma ne comprendo le motivazioni anche se tu non ne hai dato parola e spero tu stia bene, altrimenti non saprei come andare avanti. La vita da recluta è difficile, ma leggere le tue parole, sentire il tuo profumo sulle lettere, vedere la tua scrittura che mi ricordare di quanto tu sia bella, mi aiuta a superare le difficoltà e a cercare di diventare un vero e proprio soldato, manca poco e se continuo ad avere un'ottima condotta lo sarò prima del previsto. La sera mentre osservo le stelle immagino i tuoi capelli biondi accarezzarmi il volto, come quando al nostro primo appuntamento, contenta perché ti avevo portato una rosa bianca, mi hai abbracciata e per colpa del leggero venticello che aleggiava nell'aria, i tuoi lunghi capelli volano come piume nell'aria. Poi mi sposto a osservare il cielo e quel blu scuro, leggermente più chiaro dove arriva la luce delle stelle e della luna, mi ricordano i tuoi occhi e quanto ho amato perdermici dentro per cercare di leggerti l'anima, nonostante tu fossi abbastanza loquace e aperta nel raccontarti con le persone che ritenevi degni, e io sono stato fortunato, perché con me l'hai fatto. Poi mi giro a guardare il soffitto e nonostante il cuscino non sia uno dei più comodi in commercio, mi ricorda la delicatezza con la quale alternavi lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, avresti voluto baciarmi ma non riuscivi a farlo tu, così io presi il tuo mento tra le mie mani, e ti bacia con la delicatezza il cui una farfalla si poggia sui petali di un fiore. Ti prego mia piccola Meredith, non buttare via le sensazioni che insieme abbiamo provato a causa del comportamento inappropriato dei miei genitori. Ti amo e ti amerò per sempre, tuo Beckham.» Sospiro completamente travolta da queste bellissime parole e immagino Meredith leggerle con le guance tinte di rosso mentre rigirava sotto il naso, la rosa che lui le aveva regalato, ricordando tutto quello che avevano vissuto. Il respiro calmo di Eliot mi fa sorridere, ormai è andato a trovare la sua padrona nei suoi sogni. Continuo a leggere i mesi successivi e arrivo a una lettera che subito riconosco essere di Meredith, già dall'eleganza con la quale sono scritti i numeri. Apro la busta e mi sorprendo nel trovare solo una foto di una Meredith che aveva circa ventidue anni e un uomo che la sta abbracciando, ma del quale non si riesce a vedere la faccia, nascosta nell'incavo del collo di Meredith che sorride spensierata, ma del quale si può vedere il colore dei capelli: neri. Era bellissima anche all'ora. Rigiro la foto tra le mani e leggo la frase scritta sul retro di essa «Al mio amato Beckham, non riesco ancora a chiamarti per nome, perché il solo pronunciarlo nella mia testa mi fa innamorare sempre di più e fa aumentare dentro di me il desiderio di vederti, cosa che ora non posso fare perché sei lontano da me.» Sorrido nel vedere così tanto amore in queste righe e non riesco, stranamente, a immaginare quanto possa essere vivere un amore che ti faccia battere il cuore all'impazzata, che ti regala sorrisi che scaldano l'anima, e occhi che ti guardano curando tutte le tue ferite.

Continuo ad andare avanti con le lettere fino ad arrivare all'ultima dell'anno 1983. Questa è una lettera di Beckham «Cara Meredith quest'oggi, festeggiamo anche se a distanza, due anni in cui a vicenda ci regaliamo l'amore, il regalo più bello che io potessi ricevere. Un regalo che insieme a te sto coltivando giorno dopo giorno, come se stessi curando un albero di mele. Le mele, il frutto del peccato originale, ma il frutto che ci ha fatto conoscere. Eravamo a una festa a casa di amici, che si divertivano a giocare al gioco delle mele. Quando fu il tuo turno, diventassi rossa come il frutto stesso e quando indicarono me come partner, tu iniziasti a scuotere la testa da destra a sinistra, rifiutandomi e scappando successivamente dalla sala. I miei occhi seguirono la tua figura e ti raggiungi all'esterno dove intrecciai i miei occhi ai tuoi, e da lì capì che saresti dovuta essere la donna della mia vita. Un colpo di fulmine, ma Parigi regalava amore in ogni angolo di esso. Ti chiesi di venire con me e ti portai in un negozio, nel quale comprai una piccola ampolla in vetro con il tappo in sughero, dal quale pendeva un piccolo ciondolo raffigurante la Torre Eiffel e all'interno c'erano due piccole pergamene arrotolate. Afferrai una penna dalla tasca interna della mia giacca e su esse scrivemmo entrambi un nostro desiderio, ricordo ancora che dopo che tu hai scritto il tuo desiderio, mi hai guardato intensamente con i tuoi magnifici occhi e poi sorriso timidamente. Poi ti regalai l'ampolla senza sapere il tuo desiderio, ma tu eri a conoscenza del mio. Spero tu conservi ancora il ricordo dell'inizio di tutto. Sono sempre più consapevole che sei la donna della mia vita, tuo per sempre Beckham.» Mi sporgo in avanti nella scatola e afferro l'ampolla di vetro citata nella lettera, rigirandola tra le mani. Sorrido incantata con la testa inclinata, è rimasta completamente uguale alla descrizione, si sono leggermente, ma molto meno delle lettere, ingiallite le due pergamene. Apro l'ampolla e delicatamente sfioro con i polpastrelli il piccolo pendente. Dopo aver trascorso dei secondi a osservare la piccola riproduzione della Torre Eiffel, apro le pergamene riconoscendo ormai a chi appartengono le scritture. La prima pergamena che apro è quella di Beckham «Vorrei che la donna accanto a me diventasse la donna della mia vita.» sorrido emozionata, come se tutto questo stesse capitando a me. Nella lettera ha detto la pura verità, si era innamorato di Meredith dal primo sguardo. Immergendomi in questa piccola avventura che Meredith mi ha regalato, confermo ancora di più, quello in cui ho sempre creduto: gli amori di tanti anni fa sono un qualcosa d'indescrivibile. Sono passione. Sentimento. Struggimento. Sogni. Ma soprattutto veritieri come pochi ai giorni d'oggi. Arrotolo nuovamente la pergamena e prendo quella di Meredith, curiosa di scoprire le sue sensazioni tramite una frase «Vorrei essere l'amore per la vita di una persona che mi sappia amare.» Il sorriso sul mio volto cresce sempre di più ed è bellissimo vedere come lei abbia conservato tutto e come in ogni lettera non smettevano di ricordare gli istanti più belli trascorsi insieme.


» Il sorriso sul mio volto cresce sempre di più ed è bellissimo vedere come lei abbia conservato tutto e come in ogni lettera non smettevano di ricordare gli istanti più belli trascorsi insieme

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