3. Per il mio amato

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Qualcosa di morbido inizia a muovere la mia mano, facendomi sobbalzare «Eliot!» Urlo completamente spaventata, prima di osservare la stanza circostanze. Mi sono addormentata in camera di Meredith nella stessa posizione in cui mi ero seduta all'inizio, pronta ad aprire la scatola. «Vuoi fare colazione vero?» In risposta abbaia facendomi alzare dolorante per la posizione scomoda in cui ho dormito per raggiungere la cucina e dargli da mangiare mentre io bevo un bicchiere d'acqua a causa della gola secca «Piccola peste io adesso vado a fare una doccia, tu aspettami qui!» Sentenzio e mi reco in camera per prendere un completo intimo e un vestito floreale con base rossa. Adoro indossare questi abiti stile vintage o country e me ne innamorai di tutti appena li vidi nell'armadio di Meredith, che prontamente me lo fece trovare nel mio armadio, poiché non erano più della sua taglia. Entro in bagno e aspetto giusto qualche minuto mentre inizio a privarmi dei miei vestiti, prima di gettarmi sotto il getto d'acqua calda. Trascorsi minuti interminabili in cui oltre a insaponarmi il corpo inizio a pensare a come saranno le ultime lettere, poiché ne mancano davvero poche, ma credo che siano le più importanti e determinanti della storia di Meredith e Beckham, che sono sempre più curiosa di scoprire chi sia, ma inizio a sospettare qualcosa. Perché Meredith nella lettera per me mi avrebbe detto di scegliere cosa farne della scatola? C'è qualche modo per rintracciare il Beckham? Tante domande, tanti dubbi e troppa curiosità. Eliot prende a abbaiare al di fuori della porta, così mi decido ad uscire da essa e dopo essermi asciugata e vestita velocemente, esco dal bagno. «Cosa succede? Hai finito di mangiare?» A ogni mia domanda gira sempre di più la testa, tanto che inizio a pensare la possa girare a trecentosessanta gradi. Vado in cucina e dalla credenza afferro qualche stuzzichino, come caramelle e cioccolatini «Sei pronto a trasferirti di nuovo a Parigi con la mente? Però si di più compagnia, ieri sera sei crollato come un ghiro!» Scuoto la testa e sono sempre più convinta, che anche se non mi risponde, mi ascolta più di quanto abbiano fatto le persone in passato, soprattutto quelle persone che vengono chiamate "amici" e con le quali è bello condividere momenti di gioia, ma soprattutto trovare conforto nei momenti di tristezza, agonia, malessere. Invece in quelle circostanze ti restano solo un paio di amici, quando in realtà molti di più volevano essere chiamati in quel nome. Ma come ogni altra cosa, per essere definito in quel posto, devi mostrarti tale. Eliot mi segue nuovamente verso la camera della padrona, ma i miei occhi si soffermano sull'orologio affisso sopra il camino «Eliot, ma era ora di pranzo?» Sbatto le palpebre frastornata. Avrò fatto sicuramente tardi e di conseguenza mi sono svegliata tardi. Arriviamo in camera di Meredith e ci posizioniamo nello stesso posto della sera precedente e mentre mangio i cioccolatini, leggo le lettere dell'anno successive. Lettere piene d'amore, di promesse, di significati profondi. Lettere colme di paure, sogni e progetti futuri. Progetti di una vita intera insieme.

Arrivo alla lettera del 25 Gennaio 1985, che sembra essere molto più doppia. La apro e da essa esce un'ecografia che mi fa sorridere e riprendere a tremare le mani per l'emozione. Prendo il foglio dietro di essa, che sicuramente sarà una lettera di Meredith e stranamente una sensazione negativa inizia ad alleggerire dentro di me «Al mio caro Beckham, non credo servano parole, l'immagine parla da sola. Sono incinta, sarà un bambino, avremo il nostro angelo quello che per anni abbiamo raccontato, attraverso le lettere, di voler avere. Mancano quattro mesi e insieme potremmo avere quella famiglia che con il tempo ho iniziato a sognare di avere con te. Conservo ancora l'ampolla di vetro con i nostri desideri, e il mio era quello di: voler essere l'amore di una vita di una persona che mi sappia amare. E io ho trovato qualcuno che mi ami e che ha espresso il desiderio di avermi come donna della sua vita. Scusami se ho colto questa occasione di questa notizia, per me bellissima, per ricordarti i nostri desideri, prima che tutto iniziasse. Attendo tue risposte. Per sempre la donna della tua vita.» Una lettera breve rispetto a quelle passate, ma con tanto significato. Immediatamente, dopo aver rimesso tutto nell'apposita busta, prendo un'altra lettera, sempre scritta da Meredith. «Sono passati esattamente trenta giorni e non ho ricevuto alcuna risposta. Sono stata costretta a lasciare la casa in cui abitavo, ma ne ho trovata un'altra, è molto bella. Ha due camere da letto, una cucina, un ampio soggiorno, due bagni e un ufficio nel quale tu potrai lavorare. Quando ho accettato la proposta, il proprietario mi ha anche consegnato tre chiavi e io immediatamente, ho pensato che un giorno sarebbe stata una mia, una tua e una del nostro bambino che diventava grande. Manca sempre meno alla sua nascita, scalcia, ma mi fa sentire quasi completa, manchi solo tu. Noi siamo qui, nella città dell'amore ad aspettarti per darti tutto l'amore di questo mondo. Tuoi per sempre, la tua nuova famiglia.» Pian piano gli occhi iniziano a velarsi di lacrime, mentre continuo a mangiare, questa volta le caramelle poiché ho terminato l'intera scatola di cioccolatini, spero solo che dopo non venga una brutta digestione. Perché Beckham non ha mai risposto a queste lettere. Prendo l'altra lettera e velocemente osservo tutte le righe «Oggi, in ospedale ho incontrato i tuoi genitori. Mi hanno guardato dalla testa ai piedi completamente disgustati. Vorrei solo capire il perché. Perché sono orfana? Perché non sono alla vostra altezza economicamente? Cosa? Ti prego, rispondimi alle lettere. Stai bene? Hai smesso di amarmi? Mi manchi, mi manca sentirti, mi manca leggerti, mi mancano i tuoi occhi. Mi manchi amore mio. Qualsiasi cosa sia successa, anche se hai smesso di amarmi, io non lo farò mai. Ho promesso a me stessa che nella vita mi sarei innamorata perdutamente solo due volte: prima del mio fidanzato e poi di mio figlio, quello che solo con il mio primo vero amore avrei fatto. Mancano due mesi, noi siamo sempre qui. Siamo in quella che potrà essere casa nostra se tu lo vorrai. Ti aspetteremo per sempre, ma non tardare troppo, perché il cuore inizia a non sopportare tutto questo dolore causato dalla tua assenza.» Erano lettere molto brevi, ma in cui si poteva leggere e percepire tutta la sofferenza di Meredith in quelle richieste struggenti. Anche solo sapere se stava bene, era una richiesta fatta sicuramente con l'angoscia che le logorava l'anima. Afferro l'ultima lettera maggio 1985 «Solo ora riesco a trovare la forza per scriverti di nuovo. Poche settimane fa, ho dato alla luce l'angelo più bello al mondo. Ho dato alla luce il nostro angelo. Aveva gli occhi azzurri come i miei e i capelli neri come la pece, identici ai tuoi. L'ho stretto fra le mie braccia, ancora sporco di sangue, avvolto da una piccola tovaglia. Ricordo le contrazioni, i dolori, tutto ma sentire il suo pianto è stata la cosa più bella dopo la tua voce che diceva di amarmi. Mi sono innamorata per la seconda volta, come avevo ripromesso a me stessa, ma anche quest'amore mi è stato strappato via. La mattina dopo la notte che l'ho dato alla luce, e che ho sussurrato all'infermiera di volerlo chiamare Nolan, mi hanno comunicato che non era riuscito a superare la notte. Il mio cuore non batteva più, i polmoni avevano smesso di funzionare, così fino a oggi. Ho da poco incontrato i tuoi genitori mentre andavo a comprare qualcosa da mangiare. Gli ho comunicato la notizia, e loro si sono limitati a dire solo che non era un loro problema, perché lui non era tuo figlio. Ho chiesto di te e mi hanno detto che stavi bene, che ti eri ferito ma che ora stai bene ed eri felice, finalmente, con una donna del tuo calibro. Quindi, questa sarà l'ultima lettera che ti manderò. Quel bambino ero il tuo, e tu lo sai. Spero tu stia bene e non credo che potrò smettere mai di amarti, ma posso convivere con questo dolore, solo andando via da tutto quello che mi ricorda di noi. Addio amore della mia vita.» Ormai le lacrime non smettono di fuoriuscire dai miei occhi e creare dei sentieri tutti loro sul mio volto, fino al collo. Un singhiozzo lascia le mie labbra e dopo aver piegato la lettera dalla scatola estraggo l'oggetto che si trova più avanti di tutti ovvero una sacchettino marrone, dal quale estraggo tre chiavi e un piccolo foglio piegato in più parti «Queste chiavi, qualcuno penserà che apriranno qualcosa, e avranno anche ragione, ma purtroppo non è stato così, queste erano le chiavi di quella che doveva essere la nostra casa, una per me, una per te amore della mia vita e una per la nostra ragione di vita, il nostro piccolo angelo! Non è stato così perché la vita ha deciso di remare contro il nostro amore, o meglio alcuni elementi che facevano parte della nostra vita.» Sospiro e rilascio cadere le chiavi nel loro sacchetto, così come anche il foglio dopo averlo ripiegato. Altre mille domande che iniziano ad accumularsi nella mia testa. Quanto vorrei conoscere Beckham. Continuo ad analizzare gli ultimi due oggetti: una piccola scatola e una piccola agenda.  Appena la apro noto un altro foglio piegato in più parti. Apro il foglio, scoprendo cose che non mi sarei aspettata, e inizio a leggere attentamente ciò che c'è scritto: «Scrivo questa lettera con le mani che mi tremano, più di ogni altra volta in cui io ti abbia scritto una lettera. Sono passati ventidue anni dall'ultima volta che ti ho scritto. Ti ho scritto lettere che la tua famiglia, mi ha fatto trovare fuori la porta di casa. Lettere che a oggi penso che non ti siano mai arrivate, soprattutto le ultime, quelle in cui ti raccontavo la cosa più bella che ci potesse succedere. Sono passati anni, giorni, istanti in cui io non avrei mai sognato di poterti incontrare di nuovo, distanti da quella che era stata la nostra città, e sentirmi nuovamente viva. Ventidue anni fa a separarci è stata la tua famiglia oggi a separarci è la malattia che ho scoperto di avere, e che non so quanto di vita mi lasci. Esattamente trent'anni fa, tu non volevi che io restassi ad aspettarti, era troppo pericoloso quello che stavi per fare, oggi sono io a dirti di non aspettare me. Che a te potesse succedere qualcosa era una probabilità che io morirò nel giro di anni, se non prima è una certezza. Amore mio, ti ho sempre amato e non ho mai smesso. Poco prima che io e te ci vedevamo di nuovo, ho ricevuto una lettera da tua mamma, la quale mi chiedeva perdono e mi comunicava che nostro figlio, non è mai morto. Nostro figlio è vivo e gli hanno lasciato il nome che io gli ho attribuito appena nato. Il nostro piccolo angelo Nolan ora ha ventidue anni e io sto facendo il possibile per cercarlo. Caro mio Beckham... da quanto tempo non ti chiamavo così, se nostro figlio arriverà qui, amalo come hai amato me e non permettere a nessuno di permetterti di fare il contrario. Il nostro amore è stato bello, doloroso, ma estremamente bello e non mi pentirò mai di quando il mio amore per te sia stato viscerale. Spero di poter vivere questi ultimi anni della mia vita con te, accanto, ma non come vorresti tu. In questa lettera ti dirò di leggere le ultime lettere che ti ho scritto; ti dirò che anche se non mi farò amare come tu vorresti in questi anni, è solo perché non potrei sopportare di dirti nuovamente addio, questa volta definitivamente; ti dirò che non ti ho detto sin da subito, che quel bambino di cui ti ho parlato, era nostro, perché so quanto tu avresti voluto creare la famiglia che ci è stata tolta e io ero troppo debole per vedervi insieme e non poter vivere quello che per anni, struggendomi l'anima, ho pregato di poter vivere. Sappi che io ho mantenuto la mia promessa, sei stato tu e continuerai a essere tu, anche dopo la mia morte, l'uomo che ha reso migliore la mia vita. L'uomo che mi ha dato i miei giorni migliori, si io ricorderò solo quelli. A un determinato punto della propria vita, il passato va messo in enormi scatole e nascoste nel fondo dell'armadio e ogni tanto, rispolverare i ricordi, sia i belli che i brutti, ma continuando a ricordare maggiormente quelli belli. I ricordi brutti ti cambiano e ti fortificano, ma i ricordi belli ti fanno continuare a vivere e ora so che un domani, li avrò condivisi con te e questo mi farà lasciare definitivamente il passato alle spalle. Non c'è cosa migliore di condividere il bello ma soprattutto il brutto del passato, con la persona amata, per poterlo lasciar volare via, come una piuma che vola nell'aria.» Con le lacrime che ormai sembrano essere interminabili continuo a leggere la lettera, che pian piano è scritta con una mano sempre più tremante, segno che iniziava a stare sempre più male e il corpo era stanco «Presto diventerò davvero una piuma, volerò verso il cielo ma vivrò per sempre negli occhi di tuoi figlio, nel tuo amore, nei sorrisi che ho cercato di ridare alla piccola Mirea che da qualche mese è entrata a far parte della mia vita e nello scodinzolare e rincorrere le farfalle di Eliot. Io starò con voi. Voglio lasciarti in questa scatola di ricordi, una cosa per me molto importante. Poco prima di rivederti, conobbi una donna che creava dei pendenti, i quali avevano un significato specifico e che io ho voluto rendere in qualche modo più mio. Questa donna mi ha dato un nastro con alcuni pendenti, nell'agenda ci sono scritti i loro significati e i miei auguri per quella che è o sarà, la fidanzata di nostro figlio. Amore mio, tu accetterai quella ragazza se rende felice tuo figlio, anche se a te non piace! In poche parole, ti chiedo di darle questa scatola e agenda, non ho nessun anello di fidanzamento da tramandare di generazione in generazione, ma voglio che lei abbia questi miei auguri. Per l'ultima volta ti sto per salutare, e questa volta sarà un per sempre più grande. Per sempre tua. Per sempre il tuo amore. Per sempre la donna della tua vita. Per sempre la madre di tuo figlio. Per sempre la tua piuma che ora vola nell'aria, giocando con le farfalle. Ovunque io sia, ti amerò e ti aspetterò.» Con la vista annebbiata dalle lacrime, cerco di guardare ciò che c'è scritto nell'angolo in basso a destra, solo che ormai, la calligrafia di Meredith e diventata quasi del tutto illeggibile. E solo ora ricordo che lei, la sera prima di andare via, mi ha chiesto aiuto per alzarsi dal letto e avvicinarsi all'armadio, poi mi ha chiesto di uscire e dopo qualche minuto, mi ha chiesto di nuovo aiuto per stendersi a letto.  «Per il mio amato George Beckham, finalmente dire il tuo nome non mi crea tanto imbarazzo ma solo felicità.» Gli occhi mi si spalancano alla vista di quel nome e tante supposizioni, si fanno spazio dentro la mia testa. «Io e te, nei prossimi giorni, indagheremo o andremo alla ricerca di Beckham!» Sorrido a Eliot.



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